Progetto pilota da Reggio Emilia CSI per la scuola dell’infanzia: “Fiabe in movimento”

Il progetto del Csi di Reggio Emilia, con l’appoggio del Csi nazionale e della società Santos 1948, è stato proposto con successo a 40 ragazzi della scuola elementare Allende

Fiabe e sport possono coesistere? Chi ama lo sport spesse volte lo vive come una fiaba, soprattutto se arriva a certi livelli, ma in pochi riesco a coronare il loro sogno di diventare sportivi di grido e allora proviamo a invertire i fattori e a rifare la domanda: le fiabe possono avvicinare i ragazzini al mondo dello sport? La risposta è assolutamente “sì” e il Csi di Reggio Emilia ha toccato con mano questo importante risultato.

In collaborazione con il Csi nazionale e con l’istruttore specializzato Lorenzo Cocconi del Santos 1948, il Comitato territoriale del Csi reggiano ha dato vita al progetto “Fiabe in movimento”, un’attività proposta con successo alla scuola primaria Salvatore Allende di Reggio Emilia, oltre che nella società sportiva Us Santos di via Clelia Fano.

In questo contesto, i bambini di 4-5 anni, coinvolti fra le attività con la scuola e quelle con l’attività sportiva, una quarantina in tutto, hanno accettato con grande entusiasmo (e con risultati evidenti) di vivere un’attività motoria in grado di accrescere e di consolidare le capacità sensoriali, percettive, motorie e sociali di ogni partecipante, che, grazie a questo progetto si è sentito aiutato nell’intraprendere, anche se in modo tanto naturale quanto inconscio, questo importante cammino di crescita verso una miglior definizione degli schemi motori fondamentale in questa età della crescita.

Il progetto pilota è stato quindi un successo. Ora occorre soltanto investire energie per continuare a crescere nell’oggi, ma soprattutto nel domani dei nostri ragazzi e con un connubio così produttivo fra scuola e sport il futuro sembra davvero possa sorridere a tutti.

laberta.info

Scaffale basso. C’era una volta e c’è ancora. Il ritorno delle fiabe

1) Libro Cola Pesce

2) Libro Giufà e la statua di gesso

Scaffale basso. C’era una volta e c’è ancora. Il ritorno delle fiabe. ITALO CALVINO. COLA PESCE, ILLUSTRATO DA SIMONA MULAZZANI. GIUFÀ E LA STATUA DI GESSO, ILLUSTRATO DA FABIAN NEGRIN; MONDADORI
Fiabe italiane raccolte dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua dai vari dialetti da Italo Calvino. Con questo titolo Italo Calvino pubblicava nel 1956 la sua raccolta di 200 fiabe. Dall’editore Einaudi che con lui aveva concordato quest’opera importante pensata nelle intenzioni come una sorta di collante culturale, rispetto al folclore e alle mille tradizioni orali, per la nuova Italia che, uscita dalla dittatura fascista, rinasceva. Un cibo comune delle origini per la mente di una generazione di bambini che cresceva unita dalla democrazia e da una lingua comune. Dopo un lungo lavoro di ricerca Calvino si trovò nelle mani un patrimonio consistente che necessitava di un intervento nei contenuti e nella lingua, di una traduzione che nulla togliesse all’immediatezza dialettale del racconto orale, ma che fosse accessibile alla comprensione dei più piccoli. Il risultato è stato un libro meraviglioso in cui – per citare Natalia Ginzburg – “si respira l’aria libera della fantasia e insieme l’aria aspra e libera della realtà”. Nell’anno del centenario della nascita di Calvino, Mondadori presenta alla Fiera del Libro di Bologna in corso da oggi a giovedì, due straordinari albi di due tra le fiabe italiane più amate dell’autore (17 euro cadauno) in una veste straordinaria: le immagini di Simona Mulazzani, premio Andersen 2016 per l’illustrazione accompagnano Cola Pesce, l’indimenticabile favola del bambino che si trasforma a metà in pesce. Mentre Fabian Negrin, premio Andersen nel 2000 come miglior illustratore, racconta con i suoi colori lo scemo Giufà e la statua di gesso. Per tutte le età (Fonte: Avvenire).

“C’era una volta”: gli attori leggono le favole ai bambini in ospedale

Foto di gruppo degli attori all'Ospedale Bambino Gesù per la rassegna "C'era una volta"

La rassegna di letture per i più piccoli nei nosocomi pediatrici italiani, a cura della Fondazione De Sanctis, è stata inaugurata all’Ospedale Bambino Gesù da un gruppo di volti popolari del cinema e della tv italiani
Vatican News

L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma ha inaugurato, questa mattina, la rassegna C’era una volta, a cura della Fondazione De Sanctis in collaborazione con AOPI (Associazione Ospedali Pediatrici Italiani). La rassegna porta attori e attrici italiani, tra i più amati dal pubblico, negli ospedali pediatrici d’Italia per raccontare le fiabe della tradizione ai piccoli pazienti.
Nello spazio del Castello dei giochi I bambini hanno accolto con grande con gioia ed emozione gli attori e le attrici intervenuti: Raoul Bova, Paolo Calabresi, Cristiana Capotondi, Matilda De Angelis, Giorgio Pasotti, Pif e Benedetta Porcaroli. Hanno indossato le magliette e il cappellino “C’era una volta”, hanno chiesto gli autografi e una foto ricordo con i loro idoli. Gli attori hanno raccontato le fiabe ai piccoli ricoverati del Bambino Gesù di Roma, donando un momento di evasione e una emotiva carezza a loro e ai loro genitori.
Ha iniziato seduto tra i piccoli, Giorgio Pasotti con “Biancaneve e i sette nani”, seguito da Benedetta Porcaroli con la “Volpe e la cicogna”.
Tutti i protagonisti hanno letto le favole avvicendandosi nei vari reparti dell’ospedale pediatrico: oltre al Castello dei giochi anche in Oncologia, Cardiologia, Traumatologia, Pediatria Generale, Dialisi, Fibrosi Cistica/Reumatologia. Paolo Calabresi ha letto una favola scritta da lui “La pancia dell’aeroplano”, mentre Pif ha letto “La lepre e la tartaruga “. Cristiana Capotondi si è cimentata con “Pinocchio”, Matilda De Angelis con “Giacomino e il fagiolo magico”, Raoul Bova ha letto “Raperonzolo”.

vatican news

C’era una volta… E un mondo si spalanca

Arrivano in libreria nuove edizioni dei racconti della tradizione che non smettono mai di appassionare grandi e piccini

È come girare una chiave ed entrare in una stanza. C’era una volta è l’inizio di ogni fiaba, la chiave che apre quella porta che dalla realtà ci introduce in un tempo senza tempo e in un luogo imprecisato in cui possiamo sentirci a nostro agio. Una formula importante per segnare il passaggio, assicurarci che siamo dentro un mondo magico dove tutto è possibile: gli animali parlano, le zucche diventano carrozze, le fate provocano incantesimi, gli umani devono affrontare terribili pericoli e prove difficili. Intanto la nostra immaginazione può volare, sentiremo un brivido, staremo in tensione per ciò che sta per succedere ma un’altra formula… e vissero felici e contenti, ci rassicura che la storia si concluderà bene. Questa però è solo una parte della straordinaria forza delle fiabe che continuano a regalarci una saggezza antica per aiutarci a conoscere chi siamo. Grazie alle voci di chi si ostina a volerle raccontare e anche agli editori che ne pubblicano – mai come quest’anno – nuove edizioni. Dopo tante scorpacciate di supereroi era ora.

Da bambina le fiabe le ha lette e rilette, da studiosa le ha analizzate sui testi originali, da zia le ha raccontate ai due nipotini e, infine, da scrittrice qual è, ne ha raccolte venti in un libro intitolato Ti racconto le fiabe, appena pubblicato da Giunti.

Non sono fiabe moderne, inventate oggi, quelle che Paola Zannoner – autrice tra le più affermate, Premio strega Ragazze e Ragazzi nel 2018 – ha riscritto con un linguaggio attuale adatto ai bambini di oggi, ma quelle classiche del nostro patrimonio popolare. «Storie provenienti da un mondo antico ma capaci di parlare anche a noi contemporanei, di raccontare il presente – spiega – perché mettono in scena l’esperienza e i sentimenti dell’umanità. Emozioni forti e contrastanti, come amore, rabbia, gelosia, comprensione, che impariamo a riconoscere nell’interpretazione dei protagonisti, nella sorellastra invidiosa, nel fratello sbruffone, nella matrigna cattiva o la suocera megera. Ci sono trame e figure ricorrenti, personaggi senza nomi ma con ruoli precisi, il re, la regina, la principessa, la contadina, il giovane povero che intraprende un cammino in cerca di fortuna. Si parte sempre da una situazione di svantaggio, le difficoltà della vita che si cerca di superare attraverso prove difficili e abilità del tutto umane e non quei superpoteri cui sono abituati oggi i bambini: l’intelligenza, l’arguzia, il buon cuore, la compassione, il coraggio». Infine, grande protagonista è la paura, impersonata da streghe spaventose, orchi e lupi ma anche dal bosco, il luogo in cui non si sa mai cosa può capitare: «Con un linguaggio chiaro e semplice la fiaba – conclude Zannoner – ci riporta a noi stessi, ci dice che il bene trionfa e la paura fa parte della vita e delle sue difficoltà, ma lì nel racconto possiamo guardala in faccia sapendo che con coraggio si può fronteggiarla».

Nate non come un genere per bambini e senza figure, le fiabe sono diventate solo in seguito un pozzo d’ispirazione per artisti e illustratori che ce le raccontano attraverso i loro occhi.

Non manca certo di spettacolarità questo albo firmato da Fabian Negrin , argentino, big dell’illustrazione contemporanea: Alfabetiere delle fiabe

(Giunti 18 euro) comprende ventisei grandi e raffinate tavole che accompagnano con un testo in perfetta rima altrettante fiabe tra le più popolari dall’A alla Z , da Aladino alla zucca di Cenerentola.

Direttamente dalla raccolta delle “Mille e una notte”, la bella scrittura contemporanea di Nadia Terranova incontra la forza delle illustrazioni di Lorenzo Mattotti in un Aladino e la lampada magica (Orecchio acerbo; 21 euro) dove la magia si mescola alla fortuna che sorride a chi sa usarla.

Ancora Orecchio acerbo con I tre porcellini che David Wiesner racconta con geniale anticonformismo: dagli agguati del lupo alla folle fuga dei maialini dentro e fuori le pagine dell’albo. E gran finale a sorpresa.

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