Maria e la strage degli innocenti, in fuga, rifugiata, come le madri di Gaza. Maria protegge, abbraccia e sfama. Maria, sii dattero di salvezza per ogni bambino di Gaza

Mamma, penso mi stia andando via il latte, la bambina piange e credo non le basti più il mio” – al telefono, pochi giorni fa, mia figlia preoccupata mi condivide le sue ansie di neo mamma. E così, bilancia elettronica, biberon e tettarelle, pediatra, latte artificiale, quale marca, bio o con formula anticoliche, in polvere o liquido, farmacia…

Io faccio la parte della nonna rasserenante, ma mi perdo in questa giungla sempre più complicata e sofisticata in cui i neo genitori devono oggi riuscire ad orientarsi senza perdersi. Provo sempre a semplificare, essere pratica ed essenziale, ma non è per niente facile…

E poi, nelle stesse ore arrivano le storie da Gaza…

Quelle delle madri e dei loro bambini.

Che non parlano di ansia, ma di disperazione e lotta per la sopravvivenza.

Oggi c’è Sabine ed il suo piccino: ha partorito durante la guerra, stesso tempo di mia figlia.

È seduta per terra, qualche bottiglia d’acqua a fianco, un rotolo di carta igienica…

È sfollata a sud, ha abbandonato la sua casa ed ora è rifugiata in una scuola. Manca tutto, proprio tutto per mantenersi in vita, lei ed il suo bambino. Due occhi profondissimi, più neri del suo abaya e niqab, gridano da dietro e da dentro una tragedia immensa, uno smarrimento senza fine.

La sua voce mi colpisce.

È sicura e disperata insieme.

Forte, giovane, tenace, ma le parole che ci arrivano nella traduzione, sono durissime e raggelano ogni coscienza.

Non piange. Forse ha smesso di farlo, perchè sa che anche le lacrime sono preziose.

Denuncia.

Domanda a Dio…

La raffronto con la voce della telefonata con mia figlia e mi si tormenta il cuore.

Ho letto che le madri a Gaza, quelle che potrebbero allattare, hanno perso il loro latte a causa di traumi e denutrizione e che vedono morire i loro piccini di stenti e malattie, oltre che a causa dei bombardamenti.

Troppe madri, troppi bambini.

Sole, senza i loro uomini a poterle proteggere.

Neonati in braccio, senza né culle, né giacigli, nutriti a volte solo con un dattero, avvolto in una pezzetta di stoffa, come se fosse un ciuccio. Poche gocce, succo dolce, potente nutriente che le donne arabe conoscono bene.

Tamar, il dattero in ebraico, forse il frutto più antico dell’umanità.

Sulla strada tra Gerusalemme e Betlemme ci sono i resti di una antica chiesa bizantina, la chiesa del Kathisma, del “riposo di Maria”.

Al centro della pianta ottagonale c’è una grande pietra sporgente, quella dove la tradizione narra che Maria incinta chiese di fermarsi all’ombra di una palma desiderando di mangiarne i frutti ed un meraviglioso mosaico, ben conservato, raffigura una palma carica di datteri.

Lo stesso luogo, citato sia nel protovangelo di Matteo che anche in una sura del Corano, fu scelto dalla famiglia di Gesù durante la fuga in Egitto. Qui, Maria chiese dei datteri a Giuseppe, ma questi rispose nello sconforto di non riuscire a raccoglierli, vista l’altezza dell’albero. Fu proprio Gesù Bambino che disse alla palma di abbassare i suoi rami e questa, per miracolo, si piegò su Maria.

Maria in fuga, Maria come le madri di Gaza.

Maria come Sabine.

Maria, rifugiata.

Maria e la strage degli innocenti.

Maria che protegge, chiede, prende l’iniziativa, non si arrende, parte, cammina, abbraccia e sfama.

Maria e i datteri.

Maria, madre di tutti gli uomini, madre di tutte le madri, oggi ti chiedo perdono per quello che da qui non riesco a fare, per lamentarmi, per preoccuparmi del superfluo.

Maria, sii dattero di salvezza per ogni bambino di Gaza.

vinonuovo.it

Una nuova strage si è consumata a Gaza nel 145esimo giorno di guerra, ma le versioni di Hamas e di Israele divergono

UCCISI MENTRE ERANO IN ATTESA DEGLI AIUTI, STRAGE A GAZA © ANSA/AFP

La fazione islamica ha denunciato l’uccisione nel nord della Striscia di 112 palestinesi – e il ferimento di altri 760 – contro cui l’esercito israeliano avrebbe sparato mentre si trovavano “in fila per ricevere gli aiuti umanitari”. Un’accusa che l’Idf ha respinto con forza parlando di due distinti episodi, avvenuti a centinaia di metri l’uno dall’altro, nel primo dei quali “la calca provocata dalla folla ha causato la maggior parte dei morti”.

Niente accordo per oggi al Consiglio di Sicurezza Onu su una bozza di dichiarazione riguardo quanto avvenuto a Gaza. Lo fanno sapere all’ANSA fonti diplomatiche del Palazzo di Vetro a margine della riunione a porte chiuse dei Quindici. La bozza al vaglio esprimeva “profonda preoccupazione per le notizie secondo cui oltre 100 persone hanno perso la vita dopo che le forze israeliane hanno aperto il fuoco mentre la folla aspettava aiuti alimentari a sud-ovest della città di Gaza”, e sottolineava “la necessità di adottare tutte le misure necessarie per proteggere i civili e le infrastrutture civili”.

Successivamente, il presidente Joe Biden ha detto che il suo governo sta esaminando le varie versioni “contraddittorie” sulla sparatoria. A chi gli chiedeva se si aspettasse un cessate il fuoco per lunedì, Biden ha risposto: “La speranza è l’ultima morire” ma è “probabile che non ci sarà” per lunedì. Interrogato sugli spari a Gaza sulla folla, il presidente si è detto consapevole che l’incidente potrebbe avere effetti sulle trattative per il rilascio degli ostaggi e ha precisato che gli Stati Uniti stanno esaminando le “versioni contradditorie” sull’accaduto.

Il portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller. ha detto da parte sua che gli Stati Uniti chiedono “risposte” a Israele su quanto accaduto a Gaza, sottolineando che stanno cercando di ottenere informazioni e monitorano l’indagine di Israele sull’incidente. Miller ha sottolineato che il governo considera che la situazione nella Striscia è “disperata” e chiedono a Israele di “proteggere” la distribuzione di aiuti.

Interrogato sul commento del segretario alla Difesa, Lloyd Austin, secondo il quale dall’inizio della guerra sono morti 25.000 fra donne e bambini a Gaza, il portavoce ha detto che “qualsiasi sia il numero dei civili morti è troppo alto”. Miller non ha fornito nessuna altra stime di vittime civili e ha rimandato per chiarimenti al ministero della Difesa. Il Pentagono ha spiegato che il numero offerto da Austin si basava sulle stime del ministero della Sanità controllato da Hamas

Hamas ha avvertito che gli spari di oggi a Gaza potrebbero portare al fallimento dei colloqui per la tregua e per la liberazione degli ostaggi. “I negoziati condotti dalla leadership del movimento non sono un processo aperto a scapito del sangue del nostro popolo”, si legge in un comunicato del gruppo islamista, nel quale di afferma che Israele sarebbe responsabile di qualsiasi fallimento dei colloqui. Hamas ha anche precisato che il bilancio di vittime potrebbero aumentare ancora, in quanto molti corpi devono ancora essere recuperati.

Da parte sua, l’ufficio di Abu Mazen, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp)  ha definito l’episodio “uno spregevole massacro compiuto dall’esercito di occupazione israeliano, di cui ha la piena responsabilità il governo di occupazione”. Gli ha fatto eco il governo egiziano, che in una nota del ministero degli Esteri “condanna fermamente l’attacco disumano di Israele contro civili palestinesi inermi che stavano aspettando l’arrivo di camion di aiuti umanitari a nord della Striscia di Gaza, e che ha portato a un gran numero di vittime e feriti”

L’attacco, prosegue la nota, rappresenta “una palese violazione delle disposizioni del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale, oltre che un disprezzo totale del valore della persona umana”.

In Italia, presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha diffuso una nota in cui scrive: “Ho appreso con profondo sgomento e preoccupazione la drammatica notizia di quanto accaduto oggi a Gaza. È urgente che Israele accerti la dinamica dei fatti e le relative responsabilità. Le nuove e numerose vittime civili impongono di intensificare immediatamente gli sforzi sui negoziati in atto per creare le condizioni per un cessate il fuoco e per la liberazione degli ostaggi”.

E il vicepremier e ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha scritto su X che “le tragiche morti a Gaza richiedono un immediato cessate il fuoco per favorire più aiuti umanitari, la liberazione degli ostaggi e la protezione dei civili. Chiediamo con forza ad Israele di tutelare la popolazione a Gaza e di accertare, con rigore, fatti e responsabilità”.

D’altra parte, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha “condannato” la strage a Gaza aiuti, e ribadito il suo “appello per un cessate il fuoco umanitario immediato e il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi”. Lo ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro, Stephane Dujarric,. Guterres chiede ancora una volta “misure urgenti affinché gli aiuti umanitari possano arrivare dentro e attraverso Gaza a tutti coloro che ne hanno bisogno”. Il segretario generale è “sconvolto dal tragico bilancio umano del conflitto a Gaza”.  Il segretario Onu ha poi sottolineato che “i civili disperati di Gaza hanno bisogno di aiuto urgente, compresi quelli del nord assediato dove le Nazioni Unite non sono state in grado di fornire aiuti per più di una settimana”

Israele, ‘La folla ha saccheggiato gli aiuti, era una minaccia
Secondo il portavoce militare israeliano, i soldati hanno aperto il fuoco dopo che “durante l’ingresso dei camion degli aiuti nel nord di Gaza, residenti hanno circondato i camion”, di cui gli israeliani assicuravano il transito, e “hanno saccheggiato le forniture”.

“Nell’incidente – ha sottolineato – dozzine di persone sono state calpestate nella calca”. Fonti militari riferiscono che i soldati “hanno sparato contro chi aveva accerchiato i camion” e che la folla “si è accalcata in maniera da porre una minaccia per le truppe”.

Secondo Israele i soldati non sono responsabili della maggior parte delle vittime registrate oggi a Gaza. Lo ha detto il portavoce militare Peter Lerner, spiegando che si sono verificati due incidenti separati, centinaia di metri uno dall’altro. “Alle 4 di mattina un convoglio di 30 camion di aiuti ha superato il check-point dell’esercito nel Wadi Gaza ed in seguito è stato circondato da migliaia di persone. La folla è finita fuori controllo e decine di persone sono rimaste ferite o uccise nella calca, altre sono state travolte dai camion”. I soldati hanno aperto il fuoco solo nel secondo episodio, “sentendosi minacciati da decine di civili”

Inoltre, l’esercito israeliano ha diffuso un video di sorveglianza aerea sull’incidente. Secondo i militari israeliani “il video mostra quante persone hanno circondato i camion e, di conseguenza, dozzine sono state uccise e ferite per aver spintonato, calpestato e sono state investite dai camion”. L’esercito ha detto che continuerà l’assistenza nella trasferta degli aiuti umanitari.

Lerner ha affermato che questi incidenti si sono verificati malgrado gli sforzi intrapresi da Israele, anche nei giorni scorsi ”con centinaia di camion”, per facilitare la consegna di aiuti umanitari nel nord della Striscia di Gaza.

Il convoglio in questione era transitato dal valico israeliano di Kerem Shalom, era risalito verso nord lungo la strada costiera di Gaza e ”l’ultimo dei camion aveva superato” il posto di blocco dell’esercito (fra il settore sud e quello nord di Gaza) quando, a diverse centinaia di metri, si è creata la calca in cui numerose persone hanno perso la vita. L’ufficiale ha aggiunto che otto camion di quel convoglio sono egualmente riusciti a procedere verso nord, ”ma si sono trovati esposti al fuoco di persone di Gaza, sono stati saccheggiati e danneggiati”.

Il secondo incidente, secondo Lerner, è stato ”molto più limitato”. Dopo che il convoglio era transitato, decine di persone si sono radunate attorno alla postazione dell’esercito. ”Essendo zona di guerra, i militari hanno sparato colpi di avvertimento in aria e poi in direzione di chi rifiutava di allontanarsi”. ”L’esercito sta continuando ad investigare questi incidenti”, ha concluso l’ufficiale.

Ansa

BIBBIA E LITURGIA La Via Crucis della guerra a Gaza

Ufficio Liturgico Archivi - Diocesi di Aversa

Me ne occupo da quasi trent’anni. Ma faccio molta fatica a scrivere su questa guerra di Gaza. È un’immensa tragedia, che oltre a morte e distruzione sta lasciando cicatrici profonde in entrambi i popoli. Per questo, all’inizio della Quaresima, voglio provare a guardarla non con la bilancia dei torti e delle ragioni, non con il registro delle analisi geopolitiche. Ma con il cuore aperto di Gesù, che anche nel momento della Passione ha trasformato la sua angoscia in preghiera. Nell’attesa di un’alba di Resurrezione, anche per questa terra ferita.

 

PRIMA STAZIONE
CON SPADE E BASTONI UNA FOLLA CONDUCE VIA GESU’

Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo

Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

Dal Vangelo secondo Matteo
Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei dodici, e insieme a lui una gran folla con spade e bastoni, da parte dei capi dei sacerdoti e degli anziani del popolo. Colui che lo tradiva, aveva dato loro un segnale, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; prendetelo». E in quell’istante, avvicinatosi a Gesù, gli disse: «Ti saluto, Rabbì!» e lo baciò. Ma Gesù gli disse: «Amico, che cosa sei venuto a fare?» Allora, avvicinatisi, gli misero le mani addosso e lo presero.

Una folla intera che irrompe all’improvviso. Armata, gridando frasi irripetibili per incutere paura. Oltre che per uccidere, violentare, rapire. All’alba del 7 ottobre – nei kibbutz intorno alla Striscia di Gaza – è incominciata così questa nuova dolorosissima pagina del conflitto nella terra che, di questi tempi, non osiamo nemmeno più chiamare santa. Con un odio barbaro, alimentato da baci avvelenati di potenze più o meno grandi. E dal tradimento di tutti noi, che sapevamo benissimo che un giorno sarebbe successo, eppure abbiamo preferito guardare altrove. Perché «se due popoli di fanatici non sanno mettersi d’accordo, che cosa possiamo farci?». L’odio, dunque, è tornato a uccidere il 7 ottobre. E continua a farlo da più di 130 giorni. Portando via ostaggi, bambini innocenti, coscienze, convenzioni internazionali…

Signore, perdona
i nostri occhi
che non vogliono più guardare.
Troppo grandi
sono l’orrore
e la devastazione.
Sostieni chi è prigioniero,
proteggi chi è indifeso,
illumina la mente
e riscalda il cuore
di chi può far finire
questa follia.

Padre Nostro…

 

SECONDA STAZIONE
GESU’ CADE SOTTO IL PESO DELLA CROCE       

Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo

Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

Dal Vangelo secondo Matteo
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».      

Siamo abituati a immaginare la Via Crucis come una salita. Ma ci sono anche i Calvari che ti fanno scendere giù negli abissi. In queste settimane c’è chi cade sotto il peso della croce mentre è costretto dai suoi carcerieri a spostarsi da un tunnel all’altro, nel sottosuolo della Striscia. C’è chi cade dentro i crateri provocati dalle esplosioni di migliaia di bombe sganciate su Gaza. C’è chi cade stremato dalla fatica e dalla fame, mentre gira in tondo cercando un rifugio prima della battaglia “definitiva” annunciata dai notiziari trasformati in armi di propaganda. Nulla sta più in piedi. Ce lo mostrano impietose le immagini che arrivano dalla Striscia. Ma non ci sono solo le macerie fisiche: anche chi in Israele e Palestina durante tutti questi anni ha creduto in una pace possibile – e con coraggio si è rimboccato le maniche per costruirla – oggi mastica il sapore amaro della polvere. Per terra, non si accontenta più di parole vuote o sogni impossibili.

Signore, la guerra
fa cadere tante speranze.
Siamo tentati
di cedere anche noi
ai cattivi maestri
che ci ripetono che
la pace è solo un’utopia.
Rialzaci, Signore.
Insegnaci a fare come te,
che non hai abbandonato
la strada della croce.
Per tornare a piegarci
davvero sulle piaghe
di questo mondo ferito.

Padre Nostro…

 

TERZA STAZIONE
SUA MADRE ACCANTO A GESU’ NELL’ORA DELLA PASSIONE

Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo

Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

Dal libro del profeta Geremia
Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più.

Non si rassegnano le madri in questa guerra. Quelle israeliane che da settimane bussano a ogni porta, manifestano in ogni piazza, implorano ogni aiuto perché non si può certo abbandonare un figlio portato via. Quelle che hanno il coraggio di ripetere che ci deve essere una soluzione e non si lasciano consolare da chi vorrebbe che stessero zitte per “lasciar lavorare” chi sa fare la guerra. Ma queste donne sono anche le prime a capire il dolore delle altre madri, quelle palestinesi che stanno dall’altra parte, spesso con un figlio già morto deposto nel loro grembo. Raccontando la strage degli innocenti – duemila anni fa – l’evangelista Matteo pensava a Rachele, la matriarca morta partorendo Beniamino che il profeta Geremia immaginava piangere a Rama, cioè nel posto dove venivano radunati i deportati per essere condotti a Babilonia. Un’immagine potentissima delle sofferenze del popolo ebraico lungo tutta la sua storia. Ma associata a un luogo che oggi sta in Palestina, dall’altra parte del grande muro di cemento. Un pianto che unisce le madri. Loro che non si rassegnano.

Madre, Tu lo sai
che cosa vuol dire
seguire un figlio
nel suo Calvario.
Intercedi per queste
donne coraggiose.
Asciuga le loro lacrime,
rendile forti nella prova.
Perché possano continuare
a ricordarci
che rimanere umani
è il solo scudo
in grado di difenderci davvero.

Padre Nostro…

 

QUARTA STAZIONE
IL CIRENEO AIUTA GESU’ A PORTARE LA CROCE

Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo

Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

Dal Vangelo secondo Luca
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.

Aiutare qualcun altro a portare una croce è un gesto difficile, ma è anche l’unico in grado di scardinare davvero la logica della guerra. Non è un caso che nel racconto della Passione di Gesù per questo compito ci si rivolga a uno straniero: non ha nulla da perdere, può sporcarsi le mani, perché non ha una posizione da salvaguardare. Per questo riesce a vedere senza pregiudizi quell’uomo condannato da tutti, piegato ormai dalla fatica. E si mette dietro a Gesù, non davanti. Quanto è diverso questo atteggiamento rispetto a tante nostre manifestazioni di pretesa vicinanza che invece non fanno altro che complicare le cose. Scambiamo la solidarietà con un sostegno fideistico a una parte. Non ci lasciamo scalfire da alcuna domanda sulla sofferenza degli altri o sulle contraddizioni dei “nostri”. Abbiamo scelto un popolo (non importa quale) per cui fare il tifo; senza capire che qui hanno già perso tutti. E che proprio questo modo di porsi non fa altro che prolungare questo Calvario.

Signore, aiutaci a capire
che non la rabbia
ma solo l’amore
porta giustizia all’innocente.
Che non è gridando
o pretendendo
di far tacere gli altri
che si afferma la verità.
Ricordaci ancora
che i miti non sono gli sconfitti
ma quelli che erediteranno la terra.

Padre Nostro…

 

QUINTA STAZIONE
GESU’ TRA I DUE MALFATTORI

Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo

Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

Dal Vangelo secondo Luca
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori. Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l’altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».

In questa come in tutte le guerre i confini sono tremendamente chiari: noi siamo i giusti, loro sono i malfattori. Dobbiamo eliminarli tutti, metterli con le spalle a terra, in condizione di non nuocere. Altrimenti ci assaliranno di nuovo. Solo tu, Signore, hai accettato di finirci da innocente in mezzo ai malfattori. Ti sei lasciato mettere in croce tra i ladroni: sì, li abbiamo chiamati a lungo così, anche se i Vangeli non ci dicono nulla sulla loro colpa; magari anche le loro mani erano macchiate di sangue. «Ricordati di me quando sarai nel tuo regno». «Oggi sarai con me nel paradiso». È il messaggio più inaccettabile per gli uomini che si combattono: ammettere che la storia dei nostri popoli non si ripeterà sempre uguale. Riconoscere che anche “quelli là” sono persone e non animali. Ridare a chi sta dall’altra parte un volto. Perché persino il mio nemico, se gli tendessi la mano, forse potrebbe cambiare.

Signore, tu lo sai che il cuore
dell’uomo può cambiare.
Lo hai visto succedere
migliaia di volte
in chi ti ha incontrato davvero.
Aiuta anche noi a capirlo.
A cominciare dal nostro cuore.
Dacci occhi per vedere
che c’è del sangue
anche sulle nostre mani.
Per chiederti anche noi
di accoglierci con te
nel tuo regno
da peccatori perdonati.

Padre Nostro…

 

SESTA STAZIONE
GESU’ MUORE IN CROCE         

Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo

Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

Dal Vangelo secondo Luca
Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del Tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò.

Il testo più significativo in cui nella Bibbia si parla di Gaza è la morte di Sansone. Anche lui tradito da chi amava. Anche lui seviziato e umiliato, una volta svuotato della sua forza e fatto prigioniero in questa antichissima città. Fino all’epilogo tragico e insieme potente di tutta la vicenda: la casa gremita «di tremila persone tra uomini e donne», fatta crollare sopra di sé. Con la cruda annotazione del libro dei Giudici: «Furono più i morti che egli causò con la sua morte di quanti aveva ucciso in vita». Non sembra proprio cambiato nulla a Gaza. Sempre morte che semina altra morte. Ed è per questo, Signore, che in quest’ora così dolorosa guardiamo a Te. Alla tua morte che non uccide ma dona la vita.

Padre, nelle tue mani
consegniamo
le migliaia di morti
di questa orrenda
carneficina.
Accoglile nella tua pace.
E nel sangue redentore
del Tuo Figlio,
squarcia di nuovo
il velo che ci divide
tra di noi.

Padre Nostro…

 

SETTIMA STAZIONE
GESU’ E’ SIGILLATO NEL SEPOLCRO

Dal Vangelo secondo Matteo
Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima». Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie.

Persino i cimiteri possono diventare un presidio militare. Sta succedendo anche questo oggi a Gaza: i corpi ormai freddi dei “nostri” sono comunque più importanti dei “loro”. Del resto il sepolcro stesso di Gesù va sigillato per bene; non si può rischiare che tra tre giorni qualcuno si azzardi anche quest’anno a dire «Pace a voi». Ripenso al giorno in cui Giuseppe – con Maria di Nazareth e il suo Bambino appena nato – passarono proprio da qui. C’era un nuovo sogno che turbava quest’uomo giusto, mentre passando per Gaza usciva dalla sua Terra di Israele. «Perché in Egitto? – si domandava -. Perché l’angelo ci chiede di tornare proprio nel luogo in cui il mio popolo fu schiavo?». Alla fine la risposta, lui, l’aveva capita: con Erode e tutti i suoi eredi, la forza degli eserciti difende sé stessa e uccide i propri figli. Non si è liberi davvero, finché non si impara a riconoscersi fratelli.

Signore, non possiamo
lasciarti chiuso
dentro il sepolcro.
In mezzo a tutti questi morti
abbiamo bisogno più che mai
della tua Pasqua
di Resurrezione.
Rotola via le pesanti pietre
che ci tengono schiavi dell’egoismo,
delle ideologie,
della sete di potere
che genera ingiustizia.
Per lasciare fluire nuova la vita
a Gaza, in Israele
e in ogni altra terra sfregiata dalla guerra
nel mondo di oggi.

Padre Nostro…

Per i meriti della sua Passione e Croce il Signore ci benedica e ci custodisca

Amen

vinonuovo.it

Il parroco di Gaza: «Cessate il fuoco, subito!»

Il parroco di Gaza: «Cessate il fuoco, subito!»

ROMA-ADISTA. «Impegnatevi ovunque per un cessate il fuoco immediato e permanente a Gaza, perché ci sono già stati troppi morti, più di 22 mila vittime delle bombe, tra cui 8 mila bambini! Non abituiamoci a questa carneficina. Più di 56 mila feriti sono in attesa di cure. Dobbiamo fare tutto il possibile per evitare che il conflitto israelo-palestinese si estenda all’intera regione». E’ questo il primo messaggio che p. Gabriel Romanelli, PRETE argentino, parroco della Chiesa della Sacra Famiglia, l’unica parrocchia cattolica nella Striscia di Gaza, rivolge ai cristiani di tutto il mondo, in una lunga intervista pubblicata nel numero di Famiglia Cristiana in edicola da oggi, 18 gennaio.

Padre Romanelli attualmente si trova in Cisgiordania: lo scorso 7 ottobre, il giorno dell’attacco di Hamas, lui si trovava a Betlemme e non è più riuscito a rientrare nella Striscia, presso la sua parrocchia. «Un cessate il fuoco è ora l’unica emergenza, perché ogni minuto di guerra produce più odio, più desiderio di vendetta e nessuno può vincere in questo modo nel lungo periodo”, afferma p. Romanelli. 

Cessi il fuoco in Terra Santa! Spazi per gli aiuti a Gaza, liberare gli ostaggi

Una donna e una bambina in lacrime dopo i bombardamenti nella Striscia di Gaza

Dopo l’Angelus in Piazza San Pietro, Francesco esorta a continuare ad implorare la pace in Ucraina e Medio Oriente come nella Giornata di preghiera e digiuno del 27 ottobre. Quindi rivolge lo sguardo a Palestina e Israele e dice: “Che nessuno abbandoni la possibilità di fermare le armi”. Il Pontefice si unisce all’appello per il “cessate il fuoco” del vicario della Custodia di Terra Santa, padre Ibrahim Faltas: “Fermatevi, la guerra è sempre una sconfitta”
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano – Vatican News

“Che nessuno abbandoni la possibilità di fermare le armi, cessi il fuoco. Fermatevi la guerra è sempre una sconfitta, sempre, sempre”.

È un appello accorato, l’ennesimo lanciato dallo scoppio del conflitto in Ucraina e ora con il dramma che si consuma in Terra Santa, quello che il Papa pronuncia dalla finestra del Palazzo Apostolico. Conclusa la catechesi e la recita dell’Angelus, Francesco si rivolge ai 20 mila pellegrini presenti in Piazza San Pietro e tutti quelli collegati nel mondo per ringraziare coloro che “in tanti luoghi e in diversi modi” si sono uniti alla Giornata di preghiera, digiuno penitenza che lui stesso ha indetto per venerdì 27 ottobre “implorando la pace nel mondo”.

Non desistiamo. Continuiamo a pregare per l’Ucraina, anche per la grave situazione in Palestina e Israele e le altre regioni in guerra.

Israele. Cessate il fuoco a Gaza, dopo 43 morti e centinaia di feriti

Regge la tregua tra Israele e Jihad mediata dall’Egitto ed entrata in vigore ieri sera dopo tre giorni di ostilità
Una donna stende il bucato, tra le macerie. Gaza City, 8 agosto

Una donna stende il bucato, tra le macerie. Gaza City, 8 agosto – Reuters

Avvenire

Nella notte ha retto la tregua raggiunta tra l’esercito israeliano e i miliziani palestinesi della Jihad islamica e nella Striscia di Gaza non si sono registrati attacchi né lanci di razzi.

Al terzo giorno di intense ostilità, dopo almeno 43 morti palestinesi, tra cui 15 bambini, domenica è scattato il cessate il fuoco, mediato dall’Egitto. L’auspicio è che l’intesa metta fine a quelli che sono stati i peggiori combattimenti nella Striscia di Gaza dalla guerra di 11 giorni che l’anno scorso ha devastato l’enclave palestinese, governata da Hamas.

 

“È stato raggiunto il testo dell’accordo di tregua mediata dall’Egitto“, ha annunciato per primo in una nota Muhammad al Hindi, a capo del dipartimento politico della Jihad islamica a Gaza fissando alle 23.30 ora locale (le 22.30 di domenica in Italia) l’entrata in vigore del cessate il fuoco. Poco dopo, il premier israeliano Yair Lapid ha confermato l’intesa, ringraziando l’Egitto “per gli sforzi” di mediazione, ma avvertendo allo stesso tempo che “in caso di violazioni, lo Stato di Israele si riserva il diritto di rispondere con forza”. Come previsto, i minuti subito antecedenti alla tregua sono stati segnati dall’ultima raffica di razzi dalla Striscia e da attacchi israeliani.

Da venerdì, le Forze di difesa dello Stato ebraico (Idf) avevano lanciato l’operazione ‘Breaking Dawn’ con pesanti bombardamenti aerei e di artiglieria sulle postazioni della Jihad islamica a Gaza. Come rappresaglia, il gruppo armato palestinese ha lanciato circa mille razzi. Il bilancio delle vittime, diffuso dal ministero della Salute di Gaza, ha registrato almeno 43 morti, di cui 15 bambini e quattro donne, e altri 311 feriti palestinesi. Da parte israeliana, invece, i feriti risultano due, più un cittadino straniero di cui non siconosce ancora la nazionalità. Secondo Israele, molte delle vittime civili nella Striscia di Gaza sarebbero state causate dai razzi dei jihadisti.

Secondo la Jihad islamica l’accordo “contiene l’impegno dell’Egitto” a lavorare per il rilascio di due prigionieri del gruppo: Bassem al-Saadi e Khalil Awawdeh. Saadi, una figura di spicco nell’ala politica della Jihad islamica, è stato recentemente arrestato in Cisgiordania; il suo arresto è stato tra i fattori che hanno scatenato l’ultima escalation di tensioni. Anche il militante della Jihad islamica Awawdeh è detenuto da Israele.

Il nodo del rilascio dei prigionieri

Prima dell’annuncio ufficiale dell’accordo, Lapid aveva comunicato che gli obiettivi dell’operazione erano stati raggiunti e non aveva senso continuare: per Idf, l’intera “alta dirigenza dell’ala militare della Jihad islamica a Gaza è stata neutralizzata”. Tra gli alti esponenti del movimento armato uccisi risultano Tayseer al-Jabari, comandante nel Nord della Striscia e Khaled Mansour, comandante nel Sud. Israele aveva spiegato l’avvio venerdì dell’operazione “preventiva” contro la Jihad islamica, col rischio di un pianificato attacco imminente.

Tuttavia, questa mattina il ministro della Sicurezza pubblica israeliano, Omer Bar Lev, ha smentito che l’accordo preveda il rilascio di due membri di alto profilo del gruppo armato attualmente detenuti in Israele.