Covid, il ritorno del virus: boom di casi in Italia. Salgono i contagi nel mondo: +80% nell’ultimo mese

​Covid, il ritorno del virus: boom di casi nel mondo, cresciuti dell'80% negli ultimi 28 giorni

Stop all’isolamento obbligatorio, ma è consigliato ai positivi di restare a casa: è quanto prevede una circolare del ministero della Salute, firmata del direttore generale della Prevenzione Francesco Vaia nella quale si danno indicazioni in seguito alla norma approvata nell’ultimo Consiglio dei Ministri. La circolare arriva poco dopo la pubblicazione del bollettino dello stesso ministero che rende noto l’aumento, per la terza settimana consecutiva, dei casi e delle vittime di Covid in Italia. Ed è un vero boom di casi nel mondo, cresciuti dell’80% negli ultimi 28 giorni pari a 1,5 milioni in più, secondo i dati dell’Oms, mentre i decessi sono stati 2.500, in diminuzione del 58%.

Covid, Eris in Italia: è la seconda variante più diffusa al mondo. Dalla voce rauca agli starnuti: i sintomi (senza febbre)​

Le raccomandazioni
La circolare del ministero della Salute raccomanda di osservare le stesse precauzioni valide per prevenire la trasmissione della gran parte delle infezioni respiratorie. In particolare è consigliato, tra l’altro, indossare una mascherina chirurgica o FFP2, se si entra in contatto con altre persone. Se si è sintomatici, rimanere a casa fino al termine dei sintomi. Applicare una corretta igiene delle mani. Evitare ambienti affollati. Evitare il contatto con persone fragili, immunodepresse, donne in gravidanza, ed evitare di frequentare ospedali o RSA se si è persona fragile o immunodepressa, se i sintomi non si risolvono dopo 3 giorni o se le condizioni cliniche peggiorano.

I dati in Italia
Nell’ultima settimana (4-10 agosto) i casi in Italia sono passati, secondo il bollettino settimanale del ministero della Salute, a 6.056 unità, contro i 5.732 della settimana precedente (+5,7%), mentre sono stati 65 i decessi in 7 giorni, il 58,5% in più rispetto alla settimana precedente (erano 41). In Italia sono in crescita anche l’incidenza settimanale e l’indice Rt. Secondo i dati della Sorveglianza Integrata Covid-19 dell’Iss, l’incidenza è passata da 8 casi per 100mila abitanti (settimana dal 24 al 30 luglio) a 10 casi (dal 31 luglio al 6 agosto).

L’impatto sugli ospedali
Lieve calo anche per l’indice di trasmissibilità (Rt), basato sui casi con ricovero ospedaliero: al primo agosto è stato pari a 1,14 in leggero aumento rispetto alla settimana precedente (Rt 1,07 al 25 luglio). «È complessivamente basso l’impatto sugli ospedali, con un tasso di occupazione dei posti letto stabile sia nelle aree mediche che nelle terapie intensive», si legge nel documento.

Gli Stati più colpiti
Ben superiore l’aumento dei casi nel mondo negli ultimi 28 giorni: a trainarli è la regione del Pacifico occidentale (che comprende anche Cina, Giappone e Australia), con un incremento del 137%, mentre è diminuito in cinque delle 6 regioni dell’Oms (in Europa -46%). Nello stesso arco di tempo, il numero di nuovi decessi segnalati è diminuito in tutte e sei le regioni, con un -71% per la Regione Europea. Riguardo ai singoli Paesi, il numero più alto di nuovi decessi giornalieri è segnalato dal Brasile (500) e dalla Repubblica di Corea (340). Nuovi casi in crescita soprattutto nella Repubblica di Corea (1.278.065, +243%), l’Italia è quinta con 15.769 casi.

La variante Eris
Continua poi a crescere la variante EG.5 o Eris. A partire dal 9 agosto 2023, è stato segnalata 48 paesi. La prevalenza continua ad aumentare, passando dal 7,5% nella settimana 25 al 17,4% nella settimana 29. Tuttavia, precisa l’Oms, «sulla base delle prove disponibili, il rischio per la salute pubblica è valutato come basso e in linea con il rischio associato alle varianti XBB.1.16 e XBB.1.5».
Il Mattino 

Inchiesta. Conte, Speranza, Fontana, Brusaferro. A Bergamo tutti indagati per il Covid

Conte, Speranza, Fontana, Brusaferro. A Bergamo tutti indagati per il Covid
La lista degli indagati, già da sola, è di quelle capaci di terremotare il mondo della politica e delle istituzioni: ci sono l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana (con l’ex assessore al Welfare Giulio Gallera) e ancora il presidente dell’Istituto superiore della sanità Silvio Brusaferro, il presidente del Consiglio superiore della sanità Franco Locatelli, l’allora capo della Protezione Civile Angelo Borrelli e Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico nella prima fase dell’emergenza. Ma il colpo di grazia sono i reati ipotizzati: ovvero, a vario titolo, epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti di ufficio. La resa dei conti sul Covid, a tre anni dall’inizio della pandemia, è andata in scena negli uffici della Procura di Bergamo, nel cuore della città simbolo del virus coi suoi morti (3mila soltanto in quella primavera, per stare ai numeri accertati) e la fila di bare sui camion dell’esercito che nessuno può dimenticare.

È da lì che sono partite le notifiche degli avvisi, anche quelle indirizzate per competenza al Tribunale dei ministri. «Non un atto di accusa» si affrettano a precisare dalla Procura con una nota, ricordando l’attività «oltremodo complessa» condotta «sotto molteplici aspetti e che ha comportato altresì valutazioni delicate in tema di configurabilità dei reati ipotizzati, di competenza territoriale, di sussistenza del nesso di causalità ai fini dell’attribuzione delle singole responsabilità».

Anche se ad atti di difesa assomigliano le prime dichiarazioni rilasciate a sera da alcuni indagati: «Sono tranquillo di fronte ai cittadini italiani per aver operato con il massimo impegno e con pieno senso di responsabilità durante uno dei momenti più duri vissuti dalla nostra Repubblica» scrive Conte in una nota; «Sono molto sereno e sicuro di aver sempre agito con disciplina ed onore nell’esclusivo interesse del Paese» gli fa eco Speranza. Mentre per i familiari delle vittime è uno giorno storico, in cui «si riscrive la storia della strage bergamasca e lombarda, la storia delle nostre famiglie, delle responsabilità che hanno portato alle nostre perdite. La storia di un’Italia che ha dimenticato quanto accaduto nella primavera 2020, non a causa del Covid-19, ma per delle precise decisioni o mancate decisioni».

Tre, in sostanza, i filoni dell’indagine che si è conclusa: la repentina chiusura e riapertura dell’ospedale di Alzano, la mancata “zona rossa” in Val Seriana e l’assenza di un piano pandemico aggiornato per contrastare il rischio pandemia lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Punti sulla cui ricostruzione il pool di magistrati guidati dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota e gli investigatori della Guardia di finanza si sono avvalsi anche della maxi-consulenza firmata da Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova e ora senatore del Pd.

Per il filone locale, cioè quello legato ai fatti avvenuti in Lombardia, tocca tornare indietro, al 23 febbraio del 2020: è in quella data che dall’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano l’84enne Ernesto Ravelli viene trasferito al Papa Giovanni XXIII, dove poche ore dopo morirà. Assieme a lui, in corsia, c’è anche un 83enne di Nembro. Che in ospedale è arrivato dieci giorni prima, ma il cui tampone risulta positivo solo quel giorno. Ciò che avviene nella struttura a questo punto è stato a lungo avvolto nel mistero ed è tra i capitoli affrontati dagli inquirenti: il Pronto soccorso chiude alcune ore, poi riapre. Alcuni sanitari testimoniano in esclusiva ad Avvenire che i locali, nel frattempo, non vengono sanificati, ma l’allora assessore al Welfare Gallera smentisce. Certo è che non vengono creati percorsi di triage differenziati, che medici e infermieri a contatto coi pazienti positivi non vengono tamponati. E – questa la tesi dei numerosi esposti presentati proprio alla Procura di Bergamo – il virus è così libero di esplodere, travolgendo da lì a pochi giorni l’intera Val Seriana. Dove tra fine febbraio e metà aprile l’eccesso di mortalità registrato è di 6.200 persone rispetto alla media dello stesso periodo degli anni precedenti. Un’ecatombe.

Quanto al mancato aggiornamento del piano pandemico, ecco entrare in gioco le responsabilità del governo e delle autorità sanitarie nazionali (altri indagati di spicco, tra l’altro, potrebbero figurare tra i 17 annunciati ieri sera dalla Procura di Bergamo): quel piano, infatti, avrebbe dovuto entrare in azione dopo l’alert Oms del 5 gennaio 2020 sul nuovo coronavirus, con l’acquisto massiccio di dispositivi di protezione individuale per esempio, e un monitoraggio attento delle malattie polmonari confrontate con gli anni precedenti. Ciò che non accadde mai e che, anzi, si tentò di mascherare facendo sparire e poi provando addirittura a cambiare un documento di accusa al nostro Paese firmato dal funzionario dell’Oms Francesco Zambon. Lui, che dopo quei fatti si licenziò, è stato tra i testimoni chiave sentiti dalla Procura.
avvenire.it

Covid. «Oggi la Cina ha toccato quota 3,7 milioni di contagi»

Il dato giornaliero emerge da uno studio britannico secondo il quale i morti potrebbero balzare a 1,7 milioni per la fine di aprile. Il regime offre dati ben inferiori, con 900 milioni di contagiati

Pazienti in attesa al pronto soccorso di un ospedale di Shanghai

Pazienti in attesa al pronto soccorso di un ospedale di Shanghai – Reuters

in avvenire.it

Oggi la Cina potrebbe segnare un altro triste record: secondo alcune stime infatti, i casi odierni di contagio da Coronavirus in Cina potrebbero toccare oggi un picco di 3,7 milioni quotidiani, e dieci giorni più tardi il numero dei decessi quotidiani potrebbe salire a 25mila, stando ad una previsione realizzata dai ricercatori della società di analisi di dati sanitari con sede a Londra Airfinity analytics. Stando alle previsioni, per quella data i morti per Covid-19 da inizio dicembre potrebbero salire a oltre mezzo milione, un bilancio che potrebbe ulteriormente aggravarsi toccando 1,7 milioni per la fine di aprile. Stando a diverse stime, nelle prime tre settimane di dicembre 248 milioni di persone (pari al 18% della popolazione) avrebbero contratto il virus nel paese, che il 7 dicembre ha rinunciato alla sua politica ‘Zero Covid’.

L’ondata di contagi dovrebbe protrarsi fino a marzo o aprile anche se le previsioni, in assenza di dati chiari, sono difficili. Airfinity prevede un picco per inizio marzo con 4,2 milioni di contagi quotidiani, e un particolare impatto sulle zone rurali. Gli esperti temono una diffusione particolarmente forte nelle città più piccole e nelle zone rurali in vista del Capodanno cinese, il 22 gennaio, in occasione del quale sono previsti spostamenti di milioni di persone, che attraverseranno il paese per raggiungere le famiglie in altre aree. Ben diversi i dati che il regime lascia trapelare. Circa 900 milioni di persone in Cina sono state contagiate dal coronavirus fino all’11 gennaio, secondo uno studio dell’Università di Pechino citato dalla “Bbc”. Il rapporto stima che il 64% della popolazione del Paese abbia contratto il Covid. La più colpita è provincia di Gansu, dove il 91% delle persone risulta essere infetto, seguita da Yunnan (84%) e Qinghai (80%). E la situazione potrebbe peggiorare perché centinaia di milioni di cinesi stanno per viaggiare verso le loro città d’origine – molti per la prima volta dall’inizio della pandemia – in vista del capodanno lunare del 23 gennaio.

Kraken ora fa paura al mondo

La variante XBB.1.5, battezzata Kraken sui social, “sulla base delle sue caratteristiche genetiche e delle stime iniziali del tasso di crescita, può contribuire all’aumento dell’incidenza di casi” Covid “a livello globale”. E’ il primo esito della valutazione rapida del rischio associato a questo mutante di Sars-CoV-2, affrontata dagli esperti del gruppo consultivo tecnico dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sull’evoluzione del virus (Tag-Ve). Il pool si è riunito il 5 gennaio scorso per discutere le ultime evidenze su XBB.1.5 e valutare il rischio per la salute pubblica da questa variante, sottolignaggio di XBB, che è un ricombinante di due sottovarianti di Omicron 2. Dal 22 ottobre 2022 all’11 gennaio 2023 – riferisce l’Oms – sono state segnalate 5.288 sequenze di XBB.1.5 da 38 Paesi. La maggior parte di queste sequenze proviene dagli Stati Uniti (82,2%), seguiti a distanza dal Regno Unito (8,1%) e dalla Danimarca (2,2%). E quindi ad oggi, precisano gli esperti, “la fiducia complessiva nella valutazione”, la sua affidabilità, “è bassa poiché le stime del vantaggio di crescita provengono solo da un Paese, gli Usa” per l’appunto. L’Oms e gli esperti del Tag-Ve raccomandano agli Stati membri di dare la priorità ad alcuni studi “per affrontare meglio le incertezze relative al vantaggio di crescita” di Kraken, alla capacità di “fuga dagli anticorpi” e alla “gravità“. La valutazione del rischio, spiega l’Oms in una nota, “sarà rivista regolarmente, man mano che vi saranno ulteriori evidenze e dati aggiuntivi”. Gli esperti riepilogano le informazioni disponibili sulla variante Kraken e spiegano che “il vantaggio di crescita settimanale negli Usa, a livello nazionale ma con differenze regionali riportate, vede un aumento delle proporzioni dall’1% nella settimana 47 all’8% nella settimana 50 e un rapido incremento nella parte Nord-Est degli Usa”. Quanto alla fuga dagli anticorpi (affidabilità della valutazione moderata), il gruppo tecnico consultivo indica che XBB e i suoi discendenti, insieme alla famiglia BQ.1 e suoi sottolignaggi, “sono fino ad oggi le varianti più resistenti agli anticorpi”. Dai test di neutralizzazione condotti finora, XBB.1.5 ha dimostrato di essere altrettanto immunoevasiva rispetto a XBB.1, la sottovariante Omicron con la più alta fuga immunitaria” ad oggi nota. Secondo questi dati, i sieri di persone vaccinate con tre dosi del prodotto cinese Coronavac che si sono poi infettate con le varianti Omicron BA.1, BA.5 o BF.7, e i sieri di vaccinati con 3 o 4 dosi di vaccino a mRna poi contagiati da Omicron 5 (BA.5), non inducono titoli di neutralizzazione elevati contro Kraken. “Attualmente non ci sono dati dal mondo reale sull’efficacia vaccinale contro malattie gravi o morte”, aggiungono gli esperti.

Il termometro dell’economia non mente

Riferimento fondamentale per circoscrivere la portata del fenomeno resta comunque sempre l’economia. E i dati non sembrano confortanti. Le esportazioni cinesi a dicembre sono scese al ritmo più veloce dal 2020, secondo i dati ufficiali pubblicati oggi, a causa di un calo della domanda globale e dopo che le restrizioni sanitarie hanno colpito duramente l’economia. La seconda economia mondiale sta ancora risentendo degli effetti di anni di politica dello zero-Covid, che ha colpito le imprese e le catene di approvvigionamento e ha frenato i consumi. All’inizio del mese scorso, la Cina ha iniziato a revocare la maggior parte delle misure di rigore, ma da allora il Paese ha registrato un’impennata delle infezioni da Covid-19. Le esportazioni sono diminuite del 9,9% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 30,6 miliardi di dollari, secondo mese consecutivo di declino e il piu’ grande calo dai primi giorni della pandemia nel 2020. A novembre il calo era stato dell’8,7%. Anche le importazioni sono diminuite di nuovo a dicembre, con un calo del 7,5%, dopo il calo del 10,6% del mese precedente. Sia le importazioni che le esportazioni sono calate molto di piu’ di quanto previsto da un sondaggio condotto da “Bloomberg” tra gli economisti. Per tutto il 2022, le esportazioni del gigante asiatico sono aumentate del 7,0%, in netto rallentamento rispetto al balzo del 29,9% registrato l’anno precedente, mentre le importazioni sono aumentate dell’1,1%, ben al di sotto dell’aumento del 30,1% registrato nel 2021.

Studio Cina, 900 milioni contagiati dal Covid

 © EPA
– Circa 900 milioni di persone in Cina sono state contagiate dal coronavirus fino all’11 gennaio, secondo uno studio dell’Università di Pechino citato dalla Bbc.
Il rapporto stima che il 64% della popolazione del paese abbia contratto il Covid.
La più colpita è provincia di Gansu, dove il 91% delle persone risulta essere infetto, seguita da Yunnan (84%) e Qinghai (80%). E la situazione potrebbe peggiorare perché centinaia di milioni di cinesi stanno per viaggiare verso le loro città d’origine – molti per la prima volta dall’inizio della pandemia – in vista del capodanno lunare del 23 gennaio. (ANSA).