Beati 40 martiri albanesi. L’annuncio alla presentazione del libro “Don Ernest Simoni, dai lavori forzati all’incontro con Francesco”

Papa Francesco proclamerà presto beati 40 martiri albanesi, due dei quali uccisi nei primi del ‘900 e 38 (tra cui due vescovi) nella seconda metà del secolo scorso, sotto il dittatore comunista Enver Hoxa. Lo ha annunciato monsignor Marcello Semeraro, segretario del Consiglio dei 9 cardinali e membro della Congregazione delle Cause dei Santi, intervenuto alla presentazione del libro-intervista “Don Ernest Simoni, dai lavori forzati all’incontro con Francesco”, che racconta, con l’aiuto del vaticanista di Avvenire Mimmo Muolo, la vicenda dei tanti preti e religiosi sottoposti a terribili persecuzioni nel Paese delle Aquile. “Documenti storici – ha detto il presule – dimostrano con certezza che per tutti la morte avvenne per ‘odium fidei’, 20 furono fucilati e i loro corpi lasciati alle intemperie senza sepoltura e 18 in conseguenza delle torture e persecuzioni. Non manco’ nulla di quanto di diabolico puo’ concepire la mente umana. La madre di un prete imploro’ i carnefici: ‘uccidetemelo, vi pago i proiettili, ma non fatelo soffrire ancorà. Tutti i martiri dimostrarono una eccezionale fermezza d’animo, in questa Via Crucis lunga e straziante, fatta di indicibili tormenti: la corrente elettrica, il sale nella bocca, la testa nell’acqua gelata per giorni. E infatti nessuno di loro accetto’ di staccarsi dalla Santa Sede per mettere fine a quei tormenti, come gli veniva suggerito dagli aguzzini”.
Monsignor Semeraro ha raccontato di “aver potuto seguire dopo la liberazione del 1991 i primi passi della Chiesa di Scutari per ricostruire la vicenda dei martiri dell’Albania”. “Come vescovo di Oria – ha spiegato il presule – avevo avviato rapporti di fraternita’ e aiuto inviando sacerdoti anche per impiantare e condurre a termine quella ricerca, materiale preparato per processo canonizzazione. E il racconto che ne e’ scaturito, la ‘positio’ della causa sulla base della quale il Papa prendera’ presto la sua decisione, lascia senza fiato: tra le grandi persecuzioni anticristiane del secolo passato, quella di Albania e’ stata la piu’ dura e atroce. Abbiamo gia’ figure martiriali che fanno riferimento alle persecuzioni dei nazisti, e a quelle spagnola e messicana. Ma fino a quando non si e’ concluso questo processo non avevamo un’idea precis di quel che e’ accaduto in Albania dove si e’ superata l’effaretezza del nazismo e dello stalinismo. E’ stata una mente diabolica a partorire tutto questo”. Monsignor Semeraro ha voluto infine rendere omaggio a don Simoni, unico sopravvissuto dei sacerdoti martiri, ricordando che accanto al martirio riconosciuto di chi ha subito la morte per odio contro la fede. “Nella Chiesa antica – ha ricordato – anche chi per particolari ragioni e’ sopravvissuto alle torture e agli strazi a cui e’ stato sottoposto. A tutti costoro veniva riconosciuto uno statuto particolare di intercessione, qualcosa che in questo Anno della Misericordia e’ molto importante e va tenuto in grande conto”.
Alla presentazione e’ intervenuto anche don Marco Gnavi, parroco di Santa Maria in Trastevere e responsabile dell’Ufficio per il dialogo ecumenico e interreligioso del Vicariato di Roma il quale ha voluto attualizzare il tema ricordando i martiri di oggi per mano dell’Isis e i cristiani in fuga da Siria e Iraq. E ha sottolineato che “negli anni ’90, quando l’Albania ha ritrovato la liberta’ in Italia si grido’ all’invasione, ma oggi i 20 mila albanesi che vivono in Italia sono stimati e non creano alcun problema”.
“Questa mattina – ha riferito il vaticanista Muolo – Papa Francesco ha riconosciuto don Ernest Simoni all’Udienza Generale e ha voluto baciargli le mani, sottraendosi lui allo stesso gesto che l’anziano sacerdote voleva compiere per rendere omaggio al Pontefice”. Un gesto quello di Bergoglio  che, secondo il giornalista di Avvenire, “certifica quanto affermato da monsignor Semeraro, cioè che sono martiri anche i sopravvissuti alle persecuzioni di ieri e di oggi”. “È con un bacio sulle mani – conferma l’Osservatore Romano – che Francesco ha accolto stamani don Ernest Simoni, il sacerdote albanese che ha passato ventotto anni in prigione: il Papa, commosso, lo aveva già abbracciato il 21 settembre 2014 a Tirana, dopo aver ascoltato la storia della sua persecuzione durata undicimila giorni, durante i quali don Ernest è stato sottoposto a torture e lavori forzati”.

Un Calvario iniziato nella notte di Natale del 1963 quando, per il semplice fatto di essere prete, il sacerdote era stato arrestato e messo in cella di isolamento, torturato e condannato a morte. Al suo compagno di cella ordinarono di registrare “la prevedibile rabbia” del peigioniero contro il regime: ma don Ernest ebbe solo parole di perdono e di preghiera per i suoi aguzzini. E così la pena venne commutata in venticinque anni di lavori forzati, nelle miniere e nelle fogne di Scutari, durante i quali ha celebrato la messa a memoria in latino e ha anche distribuito la comunione. Finalmente il 5 settembre 1990 è arrivata la libertà e don Ernest ha ricominciato la sua attività pastorale che, confida, in realtà non aveva mai interrotto, “ma solo vissuto in un contesto speciale”. E il suo primo atto è stato quello di confermare il perdono ai suoi aguzzini.

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