Reggio Emilia. Fotografia Europea 2024, la XIX edizione dedicata ai legami tra uomo e natura

00_meiselas (2) USA. New York City. 1976. Little Italy. Dee and Lisa on Mott Street. © Susan Meiselas/Magnum Photos

Il famoso festival di fotografia, dal 26 aprile al 9 giugno, con giornate inaugurali il 26, 27 e 28 aprile, quest’anno ha come titolo “La natura ama nascondersi”. Tantissime le mostre in programma nei principali luoghi e spazi della città, assieme al Circuito OFF e il progetto OFF@school. Anche quest’anno torna Fotofonia, l’evento musicale curato da Max Casacci dei Subsonica

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REGGIO EMILIA – Dal 26 aprile al 9 giugno 2024, Reggio Emilia torna ad osservare i cambiamenti della contemporaneità attraverso gli occhi di grandi fotografi e di giovani esordienti con la XIX edizione di FOTOGRAFIA EUROPEA, il festival promosso e organizzato dalla Fondazione Palazzo Magnani e del Comune di Reggio Emilia, con il contributo della Regione Emilia-Romagna.

La natura ama nascondersi è il tema scelto dalla direzione artistica del Festival composta, anche quest’anno, da Tim Clark (editor 1000 Words), Walter Guadagnini (storico della fotografia e Direttore di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia) e Luce Lebart (ricercatrice e curatrice, Archive of Modern Conflict).

Un titolo che cerca di inglobare – recuperando il paradosso da un celebre frammento di Eraclito – la potenza di una natura che molte volte cela la sua essenza ai nostri occhi, ma che sempre più spesso la rivela in modi distruttivi, in un processo continuo che può essere inteso come un’oscillazione tra l’essere e il divenire. Fotografia Europea 2024 si propone di esplorare, attraverso le tante prestigiose mostre personali e collettive di questa edizione, le connessioni fra occultamento e scoperta che dominano il nostro rapporto con la Natura, immaginando nuove narrazioni, al di fuori di quell’atteggiamento di controllo dominante che la nostra specie esercita sul pianeta, per comprendere le dinamiche e le nuove direzioni da intraprendere.

Presentazione Fotografia Europea, XIX edizione con Walter Guadagnini e Davide Zanichelli

“Fotografia Europea – ha affermato l’assessora Annalisa Rabitti – è un festival organizzato in maniera collettiva, dove partecipano in sinergia numerosi enti e associazioni. Il festival fotografico può essere considerato una seconda pelle per la città. Il tema di quest’anno intende affrontare il rapporto che l’uomo ha con la natura, attraverso l’Intelligenza Artificiale, il contributo di Luigi Ghirri e tanti altri progetti. L’obiettivo è porci delle domande sul rapporto uomo-natura attraverso una chiave filosofico-artistica. Avremo anche quest’anno Fotofonia, la musica elettronica e contemporanea che inonda le piazze e che unisce la musica colta alla fotografia. Fotografia Europea non è una mostra solo per intenditori ma anche per i cittadini, che permette una crescita collettiva.”

“Ringrazio Reggio Emilia e l’Amministrazione comunale. Da tanti anni – ha detto Walter Guadagnini, alla direzione artistica del festival,  – collaboro con Fotografia Europea: per me è un onore e un piacere. Il tema della 19^ edizione è di straordinaria attualità: cerchiamo di affrontarlo, con i vari artisti, da diversi punti di vista, che si differenziano per visione. Abbiamo cercato di trovare altri significati che si legano alla Natura, attraverso lo sguardo dei fotografi e le interconnessioni che legano uomo e natura. La fotografia non è solo un passatempo, ma anche strumento di riflessione. Siamo molto orgogliosi di presentare la retrospettiva di una delle più importanti fotografi del mondo contemporaneo: Susan Meiselas .”

La mostra storica di questa edizione torna nelle sale di Palazzo Magnani con la prima retrospettiva  mai presentata in Italia di Susan Meiselas, fotografa americana nota soprattutto  per il suo lavoro nelle aree di conflitto dell’America Centrale (1978-1983) e in particolare per i suoi potenti scatti della rivoluzione nicaraguense. La mostra, intitolata Mediations, raccoglie una selezione di opere che vanno dagli anni Settanta a oggi.

Le sale dei cinquecenteschi Chiostri di San Pietro ospiteranno dieci esposizioni.

Al piano terra, ad aprire gli occhi dei visitatori, una mostra che cattura l’infinita mutevolezza delle nuvole in una collettiva, intitolata Sky Album. 150 years of capturing clouds a cura di Luce Lebart e Michelle Wilson, in cui si celebra la vastità e la bellezza delle immagini di nuvole e l’unicità della pratica di fotografare il cielo da parte di scienziati, dilettanti e artisti.

Al primo piano, il progetto espositivo di Helen Sear, dal titolo Within Sight, presenta una serie di opere multiple e composite che esplorano la dissoluzione della prospettiva a lente singola associata all’obiettivo della macchina fotografica.

Yvonne Venegas con Sea of Cortez traccia una storia intergenerazionale in equilibrio tra l’esperienza della sua famiglia – che ha abitato le miniere di rame di Santa Rosalia, nella Bassa California, all’inizio del Novecento- e quella di un’intera generazione che ha sfruttato i territori intorno al Mar di Cortez.

Il fotografo indiano Arko Datto porta all’attenzione dei visitatori la questione incombente della catastrofe climatica e dei rifugiati che questa genera, attraverso una trilogia fotografica in corso da nove anni. I due capitoli qui presentati, tratti dal progetto The Shunyo Raja Monographies sono interamente dedicati al territorio del Delta del Bengala, considerato uno degli epicentri del cambiamento.

A seguire Matteo de Mayda, fotografo veneziano, espone ai Chiostri un’installazione composta da foto d’archivio e di reportage, immagini satellitari e al microscopio, testimonianze individuali e teorie scientifiche che fanno parte del progetto There’s no calm after the storm.

La mostra di Jo Ractliffe si intitola Landscaping ed è interamente dedicata al paesaggio sudafricano ripreso durante i suoi viaggi in auto lungo la costa sud-occidentale.

Nel grande corridoio centrale, Natalya Saprunova espone il progetto Permafrost che racconta la vita delle popolazioni dell’estremo nord del continente asiatico.

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Manfred Curry, A Travers les Nuages, 1931; book
01_Cloud (3) Manfred Curry, A Travers les Nuages, 1931; book

La fotografa americana Terri Weifenbach in Cloud Physics esplora la vitale interconnessione tra le nuvole del nostro pianeta e le intime forme della sua vita biologica.

Lisa Barnard con la mostra An Act of Faith: Bitcoin and the Speculative Bubble conduce alla riflessione sull’essenzialità della natura nella creazione di bitcoin, beni digitali che seppur immateriali richiedono un enorme sforzo ambientale.

Bruno Serralongue dedica il suo progetto, dal titolo Community Gardens of Vertus, Aubervilliers, alla lotta – su scala locale, ma legata a una più ampia consapevolezza della necessità di preservare ambienti vivibili di fronte a progetti ecocidi – che alcuni giardinieri hanno iniziato nel 2020 per opporsi all’abbattimento di oltre 4.000 metri quadrati di orti, a favore di nuove costruzioni per i Giochi Olimpici di Parigi 2024

Nella sede di Palazzo da Mosto trova posto la Committenza di questa edizione, insieme a una mostra dedicata ai libri fotografici e ai due progetti vincitori della Open Call.

La produzione di Fotografia Europea 2024, affidata a Karim El Maktafi, si intitola day by day, e si focalizza sull’affascinante contesto delle “Aree Interne”: regioni estremamente eterogenee, caratterizzate dalla lontananza da grandi centri di agglomerazione, che, pur occupando circa tre quinti del territorio nazionale, ospitano poco meno di un quarto della popolazione complessiva italiana.

La mostra Index Naturae, a cura di Stefania Rössl e Massimo Sordi (OMNE – Osservatorio Mobile Nord Est), comprende 116 libri fotografici pubblicati negli ultimi cinque anni dedicati al tema della natura.

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© Silvia Rosi
22_Silvia_Rosi © Silvia Rosi

I progetti selezionati dalla giuria della Open Call, tra gli oltre 500 lavori di artisti e curatori che vi hanno partecipato, sono quelli di Marta Bogdańska e Michele Sibiloni. Il progetto SHIFTERS di Marta Bogdańska parte dal presupposto che solo ripensando alla posizione dell’essere umano nel mondo e guardando quindi oltre l’orizzonte antropocentrico, si possa realizzare una coesistenza vera e profonda, che includa quindi anche gli animali. Il lavoro è iniziato con una ricerca d’archivio e una raccolta di articoli sulle spie animali in guerra e mettendo poi in relazione questa storia sfaccettata con quella della loro liberazione e dei loro diritti.  Michele Sibiloni, invece, stimola una riflessione sul futuro dell’alimentazione mondiale e sul precario equilibrio degli ecosistemi naturali attraverso il progetto Nsenene, a cura di Marco Scotti, che documenta i momenti frenetici delle attività della raccolta delle cavallette (Nsenene, appunto) in Uganda, a cui si alternano lunghi periodi di attesa e speranza; tempistiche sempre meno prevedibili a causa del cambiamento climatico.

Riapre, per la XIX edizione di Fotografia Europea, la splendida Villa Zironi, gioiello dell’architettura liberty che ospiterà la mostra Radici, di Silvia Infranco, a cura di Marina Dacci.

Ad abbracciare il festival, numerose altre mostre partner che gravitano intorno ad esso, organizzate dalle più importanti istituzioni culturali cittadine e ospitate nei loro spazi.

A Palazzo dei Musei, Zone di passaggioa cura di Ilaria Campioli, propone una riflessione sul tema del buio e della notte con l’obiettivo di raccontare l’importante ruolo che entrambi rivestono nell’immaginario collettivo. Punto di partenza sono le numerose opere di ambientazione notturna che Luigi Ghirri ha realizzato nel corso della propria produzione.

Gli esiti della open call di GIOVANE FOTOGRAFIA ITALIANA #11 | PREMIO LUIGI GHIRRI 2024, promossa dal Comune di Reggio Emilia, in partnership con alcuni festival internazionali, hanno dato vita a Contaminazioni, la collettiva a cura di Ilaria Campioli e Daniele De Luigi che vede in mostra, sempre a Palazzo dei Musei, gli scatti dei sette artisti selezionati dalla giuria internazionale.

La fototeca della Biblioteca Panizzi partecipa all’edizione del 2024 con una mostra che ridona visibilità alla collezione di Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea, con sede a Rubiera che dal 1990 al 2023 ha realizzato indagini fotografiche sul territorio regionale e nazionale. Oggi, gli scatti raccolti sono in deposito presso l’Archivio fotografico della Biblioteca Panizzi per essere conservati, valorizzati e restituiti alla cittadinanza.

Lo Spazio Gerra  propone la mostra NEW THEATERS OF THE REAL. Collaborating with AI che, nel quadro del dialogo permanente tra natura e artificio che percorre le arti, presenta cinque differenti posizioni della fotografia contemporanea capaci di aprire il confine della creazione a diverse modalità di collaborazione con l’intelligenza artificiale generativa. I Lavori di Xavi Bou, Antti Karppinen, Markos Kay, Katie Morris, Pierre Zandrowicz portano a una profonda riflessione in merito all’apporto dell’IA come strumento di conoscenza dei processi della natura e della stessa creatività umana, valutando anche il rischio che si tratti invece di un ulteriore mezzo di alienazione che allontana ancora di più gli umani dall’appartenenza a una natura unitaria.

Collegata al festival è la proposta della Collezione Maramotti, che espone la prima mostra personale istituzionale italiana di Silvia Rosi, dal titolo Disintegrata. Specificamente concepita per la Collezione, l’esposizione include venti nuove opere fotografiche, alcune immagini in movimento e un nucleo di fotografie d’archivio raccolte dall’artista in Italia – principalmente in Emilia-Romagna – tra il 2023 e il 2024.

Anche quest’anno lo Speciale Diciottoventicinque, il progetto formativo di Fotografia Europea, torna con la tredicesima edizione per accompagnare i giovani amanti della fotografia in un percorso che permette di imparare, condividere e confrontarsi con il mondo dell’arte fotografica, creando un vero progetto espositivo collettivo. Erik Messori, fotogiornalista è co-fondatore del collettivo CAPTA, ha accompagnato i giovani partecipanti nei 10 incontri in cui ha deciso di aprire alla multidisciplinarietà, consapevole che un progetto visivo si può costruire e arricchire attraverso diversi linguaggi. Il percorso di formazione si concluderà con l’esposizione dei progetti degli 11 ragazzi nella galleria dell’Isolato San Rocco.

Si è appena conclusa la terza edizione di FE+SK Book Award, il premio dedicato al libro fotografico, ideato da Fotografia Europea insieme a Skinnerboox – casa editrice di Jesi (AN) specializzata in fotografia contemporanea. Tra le oltre 230 candidature pervenute, la giuria -composta da Chiara Capodici, Tim Clark e Milo Montelli- ha scelto il progetto di Benedetta Casagrande “All Things Laid Dormant”, spiegando che il suo lavoro ha particolarmente colpito: “per la potenza evocativa e poetica, per la coerenza, la maturità del linguaggio utilizzato che lo rendono un lavoro pronto a essere un libro”.

Oltre alle mostre arricchisce il Festival un calendario di appuntamenti che accompagnerà i visitatori dalle giornate inaugurali – 26, 27, 28 aprile – fino al 9 giugno.

In programma, oltre agli incontri con gli artisti, anche momenti di confronto con Mariangela Gualtieri, poetessa e scrittrice, Marco Paolini drammaturgo e scrittore, entrambi in dialogo con Loredana Lipperini scrittrice e giornalista. Inoltre presentazioni di libri, book signing, letture portfolio e [PARENTESI] BOOKFAIR, lo spazio dedicato agli editori indipendenti.

La terza edizione di FOTOFONIA, la declinazione musicale del festival curata da Max Casacci (produttore e fondatore dei Subsonica), ha come titolo Urban souls ed è dedicata alla Storia, al presente e al futuro di una musica italiana capace di fondere radici black e soul, con la complessità dei linguaggi urbani contemporanei, attraverso melodia e parole.

La serata di venerdì 26 aprile si aprirà con i giovanissimi napoletani Thru Collected, gruppo che oscilla tra i linguaggi metropolitani più contemporanei, per concludersi con il live dei Casino Royale, la band che per prima ha innescato una autentica rivoluzione riuscendo a fondere l’incisività melodica con le urgenze della cultura hip hop. Ospite dei Casino Royale sarà un’altra “anima urbana” – Venerus – celebre produttore, polistrumentista, cantautore milanese, oggi considerato il più importante protagonista di una certa scena “urban”.

Sabato 27 aprile ci si sposta in piazza San Prospero per il dj set dello stesso Venerusche trasformerà la piazza in una colorata dance hall senza confini spazio-temporali. Ad iniziare la serata sarà una giovanissima rapper, Alda. Anche in questa terza edizione di Fotofonia, dopo le precedenti presenze di Mario Tozzi e Stefano Mancuso, la scienza e la battaglia per l’ambiente saranno unite alla musica.

Domenica 28 aprile, alle 18 al Teatro Cavallerizza, Mariasole Bianco, biologa marina, divulgatrice scientifica e volto televisivo (Kilimangiaro, Rai3) parlerà di misteri e stupefacenti curiosità del grande oceano su un tappeto di suoni naturali creato da Max Casacci, da anni impegnato a trasformare in musica e ritmo, rumori e ambienti sonori della natura e della metropoli.

Anche per questa edizione il CIRCUITO OFF – l’evento collettivo e indipendente che arricchisce il Festival con una serie innumerevole di mostre diffuse in tutto il territorio cittadino – presenta progetti di fotografi professionisti accanto a giovani alle prime esperienze, appassionati e associazioni che dovranno misurarsi con il tema del fragile equilibrio tra Uomo e Natura esponendo i propri scatti in negozi, ristoranti, studi, cortili e case private, sedi storiche, gallerie d’arte. Parte di questo circuito è anche il progetto OFF@school che coinvolge le scuole di tutta la provincia di Reggio Emilia. Il 4 maggio è la serata dedicata al Circuito Off e in questo evento sarà decretato il vincitore del premio Max Spreafico a cui sarà data l’opportunità di produrre una nuova mostra ed esporla durante la prossima edizione di Fotografia Europea, nel 2025.

E Angelina Mango incanta il pubblico e vince Sanremo

La sera prima, sul palco, aveva cantato la canzone di suo padre La Rondine: applausi, lacrime e commozione per una interpretazione tra le migliori di questo Festival

Alla fine ha vinto lei, Angelina Mango, 22 anni, con la canzone La noia.

Nella serata delle cover aveva raggiunto il cuore del pubblico con una interpretazione bella e straziante di una canzone di suo padre. Sono certa che tutte le figlie che hanno perso un genitore premuaturamente hanno sentite proprie le parole che lei ha cananto, potente e vibrante, nella serata delle cover a Sanremo. «L a mia rondine andata via, il volo a metà, il mio passo nel vuoto». Testi e note entrati nel profondo del cuore, come accadeva quando cantava suo padre Pino, il cantautore lucano scomparso improvvisamente l’8 dicembre del 2014. Si era sentito male durante una esibizione a Policoro, la notte del 7 dicembre, era sceso dal palco ma, seppure subito soccorso, non aveva superato l’attacco di cuore. Angelina aveva appena 13 anni.

Tra i tanti capolavori del cantante pop sua figlia ha scelto una canzone che, pur scritta con altro significato, è caduta a pennello per quell’omaggio che voleva fare a suo padre. Cantata con l’anima prima che con la voce, come lei stessa ha dichiarato. sul palco di Sanremo. Non poteva esserci scelta migliore per parlare di un addio, del dolore, di sogni e assenze con cui misurarsi. E più di qualcuno, in platea e davanti alla tv, ha versato qualche lacrima mentre Angelina intonava quel «dove sei? Dove sei?» che riempiva l’Ariston e straziava i cuori. Suo padre volato «nel cielo sbagliato», non poteva ricevere tributo migliore. Con quel timbro così particolare che sua figlia ha ereditato anche da lui. E con quell’affetto e quella stima che lei, «in punta di piedi» ha voluto condividere con il mondo intero. Per lei la più lunga standing ovation del festival. Meritatissima.

Famiglia Cristiana

Il Festival di musica e arte sacra celebra il compositore Giacomo Carissimi

Un concerto del Festival di musica arte sacra a San Paolo fuori le Mura (archivio)

Presentata la 22.ma edizione della manifestazione promossa dalla Fondazione presieduta da Hans Albert Courtial, che prenderà il via il 4 novembre prossimo. Nell’edizione 2023, oltre ai concerti nelle basiliche papali, l’apertura sarà al Pantheon mentre la chiusura sarà dedicata al musicista gesuita romano a 350 anni dalla morte
Pierluigi Morelli – Città del Vaticano – Vatican News

Si aprirà il prossimo 4 novembre 2023 nella Basilica di S. Pietro in Vaticano, alle ore 12, il XXII Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra, un appuntamento oramai fisso dell’autunno romano, che si svolge in location monumentali tra Roma e Vaticano. La manifestazione è stata presentata ieri, 24 ottobre, in una conferenza stampa che ha visto gli interventi del presidente della Fondazione, Hans Albert Courtial, del cardinale Angelo Comastri, oltre ad altri ospiti come il sindaco di Assisi, Stefania Proietti, il rappresentante del Provinciale dei Frati Minori della stessa città, padre Simone Ceccobao, e il direttore del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, monsignor Stefan Heid, che sono intervenuti per testimoniare l’impegno della Fondazione nel ripristino e restauro di importanti opere d’arte, così come dell’istituzione di borse di studio per giovani archeologi e studiosi.

I concerti
Il primo appuntamento del Festival, che come abbiamo detto si apre a San Pietro in Vaticano, vedrà protagonista la musica di Wolfgang Amadeus Mozart, con la Kroenungmesse (Messa dell’incoronazione ) K 317, con il giapponese IlluminArt Chorus e l’Orchestra di Roma diretti dal maestro giapponese Tomomi Nishimoto. La Messa sarà presieduta dal cardinale Angelo Comastri. La sera stessa del 4 novembre, alle 21, nella Basilica di S. Maria ad Martyres, il Pantheon, il Guillou Consort con Juan Paradell Solé all’organo eseguirà la Missa Redemptionis di Lorenzo Perosi, sotto la direzione di mons. Valentino Miserachs Grau, preside emerito del Pontificio Istituto di Musica Sacra e già direttore della Cappella Musicale Liberiana.

Il 5 Novembre alle 21 il Festival vedrà come protagoniste la Basilica di San. Paolo Fuori le Mura e la musica di Ludwig van Beethoven, con la Sinfonia n° 9. Qui oltre ai quattro cantanti solisti, riascolteremo l’IlluminArt Chorus e l’Orchestra di Roma diretti da Tomomi Nishimoto. Il giorno seguente, 6 novembre, sempre alle 21, sarà la volta della Basilica di S. Maria Maggiore, dove i cantori della Venerabile Cappella Musicale Liberiana si uniranno al Coro e Orchestra della Cappella Ludovicea sotto la direzione di Ildebrando Mura per l’esecuzione del mottetto Ave Verum k 618 e del Requiem k 626 di Wolfgang Amadeus Mozart.

L’omaggio a Carissimi
Chiuderà la manifestazione, il 7 novembre alle 21, un concerto nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio, dove l’ensemble Seicentonovecento diretto dal suo fondatore, Flavio Colusso, eseguirà musiche di Giacomo Carissimi, gesuita e compositore tra i più celebri della Roma del ‘600, definito anche Maestro dell’Europa musicale. Il concerto sarà un’ideale anticipazione delle celebrazioni per il 350.mo anniversario della morte del compositore, avvenuta a Roma nel 1674.