Il tour de France 2024 partirà da Firenze, è la prima volta in Italia

Sarà doppiamente storico: si concludera’ a Nizza e non a Parigi, non accadeva dal 1905.Le tre tappe si snoderanno tra Toscana, Emilia-Romagna e Piemonte

tour france 2024 parte da firenze prima volta italia

AGI – Il Tour de France del 2024 prenderà il via, per la prima volta, in Italia: partenza il 29 giugno da Firenze, poi altre due tappe con arrivo a Bologna e Torino.

Con tappe dalla valenza anche simbolica che celebreranno i miti del ciclismo italiano. Lo ha annunciato il direttore della gara Christian Prudhomme, secondo cui il fatto che la prestigiosa corsa ciclistica non sia mai partita dall’Italia era “un’incongruenza” finalmente sanata, peraltro nell’anno del centenario della prima vittoria azzurra, quella di Ottavio Bottecchia nel 2024.

Il Tour 2024 sarà doppiamente storico: partirà da Firenze e si concluderà a Nizza e non a Parigi, per la prima volta dal 1905, perché nella capitale saranno in corso le Olimpiadi.
La prima tappa, il 29 giugno, di media montagna, con un dislivello di 3.700 metri, porterà il gruppo da Firenze a Rimini. La seconda partirà da Cesenatico e via Imola raggiungerà Bologna.

La terza è una tappa per velocisti da Piacenza a Torino. Anche la quarta tappa inizierà in Italia prima di concludersi in Francia.

Sarà una grande occasione di celebrazione del ciclismo italiano: la prima tappa passerà dal museo Gino Bartali, dedicato al vincitore del Tour nel 1938 e nel 1948. I corridori passeranno anche vicino al luogo dove riposa un altro grande campione azzurro, Fausto Coppi. E la partenza di Cesenatico sarà, ovviamente, occasione per commemorare Marco Pantani, vincitore del Tour nel 1998.

Sarà “un evento storico, mai successo prima che il Tour partisse dall’Italia e doppia soddisfazione perché parte da Firenze”, ha commentato il sindaco di Firenze Dario Nardella. “Ringrazio Prudhomme – ha aggiunto – perché ha creduto nella candidatura italiana e il presidente Bonaccini che ha subito sostenuto la candidatura italiana con la costruzione di queste 3 tappe e tutte le figure istituzionali che ci hanno seguito”.

Anche lo stesso Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna, ha parlato di “bella soddisfazione, un sogno che diventa realta’: la prima volta in Italia, addirittura 3 tappe, la partenza dalla città più bella del mondo, la mia Regione protagonista, insomma sarà una grande festa popolare”.

In Albania la Chiesa della rinascita. «Tragico l’esodo delle famiglie»

Una minoranza nel Paese ma in crescita. L’arcivescovo Massafra: risorti dalle macerie del comunismo, siamo una forza morale. «No alla criminalità che mina la società»
La Messa fra le rovine del monastero di Rrash-Kullaj in Albania

La Messa fra le rovine del monastero di Rrash-Kullaj in Albania – @ArqipeshkviaShkoder

Fra le navate della Cattedrale di Scutari, in uno degli altari laterali compaiono i volti dei trentotto martiri di Albania. Tutti beati. E tutti vittime della persecuzione contro la Chiesa cattolica organizzata dal regime comunista sotto Enver Hoxha. Le immagini in bianco e nero riempiono un’intera parete. «Ci riteniamo e siamo realmente figli dei nostri martiri della dittatura del XX secolo. E l’esperienza della persecuzione ci ha insegnato a perseverare nella fede, a essere piccolo gregge fedele al suo pastore e maestro e alla sede di Pietro dalla quale spesso hanno tentato di staccarci», racconta l’arcivescovo di Scutari-Pult, Angelo Massafra. Oggi la comunità cattolica è una minoranza nel Paese: poco più 500mila fedeli su una popolazione di quasi 3 milioni di abitanti. Ma in crescita. «Siamo risorti dalle macerie e possiamo presentarci di fronte alla società come forza morale», spiega Massafra.

 

L’arcivescovo di Scutari-Pult, Angelo Massafra, in una parrocchia della sua diocesi

L’arcivescovo di Scutari-Pult, Angelo Massafra, in una parrocchia della sua diocesi – @ArqipeshkviaShkoder

 

Frate minore francescano, originario di un antico centro arbëreshë della Puglia, San Marzano di San Giuseppe, è vescovo in Albania dal 1996: prima a Rrëshen, poi a Scutari. Lo scorso febbraio è stato eletto per la terza volta presidente della locale Conferenza episcopale. E in questa veste parteciperà all’incontro dei vescovi del Mediterraneo che si terrà a Firenze dal 23 al 27 febbraio e che avrà al centro il tema della cittadinanza letto alla luce della fraternità e dell’abbraccio fra i popoli. «Ogni possibilità di incontro non è solo costruttiva, ma anche espressione di vera ecclesialità così come ci sta insegnando il cammino del Sinodo voluto da papa Francesco – afferma l’arcivescovo –. Ovviamente il tema della pace ha numerose declinazioni: come Chiese abbiamo questa missione che ci deriva dal Vangelo e non possiamo sottrarci a un compito che per quanto impegnativo ha bisogno del nostro coinvolgimento personale e comunitario. Ben vengano, allora, iniziative che aiutano a sensibilizzare alla cultura della pace al di là di ogni barriera».

 

 

Si terrà a Firenze dal 23 al 27 febbraio il secondo incontro “Mediterraneo, frontiera di pace” promosso dalla Cei che porterà in Toscana i vescovi delle Chiese affacciate sul grande mare in rappresentanza di tre continenti (Europa, Asia e Africa). Al centro dell’incontro, ispirato alle intuizioni del “profeta di pace” Giorgio La Pira, il tema della cittadinanza letta alla luce della fraternità fra i popoli in un’area segnata da guerre, persecuzioni, emigrazioni, sperequazioni. Assieme ai vescovi, arriveranno a Firenze i sindaci delle città del Mediterraneo per un forum “parallelo”

 

Eccellenza, la Chiesa albanese, benché piccola, è in espansione mentre in gran parte dell’Europa la comunità cattolica arranca. Come lo spiega?

Non penso sia solo una questione di numeri. Tanto più che l’Albania sta registrando un movimento migratorio e uno svuotamento senza precedenti: famiglie intere lasciano la propria terra aspirando a situazioni di vita migliori. Piuttosto, parlerei di una crescita nella logica della maturazione di un’appartenenza ecclesiale. Certamente c’è ancora molto lavoro da fare , ma i tempi sembrano maturi per una svolta decisiva, dopo quelli fisiologici della ripresa dal periodo buio della dittatura. Del resto la Chiesa è impegnata qui in molti ambiti: dalla carità alla formazione, dalla cultura all’assistenza a poveri, malati e emarginati. Tutto ciò avviene grazie al contributo dei missionari e delle missionarie, ma anche al generoso coinvolgimento dei fedeli e alla collaborazione con istituzioni locali e straniere.

Si soffre per il numero ridotto di sacerdoti?

La situazione in alcune zone rasenta la drammaticità in quanto impossibilitati a offrire un servizio pastorale. E, mentre ci si organizza senza risparmio per soddisfare il bisogno religioso nei villaggi, anche i più sperduti, lavoriamo molto per le vocazioni. Tutto ciò in un contesto sociale ormai allineato agli standard europei che rende arduo consentire ai giovani di rispondere alla chiamata alla vita religiosa e sacerdotale.

 

La consacrazione dell’Albania al Cuore immacolato di Maria lo scorso maggio

La consacrazione dell’Albania al Cuore immacolato di Maria lo scorso maggio – @ArqipeshkviaShkoder

 

Siete una Chiesa povera, anzi poverissima.

Ogni Chiesa vive grazie al contributo dei propri membri e alla cooperazione tra Chiese. I nostri fedeli, nella maggior parte dei casi, non sono persone abbienti, ma povera gente che contribuisce come può, spesso in beni di natura. Ma nella mia mente scorre anche l’infinità di progetti di aiuto realizzati con le Chiese di tutto il mondo.

A Firenze si parlerà del rapporto fra Chiesa, società e istituzioni politiche. In Albania la comunità ecclesiale gode di stima.

Restiamo un riferimento con indubbie e comprovate storie di impegno per il bene del Paese, la sua libertà, la sua rinascita, la rivendicazione dei diritti fondamentali dei cittadini. Le istituzioni politiche ne sono consapevoli e ci ammirano. Comunque non è facile dialogare soprattutto in un ambiente secolarizzato come il nostro.

In Albania c’è un clima di armonia tra le religioni, compreso l’islam. E la tolleranza religiosa ha storicamente caratterizzato il Paese.

È ben noto che le popolazioni balcaniche sono caratterizzate da una certa esuberanza che può sfociare nello scontro verbale e fisico. Penso che tale consapevolezza abbia contribuito anche a trovare forme di convivenza pacifica: occorre sempre puntare sul positivo e su ciò che unisce, piuttosto che sulle differenze. Non mancano punte di fondamentalismo, ma neanche persone di buona volontà seriamente dedite alla ricerca del bene.

 

Una processione lungo le strade di Scutari

Una processione lungo le strade di Scutari – @ArqipeshkviaShkoder

 

Scuole, ospedali, centri di aiuto gestiti dalla Chiesa sono semi di fraternità?

Certo, sin dalla tenera età. Al nido i bimbi di ogni estrazione sociale e religione sono aiutati a entrare in relazione fra loro. Nelle nostre scuole si è aperti all’accoglienza di tutti, senza distinzione, senza fare proselitismo. Un po’ più difficile è agire in centri non di competenza della Chiesa, dove pure siamo presenti, come gli ospedali.

Restano i segni dell’ateismo di Stato?

Oggi la sfida sociale più importante è il perseguimento del bene comune: cosa non facile perché brucia ancora la ferita inferta dalla dittatura al punto che c’è un rifiuto di fronte a quanto potrebbe, anche solo in teoria, minare il bene privato. Ma la secolarizzazione non deriva direttamente dall’esperienza dittatoriale, quanto piuttosto dal clima contemporaneo. Non così per l’ateismo: esso è una conseguenza del comunismo dal quale con difficoltà ci si è ripresi dopo la sua caduta. Però resistono gruppi e frange di nostalgici.

Il Mediterraneo è terra di migrazioni. Dall’Albania si parte ma non si ritorna…

Coloro che rientrano sono ben pochi e chi vive da tempo in un altro Stato, dove ha messo su famiglia o ha figli ormai grandi, non si sente più albanese. L’idea di un rientro in patria, d’altro canto, fa i conti sia con la persistente carenza di infrastrutture e servizi, sia con la criminalità che tende a minare la sussistenza delle imprese con la richiesta di tangenti. Ciò ci dice quanto sia necessario correre ai ripari perché si creino condizioni di vita dignitose e giuste, di lavoro ben retribuito, di politica competente e onesta che scoraggino la fuga dall’Albania.

 

L'uscita di una Messa in Albania

L’uscita di una Messa in Albania – @ArqipeshkviaShkoder

 

L’Europa ha dimenticato il sud del continente?

Dipende di quale Europa stiamo parlando: se di quella geografica o di quella istituzionale ed economica. Perché, se insistiamo a far coincidere l’Europa solo con quest’ultima specificazione, non ci sarà mai una vera comunità europea. Le leggi di mercato che determinano la gran parte delle scelte, anche politiche, non fanno un buon servizio alla costituzione di una vera Europa perché dividono ed escludono. L’Albania ha consapevolezza di essere in Europa anche a dispetto di ogni discriminazione di tipo economico. E ritengo che, al contrario di quanto sta accadendo, l’allargamento ai Paesi ad Est del Mediterraneo sia il primo passo per un coinvolgimento successivo.

Tema pandemia. Lei è stato colpito dal Covid ed è rimasto in ospedale per oltre un mese. L’emergenza sanitaria ha aggravato le ingiustizie?

Abbiamo assistito con dolore a morti e sofferenze causate dal virus, ma anche a straordinari gesti di solidarietà. Le disuguaglianze già esistenti nel Mediterraneo sono state messe maggiormente in evidenza dalla pandemia e solo chi non ha occhi si rifiuta di vederle e di attivarsi per porvi rimedio. Ecco perché il coronavirus dovrebbe spingere ad adottare i provvedimenti per superare ogni divario sociale ed economico.

Il Natale raccontato ai bambini dai capolavori degli Uffizi

Il museo di Firenze metterà a disposizione dei più piccoli delle sale virtuali per spiegare i capolavori dell’arte ispirati dalla Natività

Alcune delle opere che faranno parte dell'iniziativa "Uffizi sotto l'albero"

Paolo Ondarza – Città del Vaticano

Niente come l’arte può raccontare la suggestione e l’atmosfera della notte santa. La pittura di Botticelli, Gentile da Fabriano, Lorenzo Monaco, Hugo van der Goes, Albert Dürer, Leonardo Da Vinci, Cosimo Rosselli, Correggio o Luca Giordano, può introdurre anche i più piccoli nel mistero dell’Incarnazione.

Sale virtuali per i bambini

Proprio ai bambini si rivolge l’iniziativa natalizia “Uffizi sotto l’albero”. Le presitigiose gallerie fiorentine, chiuse a causa dell’emergenza coronavirus, mettono a disposizione sale virtuali capaci di accogliere dieci bimbi ciascuna: al loro interno narratori esperti del Dipartimento per l’Educazione illustrano ai visitatori la Natività attraverso due opere selezionate da una speciale lista. La proposta degli Uffizi è pensata anche come un’originale idea regalo, un modo per sentirsi vicini nel periodo natalizio in quest’anno così particolare. Le iscrizioni sono aperte da lunedì 14 dicembre attraverso l’indirizzo email  ga-uff.scuolagiovani@beniculturali.it

Riunire chi era lontano

Ricevuta la richiesta, le Gallerie degli Uffizi forniscono un link per attivare la sala, a cui potranno accedere da ogni parte del mondo anche amici e parenti lontani. Tutti potranno interagire con il narratore durante l’incontro che avrà una durata di circa 40 minuti. Le conversazioni potranno svolgersi anche nella lingua dei segni, Lis, o in altre lingue europee. Maggiori informazioni e costi sono disponibili sul sito degli Uffizi, dove è possibile consultare anche la lista dei dipinti disponibili: www.uffizi.it/visite-speciali/uffizi-sotto-l-albero .“Sarà un’occasione –  spiega il direttore degli Uffizi Eike Schmidt – per legare l’apprendimento al divertimento. E sarà un’opportunità unica per avvicinare anche coloro che sono fisicamente distanti, per chiamare a raccolta amici e parenti lontani, unendo affetto e conoscenza in occasione della festività più amata dell’anno”

vaticannews

Arte: la lingua dei segni svela i capolavori

Avvenire

Video-descrizioni delle opere esposte L’iniziativa della Galleria degli Uffizi

L’arte parla un linguaggio universale e non ha bisogno di traduzioni.

Verissimo. Ma quando si visita un museo capita di voler scoprire il più possibile sui capolavori esposti: per questo, i musei organizzano percorsi guidati, affidando a personale specializzato la descrizione delle opere. Oppure danno ai visitatori la possibilità di noleggiare apposite registrazioni. La Galleria degli Uffizi, a Firenze, ha pensato anche alle persone sorde, escluse da queste due possibilità: per loro sono state realizzate videodescrizioni delle opere nella Lis, la lingua italiana dei segni, con sottotitoli in italiano.

A breve, gli stessi filmati saranno disponibili anche in segni internazionali, con sottotitoli in inglese. È una delle iniziative per migliorare l’accessibilità delle persone disabili al museo, sviluppata in collaborazione con l’Ente nazionale sordi.

Ciascun video presenta un capolavoro – “La Primavera”, di Sandro Botticelli, o i ritratti dei Duchi di Urbino, dipinti da Piero della Francesca – con brevi spiegazioni, per non distrarre del tutto il visitatore dall’osservazione delle opere. Il tutto a portata di smartphone. L’iniziativa è stata presentata in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, che si celebra oggi.

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Firenze. Scoperte pagine sconosciute di Niccolò Machiavelli

In un codice della Biblioteca nazionale di Firenze sono stati ritrovati numerosi “Frammenti storici” dell’autore del Principe, datati dal 1497 al 1515
Niccolò Machiavelli nel celebre ritratto di Santi di Tito

Niccolò Machiavelli nel celebre ritratto di Santi di Tito

Avvenire

Sono state scoperte alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze pagine sconosciute di Niccolò Machiavelli (1469-1527) . Nel corso dei lavori del progetto “Pal-Mo. Il fondo Palatino della Bncf in Manus OnLine”, promosso dal direttore Luca Bellingeri e ideato da David Speranzi, responsabile del Settore Manoscritti e Rari, Daniele Conti ha compiuto un eccezionale ritrovamento relativo all’autore di Il Principe.

All’interno di un codice sommariamente inventariato come “Cronica” e mai consultato negli ultimi decenni, sono conservati numerosi “Frammenti storici” attribuibili a Machiavelli, fin qui del tutto sconosciuti. I nuovi testi coprono gli anni dal 1497 al 1515 e includono il racconto di eventi cruciali nella storia d’Italia, quali la morte di Cesare Borgia, protagonista del VII capitolo del Principe.

L’attribuzione si fonda su numerose prove filologiche e storiche, che saranno dettagliatamente esposte da Daniele Conti in uno studio di imminente pubblicazione, patrocinato dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.

“La scoperta di queste pagine machiavelliane del tutto ignote conferma che la catalogazione sistematica dell’immenso patrimonio manoscritto delle Biblioteche Statali italiane può ancora svelare l’esistenza di inestimabili tesori”, ha commentato Bellingeri. Il nuovo manoscritto machiavelliano sarà al centro di una presentazione organizzata dalla Biblioteca Nazionale Centrale in occasione della “Domenica di Carta” (11 ottobre, ore 16): interverranno il direttore, Luca Bellingeri, David Speranzi, Daniele Conti e due studiosi di Machiavelli, Francesco Bausi e Michele Ciliberto.

Gli Uffizi riaprono la sala di San Pier Scheraggio

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(ANSA) – FIRENZE, 03 OTT – Agli Uffizi apre al pubblico dopo restauri la sala con gli scavi della Chiesa di San Pier Scheraggio, luogo di culto che nel ‘500 venne inglobato nel complesso vasariano e che adesso per la festa di San Francesco d’Assisi (la morte fu il 3 ottobre 1226) rientra nel percorso di visita. Si potrà “camminare” sugli scavi sopra un pavimento di cristallo e ammirare un affresco del ‘300 che raffigura il Santo opera di artista ignoto. L’omaggio a San Francesco continua sul sito web del museo con una mostra virtuale.
Spiega il direttore Eike Schmidt: “Aprire San Pier Scheraggio è evento denso di significati se si pensa al ruolo di spazio civico che ebbe in epoca medievale. Ed è importante che dopo quasi due decenni torni visibile l’affresco con San Francesco, antica immagine del santo nazionale, in un’istituzione statale come gli Uffizi. Per celebrare la festa del santo gli dedichiamo anche una mostra virtuale, occasione per ripensare al valore universale del suo messaggio di amore per il Creato”. San Pier Scheraggio fu riferimento religioso e civile della Firenze medievale, lo stesso Dante Alighieri vi parlò in pubblico nel 1300. (ANSA).