Cinema. «Il primo Natale» di Ficarra e Picone sbanca il botteghino e incassa 8 milioni

Un ladro e un prete finiscono nella Palestina dell’anno zero in cerca del Bambino fra sorrisi, avventura e commozione. Il duo: «Col nostro film festeggiamo il compleanno di Gesù»

Salvio Ficarra e Valentino Picone in una scena de "Il primo Natale"

Salvio Ficarra e Valentino Picone in una scena de “Il primo Natale”

da Avvenire

Il primo Natale di Ficarra e Picone è il primo incasso di Natale con 1.164.118 nella sola giornata di
Natale sbaragliando il box office con un totale che sfiora gli 8 italiano del 2019 per incasso e numero di spettatori, che sono oltre 1 milione e 200 mila. “Siamo felici, che nel giorno di Natale, migliaia di persone abbiano scelto il nostro film per trascorrere insieme a noi, un giorno così bello – dicono Ficarra e Picone”. Il primo Natale, prodotto da Attilio De Razza per Tramp Limited, distribuito da Medusa è il settimo film di Ficarra e Picone.

Raccontare «con situazioni comiche ma anche momenti per pensare il Natale per quello che realmente è, anche se molti se ne dimenticano, cioè il compleanno di Gesù». È nata così, spiegano Salvo Ficarra e Valentino Picone, registi e protagonisti, la loro irruzione nel presepe nella loro nuova commedia Il primo Natale, primo film del duo uscito per le feste, in sala dal 12 dicembre in 600 copie.

Un po’ Non ci resta che piangere, un po’ Ben Hur, il film di Ficarra e Picone è un progetto ambizioso, sia dal punto di vista dei temi, sia da quello produttivo. Un lavoro costato 11 milioni di euro girato a Ouarzazate, l’Hollywood del Marocco, che rappresenta la Palestina dell’era di Gesù, con tanto di comparse, cavalli, bighe, costumi storici e musiche (di Carlo Crivelli) alla Lawrence d’Arabia, che trasformano le avventure di Ficarra e Picone in un mini peplum ben fotografato da Daniele Ciprì, simpatico, ma anche avvincente. Soprattutto perché non perde mai di vista il tema centrale, Gesù e l’amore per il prossimo, coniugando tenerezza, avventura e temi di attualità. Un film che lancia sin da alla prima scena una critica alla freddezza della nostra società che ha fatto del Natale una festa consumistica: Salvo, uno svelto ladro di arte sacra ateo convinto, vedendo sullo schermo di un mega televisore in un centro commerciale le immagini dei migranti sui barconi, si interessa solo a quanti pixel di definizione abbia lo schermo.

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Nel frattempo, don Valentino, candido parroco del paesino di Roccadimezzo Sicula sta allestendo il presepe vivente con una esasperante pignoleria per i dettagli. I due si incontreranno quando Salvo, travestito da san Giuseppe, ruberà la preziosa statua del Bambinello. Nell’inseguimento, i due finiranno misteriosamente nei pressi di Betlemme poco prima che nasca Gesù. Così, tra gag ed equivoci (si sorride, ma il tono è rispettoso), i due vanno alla ricerca della Sacra Famiglia nella speranza che li aiuti a tornare nel 2019. Ma nel frattempo, in una avventura che segnerà una crescita personale per ambedue e la scoperta di una amicizia, Salvo e Valentino si ritroveranno fra rivoluzionari zeloti, crudeli guardie romane, simpatici bambini ebrei, a dover salvare il piccolo Gesù (e non solo lui) dalla furia di Erode (un Massimo Popolizio da antologia) deciso a compiere la strage degli innocenti. Ed è proprio qui che il sorriso si fa amaro, con un chiaro paragone con i tanti innocenti in fuga oggi da persecuzioni e guerre.

«Abbiamo parlato anche di immigrazione – spiega Nicola Guaglianone, che ha scritto la sceneggiatura del film insieme a Fabrizio Testini e ovviamente ai due comici –. È un film adatto alle persone sia laiche che cristiane. D’altronde i valori cristiani sono facilmente condivisibili anche da chi non crede».