Gmg 2023. Il Papa a Fatima: preghiera silenziosa per la pace con dolore

Il portavoce Matteo Bruni ha spiegato che Francesco, pur non leggendo i testi, ha invocato pace “con dolore” in silenzio. “Maria ci è vicina e segnala a Gesù le nostre necessità”, l’omelia del Papa
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Il Papa a Fatima: preghiera silenziosa per la pace con dolore

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Una preghiera silenziosa per la pace, con un nuova consacrazione della Chiesa e del mondo, specie i Paesi in guerra, a Maria. Questa è stata l’intenzione del Papa, durante la sua visita di questa mattina al santuario di Fatima. Lo ha detto il direttore della Sala Stampa Vaticana, Matteo Bruni, ai giornalisti che gli chiedevano come mai Francesco non avesse pronunciato la preghiera per la pace, limitandosi solo a poche frasi dell’omelia scritta e parlando a braccio in spagnolo. “Posso confermare – le sue parole – che il Papa mi ha detto di aver pregato in silenzio e con dolore per la pace. I suoi sentimenti sono rispecchiati nel tweet pubblicato sul profilo ufficiale qualche ora dopo la visita”. Nel tweet infatti si legge: “O Maria, noi ti amiamo e confidiamo in te. E a te, ora, nuovamente ci affidiamo. Con cuore di figli ti consacriamo le nostre vite, per sempre. Ti consacriamo la Chiesa e il mondo, specialmente i Paesi in guerra. Ottienici la pace. Tu, Vergine del cammino, apri strade dove sembra che non vi siano. Tu, che sciogli i nodi, allenta i grovigli dell’egoismo e i lacci del potere. Tu, che non ti lasci mai vincere in generosità, riempici di tenerezza, colmaci di speranza e facci gustare la gioia che non passa, la gioia del Vangelo”.

Quanto alla decisione di non seguire i testi scritti, molto frequente in questo viaggio, Bruni, ha risposto: “Nessun problema di vista. Il Papa sta bene e parla sempre da pastore anzitutto al popolo che ha di fronte e a cui si rivolge. Il rosario in sé era una preghiera per la pace, esplicitata nelle intenzioni del quarto mistero” (il quarto mistero gaudioso, la presentazione di Gesù al Tempio, ndr). “La preghiera l’ha sostituita con l’Ave Maria, in un santuario mariano”.

Nel discorso pronunciato a braccio il Papa ha inventato un nuovo titolo per Maria. “Nostra Signora che va in fretta”. Lo ha coniato davanti alla statua della Madonna, nella Cappellina delle Apparizioni, per far comprendere ai 200mila fedeli che hanno appena finito di recitare il Rosario con lui la grande sollecitudine della Vergine in tutte le situazioni della storia e delle nostre vite. Francesco anche nel luogo delle apparizioni mariane del 1917 chiede una Chiesa aperta a tutti, uno dei leit motiv di questi giorni in Portogallo. E prende spunto proprio dalla questa Cappellina. “Accogliente e senza porte – dice -, è un santuario a cielo aperto, nel cuore di questa piazza che evoca un grande abbraccio materno. Così sia nella Chiesa, che è madre: porte aperte per tutti, per facilitare l’incontro con Dio; e posto per tutti, perché ognuno è importante agli occhi del Signore e della Madonna”.

 

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Maria, aggiunge poi, “va in fretta per stare vicino a noi. E così accompagna la vita di Gesù. Mai è protagonista. Ella ci accoglie e segnala a Gesù. Non fa altro. E lo fa in fretta. Maria proprio qui – ricorda – si fece presente in modo speciale. E allora davanti a lei oggi pensiamo: che cosa mi sta segnalando? Che c’è nella tua vita che ti preoccupa, che ti commuove, che ti interessa? E lei lo segnala a Gesù”. Infine conclude chiedendo un applauso di saluto per la Vergine e recitando un’altra Ave Maria insieme con il popolo.

Proveniente da Lisbona, dove è in corso la 37.ma Giornata mondiale della Gioventù, che stasera vivrà uno dei suoi momenti più intensi con la Veglia, Francesco era giunto in elicottero a Fatima intorno alle 8,40, per recitare il Rosario insieme con un centinaio di giovani ammalati e sei detenuti del carcere di Leiria, che infatti sono con lui nella Cappellina delle apparizioni.
Festosa l’accoglienza lungo le strade della cittadina portoghese e sulla grande spianata del santuario, gremita di fedeli. Il Papa passa sulla papamobile, baciando diversi bambini che gli vengono presentati, quindi sulla piazza scende un clima di profondo raccoglimento. Francesco per primo si ferma per la sua preghiera silenziosa davanti alla statua della Vergine, quindi dona un rosario d’oro e infine comincia il Rosario.

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Tanti avevano passato la notte davanti alla Cappellina delle apparizioni, dormendo nei sacchi a pelo, incuranti anche del fatto che non lontano era in corso un grande incendio. E infatti il cielo a prima mattina era oscurato da nuvole rossastre, mentre il vento faceva volare nell’aria frammenti di cenere. Francesco si è immerso nel clima orante e quando ha preso la parola, dopo il saluto del vescovo di Leiria-Fatima, José Ornelas, ha parlato dello stile di Maria, che accoglie, accompagna e presenta a Gesù. Alla fine della preghiera è tornato a Lisbona sempre in elicottero.

Il messaggio di Fatima. Francesco e Giacinta Marto tra i 36 nuovi santi

Giovedì prossimo in Vaticano Papa Francesco presiederà la celebrazione dell’Ora Terza e il Concistoro ordinario pubblico per la canonizzazione di 36 nuovi santi. Tra loro anche i fratelli Francesco e Giacinta Marto che insieme a Suor Lucia Dos Santos ebbero a Fatima le apparizioni della Vergine, di cui quest’anno cade il 100.mo anniversario. Per capire l’importanza della canonizzazione di questi due pastorelli Federico Piana ha intervistatoAntonino Grasso, mariologo, docente all’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘San Luca’ di Catania ed esperto di Fatima

da radio vaticana

R. – E’ tutto collegato con il mistero e le apparizioni e il messaggio di Fatima. Quando i veggenti testimoniano con la loro vita che seguono le indicazioni del messaggio della Vergine e raggiungono le più alte vette della santità è chiaro che sono una testimonianza concreta della veridicità delle apparizioni che hanno affermato. Quindi è importante sotto questo aspetto la canonizzazione dei due pastorelli perché essi, ricevuto il messaggio della Vergine, lo hanno praticato nella loro brevissima vita, seguendo le indicazioni soprattutto della Vergine che indicava loro di pregare per la pace ma soprattutto di sacrificarsi per i peccatori.

D. – Questo fu chiesto direttamente dalla Madonna in un’apparizione…

R. – In una delle apparizioni la Vergine affermò che molte anime andavano all’inferno facendo vedere loro la drammaticità di quella realtà. E quindi i pastorelli offrirono la loro vita e tutti i loro sacrifici e le sofferenze delle loro malattie perché si salvassero il numero più alto di anime possibile. Quindi esse hanno testimoniato con la santità della loro vita la veridicità del messaggio e delle apparizioni della Vergine.

D. – Qual è la spiritualità di questi due pastorelli?

R. – Giacinta coltivava tre amori: l’Eucaristia, il cuore immacolato di Maria e il Santo Padre. Era molto volenterosa nel mortificarsi. Usò una corda cinta ai fianchi per penitenza fino a quando, temendo che fosse scoperta, pochi giorni dopo essersi ammalata, la consegno a Lucia che la bruciò. Si sedeva per terra o su una pietra e assorta cominciava a ripetere: “Quanto dispiacere ho per le anime che vanno all’inferno”. E per questo piangeva, pregava e si sacrificava continuamente per loro. Per i peccatori Giacinta accettò la malattia, gli alimenti e le medicine che tanto le ripugnavano, il sacrificio di separarsi dalla famiglia, di andare nei vari ospedali e perfino ciò che più la terrorizzava: l’idea di morire sola, cosa che di fatto avvenne. Francesco fu molto colpito spiritualmente dalla compassione per la sofferenza degli altri. Non di rado fu sorpreso dai cuginetti dietro a una parete o una siepe dove di nascosto si era rifugiato in ginocchio a pregare o a pensare a Gesù, triste, come diceva, a causa dei tanti peccati. E facendo preghiere e penitenze per la salvezza delle anime che offendono Dio Francesco si sentiva attratto dall’amore divino e sua grande preoccupazione era soprattutto quella di consolare nostro Signore. Possiamo quindi concludere come abbiamo affermato all’inizio che la santità dei due pastorelli è stata una conferma anche della vitalità salvifica e dell’attualità del messaggio loro trasmesso dalla Vergine.

 

Papa a Fatima il 12 e 13 maggio 2017 nel centenario delle apparizioni

E’ ufficiale: Papa Francesco si recherà il prossimo anno in pellegrinaggio al Santuario di Nostra Signora di Fátima, in occasione del centenario delle Apparizioni della Beata Vergine Maria alla Cova da Iria. Lo rende noto della Sala Stampa vaticana. Accogliendo l’invito del Presidente della Repubblica e dei Vescovi portoghesi, il Papa sarà a Fatima dal 12 al 13 maggio 2017

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Ratzinger: il Terzo Segreto di Fatima è stato interamente pubblicato

Il Papa emerito, Benedetto XVI, interviene per parlare del Terzo Segreto di Fatima e ribadisce che è stato interamente pubblicato. La comunicazione da parte di Joseph Ratzinger arriva attraverso un comunicato della sala stampa vaticana. Alcuni articoli apparsi recentemente avevano infatti riportato dichiarazioni attribuite al professor Ingo Dollinger, secondo cui Ratzinger, dopo la pubblicazione del Terzo Segreto di Fatima (avvenuta nel giugno 2000), gli avrebbe confidato che tale pubblicazione non è stata completa.

A tale proposito, il Papa emerito Benedetto XVI comunica – si legge nel Bollettino della Santa Sede – «di non aver mai parlato col prof. Dollinger circa Fatima», afferma chiaramente che le esternazioni attribuite al professor Dollinger su questo tema «sono pure invenzioni, assolutamente non vere» e conferma decisamente: «la pubblicazione del Terzo Segreto di Fatima è completa».

E dal canto suo il Papa emerito Benedetto XVI «sta bene» anche se debbono essere considerati i suoi 89 anni. «Prega, ama studiare e leggere, si dedica alla corrispondenza, cammina per il rosario nei giardini vaticani, riceve visite». Lo riferisce il segretario, monsignor George Gaenswein, a margine della presentazione di un libro sul pontificato di Joseph Ratzinger alla Gregoriana.

«Si potrà vederlo tra non molto», ha aggiunto. Il 29 giugno Ratzinger compie 65 anni di sacerdozio. «Vedremo che cosa si riuscirà ad organizzare. È un’occasione oggettiva che fa sperare di poterlo vedere e di dimostrare – ha aggiunto Gaenswein scherzando – che la mia frase sulla candela era stupida».

Ad un settimanale italiano infatti il segretario del Papa emerito aveva detto che Benedetto è come una candela che si sta spegnendo piano piano. «Non sapevo che in italiano potesse avere un significato negativo. Dire che è come una candela significa che la forza della sua luce è la stessa», ha spiegato.

Il Papa emerito «è sereno, è in pace con il Signore, con sé stesso e con il mondo», ha aggiunto monsignor Gaenswein. Continua a ricevere persone ma negli ultimi tempi ha dovuto rallentare il flusso delle visite «perché ogni giorno arrivano tantissime lettere da leggere e troppi libri, anche manoscritti».

Parlando della situazione dopo le dimissioni Gaenswein, nel corso della presentazione del libro alla Gregoriana di don Roberto Regoli, ha detto che «c’è un unico Papa ma due successori di Pietro viventi, non in un rapporto concorrenziale ma entrambi con una presenza straordinaria».

Ha anche ripercorso il momento in cui fu eletto pontefice: «Posso essere un superteste: mai, mai, negli anni precedenti aveva premuto per essere al più alto posto della Chiesa cattolica. E infatti lui stesso confidò che quando capì che stava per essere eletto fu uno choc».

 

Tra le cose che più lo addolorarono negli ultimi anni da Papa «non furono tanto gli attacchi malevoli quanto il tragico incidente nel quale morì Manuela Camagni, una delle Memores Domini» che lo assistevano, nel 2010. «Soffrì anche per il tradimento di Paolo Gabriele ma, lo ribadisco ancora una volta, non si è dimesso a causa del povero e malguidato assistente di camera né per i Vatileaks. Nessun traditore, o corvo, o qualsivoglia giornalista, avrebbe potuto spingerlo alle dimissioni. Era uno scandalo troppo piccolo rispetto a una decisione così grande».

E allora Gaenswein ricorda che proprio Ratzinger spiegò, fin dal primo momento, che la decisione delle dimissione era stata presa perché «consapevole che venivano meno le forze necessarie per un compito cosi gravoso».

E per il Prefetto della Casa Pontificia «oggi non ci sono due Papi ma un ministero allargato con un membro attivo e un membro contemplativo. È come se Benedetto XVI avesse fatto un passo `di lato´ per fare spazio al successore e a una nuova tappa del papato che continua a sostenere con la sua preghiera», lì stesso dove è Papa Francesco, «nei giardini vaticani».

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