Il design entra alla Sacra Famiglia: i disabili nuovi creativi

Alessandro Guerriero alla Sacra Famiglia

Una sedia non è solo una sedia. Ma  un canovaccio per esprimere personalità diverse e un mondo complesso, come quello dei disabili. Accade grazie al design. Un protagonista internazionale, Alessandro Guerriero, ha deciso di coinvolgere nel suo lavoro creativo proprio le persone con disabilità, presentandosi con un progetto ambizioso nel laboratorio di terapia occupazionale della Sacra Famiglia di Cesano Boscone. Gli ospiti della Fondazione saranno impegnati a costruire, decorare e abbellire una serie di sedie progettate da Guerriero, che in passato ha dato vita tante volte a iniziative sociali (dei laboratori di falegnameria, pelletteria e cartotecnica creati all’interno del carcere di San Vittore negli anni ’90, ai progetti sul fronte del disagio psichico).

Guerriero ha progettato un prototipo di sedia in legno che verrà realizzato nel laboratorio di falegnameria della Sacra Famiglia. Gli ospiti della Fondazione provvederanno a colorare le sedie liberamente o ad aggiungere oggetti o stoffe seguendo la propria ispirazione e creatività. Con un obiettivo importante: il prossimo Salone del Mobile.

(Alcuni ospiti della Fondazione impegnati nel laboratorio di falegnameria con il designer Alessandro Guerriero)

“Questo progetto – ha spiegato il direttore della Fondazione Sacra Famiglia, Paolo Pigni – permetterà a ciascuno dei nostri ospiti di esprimere la propria creatività. La sedia è unica, ma le varianti saranno molteplici. Misurarsi con nuove sfide gioverà ai loro percorsi educativi e al loro benessere psicofisico”. La collaborazione con Alessandro Guerriero inaugura un programma di iniziative e di eventi raccolti sotto il nome Fragilèforte.

“Sono convinto – ha detto Guerriero, che nel 2013 ha fondato Tam-Tam, scuola di arti visive che si sviluppa attraverso workshop gratuiti, durante i quali giovani e maestri lavorano insieme – che nelle discipline estetiche i difetti delle persone possono diventare pregi. Questo trasformare i limiti in metodo di lavoro io lo chiamo Fragilismo. Anche un’esperienza di fragilità umana può generare arte proprio a partire dalle caratteristiche e dalle qualità delle persone, che devono essere lasciate libere di emergere. Uno dei miei obiettivi è quello di non distinguere tra chi insegna e chi impara”.

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