Europei di Atletica. Jacobs scende in pista per il riscatto

La semifinale di Marcell Jacobs è in programma alle ore 20:45. Giupponi bronzo nei 35 km marcia
 Jacobs scende in pista per il riscatto

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 tutto pronto per il debutto di Marcell Jacobs gli Europei di atletica leggera in corso a Monaco di Baviera. Il campione olimpico scenderà in pista nella seconda giornata e si giocherà tutto in una sera: dopo aver risparmiato le batterie di lunedì grazie al suo piazzamento tra i primi dodici delle liste stagionali, correrà nella terza delle tre semifinali e poi nell’eventuale finale. In semifinale sarà in quarta corsia, accanto al francese da 9.99 Meba Mickael Zeze (in quinta). Per Jacobs è l’occasione del riscatto dopo Eugene, dove non è riuscito ad essere protagonista a causa di vari problemi fisici.

La semifinale di Marcell Jacobs è in programma alle ore 20:45 e poi l’eventuale finale alle ore 22:15. L’evento sarà visibile in diretta tv sui canali della Rai (semifinale su Rai Sport e finale su Rai 2) e sarà disponibile anche in diretta streaming su Rai Play.

Intanto è arrivata la prima medaglia per l’Italia: è il bronzo nella 35 km di marcia di Matteo Giupponi, che conquista il podio in 2h30:34 dopo una gara condotta nelle posizioni di vertice.

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Europei, l’Italia campione è rientrata a Roma

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(ANSA) – FIUMICINO (ROMA), 12 LUG – L’Italia campione d’Europa di calcio è arrivata a Roma. L’A319 dell’Alitalia, volo AZ 9001, proveniente da Londra Luton è atterrato all’aeroporto di Fiumicino alle 6:06.    Un boato quando Mancini e Chiellini sono apparsi in cima alle scalette dell’aereo. È quello tributato dalle decine di operatori aeroportuali che si sono radunati sotto il velivolo con applausi e cori. Il più scatenato Bonucci, che ha intonato “I campioni dell’Europa siamo noi”. Foto ricordo e ringraziamenti a tutti gli azzurri, apparsi entusiasti e commossi. I campioni d’Europa sono stati accolti da un maxi striscione di Aeroporti di Roma con la scritta “Grazie azzurri” e da uno dei commissari di Alitalia, Daniele Santosuosso. I calciatori e lo staff sono stati prelevati direttamente sottobordo dell’aereo e sono saliti sul pullman che ha poi lasciato alle 6.30 lo scalo romano, sottonutrita scorta delle forze dell’ordine, da un varco decentrato diretti in hotel. Da lontano fino alla piazzola del velivolo gli echi delle trombe dei circa 300 tifosi nella zona arrivi, che però non hanno potuto vedere gli azzurri transitare. (ANSA).

Calcio. Azzurri campioni d’Europa, la vera Regina è l’Italia

Gli azzurri di Mancini sconfiggono la malasorte e la paura di non farcela e ribaltano l’Inghilterra passata in vantaggio dopo soli due minuti. Un Paese in festa per una vittoria attesa dal 1968
L'esultanza degli azzurri dopo la decisiva parata di Donnarumma che ha regalato la Coppa europea all'Italia

L’esultanza degli azzurri dopo la decisiva parata di Donnarumma che ha regalato la Coppa europea all’Italia

Il pianto degli italiani. Di rigore. Centoventi minuti abbondantissimi dopo il canto degli italiani. In quell’abbraccio carico di lacrime tra il ct Mancini e il capo delegazione Vialli c’è tutto. La tensione, la forza, la paura di perdere il traguardo a pochi metri. Donnarumma l’uomo in più, il portiere pararigori. Suo il merito di avere neutralizzato due penalty proprio ai rigoristi inseriti da Southgate alla fine del secondo tempo supplementare. Finisce così 4-3 per gli azzurri dopo l’1-1 dei 120 estenuanti minuti. «Siamo stati bravi, abbiamo preso il gol subito ma piano piano abbiamo preso la partita. I ragazzi bravissimi. Questa vittoria è importante per tutta la gente, per tutti i tifosi. Spero che in Italia stiano festeggiando. Ora siamo davvero felici» ha detto faticando a domare una emozione alle stelle il ct Mancini, artefice di questo meraviglioso successo che cancella l’umiliazione della mancata qualificazione agli ultimi Mondiali e restituisce agli italiana orgoglio e felicità. Un riscatto nazionale anche per una pandemia che dell’Italia ha fatto uno dei Paesi più martoriati. Così quando capitan Giorgio Chiellini alza la Coppa è una intera nazione a rialzarsi non solo idealmente.

 

 

Non solo simbolica anche la presenza in tribuna a Wembley del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che con differente calore rispetto all’iconico predecessore Sandro Pertini aveva dato inizio all’esultanza dopo il gol del pareggio di Bonucci. Quello che rimetteva le cose a posto dopo l’inizio traumatico che insieme alla pioggia battente e al tifo sfrenato del dodicesimo uomo londinese, il pubblico, sembrava davvero in grado di far evaporare il sogno azzurro. Ed è tutto anche in quel «Guarda mamma» urlato dall’ultimo entrato Florenzi mostrando la medaglia di campione d’Europa appena ricevuta. Ma il primo a ricevere la medaglia dalle mani del presidente Uefa Ceferin è stato Spinazzola, in campo con le stampelle dopo l’infortunio al tendine d’Achille. Un’immagine destinata anch’essa a entrare nella storia. Di questa nazionale e di questa Italia che rivede la luce. Azzurra e tricolore.

Avvenire

Dai Italia, giocala con cuore impavido. Alle 21 la partita anche dai Chiostri parrocchia S. Agostino Reggio Emilia

LA NAZIONALE

Calling Londra, parla l’Italia. Missione possibile: scacco alla Regina. «Vogliamo divertirci», così Roberto Mancini. Wembley, Italia-Inghilterra, ore 21. Finale dell’Europeo segnato dal Covid, il primo itinerante, tra la retorica della ripartenza, stadi mezzi vuoti, mezzi pieni, ansie, sogni. Mancini è fiducioso. Ha twittato: «Siamo una squadra che ha avuto il coraggio di divertirsi. Manca l’ultimo passo. Facciamolo insieme ». Anche la Scozia indipendentista tifa per il Mancio. The National l’ha messo in prima pagina, versione Braveheart, titolando: «Sei la nostra ultima speranza». Inteso: di battere gli inglesi. Cuore impavido Mancini: «Se siamo arrivati fin qua ci sarà un motivo. Sarà una partita difficile dovremo essere concentrato sul nostro gioco».

Se bisogna dar retta agli inglesi – massì, il calcio l’hanno inventato loro – allora Wembley è il reparto maternità del pallone, la cattedrale di una religione che ha fatto discepoli in tutto il mondo. «A Wembley batte il cuore del calcio», ha detto una volta Pelè. Nel pentolone della vigilia bollono allusioni, dietrologie, tesi complottistiche che questa sera al triplice fischio finale diventeranno fuffa, nella migliore delle ipotesi, o alibi, nella peggiore. Cinquantatre anni dopo, aver vinto il nostro unico Europeo – era il 1968 – siamo pronti. Con un’altra piccola grande rivoluzione: quella del bel gioco. Mancini parla di «coraggio di divertirsi». Confermata la squadra-base, giocano i titolari scesi in campo contro la Spagna. Emerson terzino sinistro, Chiesa e- sterno d’attacco a destra. E Immobile centravanti. «Spero di vincere da ct quello che non ho vinto da giocatore». La strategia: recupero palla, verticalizzazioni improvvise. È il segreto dell’Italia che è arrivata fin qui. Il calendario ci offre un assist. L’11 luglio è un giorno indimenticabile nel grand romanzo azzurro. Trentanove anni fa – l’11 luglio 1982 – l’Italia di Bearzot vinceva il Mondiale più iconico di sempre.

La tradizione di sfide con l’Inghilterra comincia nel 1933 con un pareggio. Quattro decenni senza vittorie per noi. L’anno d’oro è il 1973. Due amichevoli, ma di enorme portata. La prima a giugno, al Comunale di Torino: 2-0 per l’Italia, la prima vittoria contro gli inglesi la firmano Anastasi e Capello. Nel novembre di quell’anno Capello – ancora lui – profanò per primo il tempio di Wembley e segnò un gol che scaldò di orgoglio le migliaia di italiani che lavoravano in Inghilterra, quando gli emigranti eravamo noi e non altri. Camerieri a chi? Ora gli inglesi ci temono, guardano con rispetto alla Nazionale di Mancini, eppure restano legati ai soliti luoghi comuni. Spaghetti, mandolino e catenaccio. Gary Lineker, ex campione, volto della BBC, 8 milioni di follower su Twitter, un po’ ci marcia: «L’Italia fa sempre l’Italia», ha detto. Arriviamo a questa finale stanchi, dopo quaranta giorni di bolla, sei partite giocate, due con la coda dei supplementari. L’Inghilterra ha la miglior coppia di attaccanti del torneo (Harry e Sterling, 4+3 gol finora), la difesa più solida (un solo gol subito, tra l’altro su punizione) e un paio di potenziali fuoriclasse (Foden e Grealish). E’ una squadra equilibrata, forte, ma con un gioco prevedibile. E quindi battibile. Il premier Boris Johnson ha promesso un giorno di festa, un Bank Holiday, se l’Inghilterra vincerà il torneo. Football’s coming home, come da ritornello inglese in queste settimane. A Londra aspettano il D-Day dal 1966, quando l’Inghilterra di Alf Ramsey, con Bobby Charlton e Geoff Hurst in campo, vinse l’unico titolo mondiale della sua storia. La pressione è altissima, a Wembley è annunciato il sold out. Circa un migliaio i tifosi partiti dal-l’Italia, almeno altri 5.000 i residenti in Inghilterra che tiferanno per il tricolore. Ma Wembley sarà un catino. Leonardo Bonucci è carico: «Il pubblico non ci spaventa ». Il presente è un Europeo da vincere. Il futuro è Italia. Mancini ha rinnovato il contratto fino al 2026, gli azzurri hanno già fissato i prossimi due obiettivi: a settembre la semifinale della Nations League con la Spagna, nell’inverno del 2022 il Mondiale in Qatar. Comunque vada Mattarella, che sarà in tribuna a Wembley, aspetta gli azzurri al Quirinale. È il giusto riconoscimento agli azzurri per quanto fatto finora, per l’entusiasmo messo in circolo, per il feeling ritrovato con gli italiani.

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Questa sera a Londra l’atto finale di Euro 2020 contro gli inglesi Solo 6mila tifosi italiani a Wembley ma gran parte d’Europa fa il tifo per gli azzurri Mancini dà la carica: «Divertiamoci insieme»

L’esultanza degli azzurri pronti per la finale di questa sera con l’Inghilterra Roberto Mancini in versione Braveheart sulla prima pagina del quotidiano indipendentista scozzese ‘The National’