Con-work e Con-study: due iniziative che partono dal primo novembre nella chiesa di Santa Maria di Gesù di Catania per aiutare i giovani studenti e i professionisti a combattere l’isolamento

Il convento: venite qui per smart working e studio

Si chiama Con-work ed è lo smart working in convento. L’idea è stata lanciata da fra’ Massimo Corallo, parroco della chiesa di Santa Maria di Gesù di Catania con l’intento di aiutare i giovani professionisti, fornendo anche fornire una risposta per superare le difficoltà post-Covid di chi, non potendo far fronte alle spese necessarie dell’affitto di studi o di postazioni di co-working, è costretto a lavorare da casa in costante isolamento. In questo senso si è mossa la parrocchia catanese decidendo di concedere gratuitamente una sala del convento, adibita a spazio di co-working al servizio dei professionisti non solo catanesi. Il nome del progetto, “Con-work”, partendo dal concetto di co-working, mediante l’inserimento della “N”, lo contestualizza nella realtà del convento, enfatizzandone al contempo la condivisione della relazione con gli altri.

“Vogliamo mettere in pratica l’idea di ‘Chiesa in uscita’ tanto voluta da papa Francesco – ha spiegato Fra Massimo ad alcuni giornali locali che gli chiedevano dell’iniziativa – la mission consiste nel combattere l’isolamento domestico fornendo l’opportunità di uno spazio in cui non soltanto svolgere le proprie attività professionali ma anche relazionarsi con gli altri, favorendo quindi la socialità“.

Va ricordato inoltre che il primo novembre a fianco degli spazi di “Con-work” vengono inaugurate anche le aule “Con-study“: altro progetto di “condivisione sostenibile degli spazi” pensato per gli studenti del liceo e dell’università, affinché possano trovare il silenzio e la fraternità di cui c’è bisogno per dare il massimo nello studio. Come gli spazi di co-working anche le aule studio sono a disposizione dal lunedì al venerdì, dalle 8:30 alle 20:30.

Oltre al parroco fra’ Massimo Corallo un gruppo di un cinque giovani professionisti: Epifanio Chiavetta, Rachele Soma, Irene Fatuzzo, Francesca Magrì e Giuseppe Furneri hanno attivamente collaborato per rendere possibili tali iniziative e dare vita a questi nuovi spazi comunitari.

Viterbo Il virus in convento, aumentano le suore contagiate a Bagnoregio

La Asl di Viterbo ha aggiornato i dati stamani: sono 104 le religiose risultate positive rispetto alle 114 che vivono e studiano nel convento di San Francesco
Un frame del video di presentazione dello Studentato di Bagnoregio

Un frame del video di presentazione dello Studentato di Bagnoregio – YouTube

Avvenire

Sono 104 le suore risultate positive al coronavirus in un istituto religioso di Bagnoregio, in provincia e in diocesi di Viterbo. La Asl di Viterbo questa mattina ha aggiornato i dati.
Il focolaio ha colpito una prima suora sabato scorso, ma si è poi rapidamente diffuso tra gran parte delle 114 religiose che vivono e studiano nel convento di San Francesco e che nei fine settimana sono solite prestare servizio pastorale nei paesi del circondario.

Il convento è una grande struttura che ospita anche lo studentato internazionale dell’Ordine delle Serve del Signore. Le suore sono state sottoposte ai test antigenici e il quadro completo dei risultati lo si avrà oggi, ma già lunedì il quadro era preoccupante, così come espressa sui social anche dal sindaco di Bagnoregio, Luca Profili: «È evidentemente una situazione pesante, ma se rimane all’interno del convento sarà gestibile. I risultati dei primi test sono molto pesanti dal punto di vista delle positività riscontrate, con una percentuale dell’80% su quelle analizzate. Quindi, per guadagnare tempo e in accordo con malattie infettive, il team ha iniziato a effettuare i tamponi molecolari a tutte le persone presenti. Credo che si tratterà di un focolaio grande, ma spero isolato e senza ripercussioni sul paese. Chiedo soltanto che se qualcuno fosse venuto a contatto con le suore negli ultimi giorni, di contattarci. Abbiamo già affrontato un grosso focolaio, quello della casa di riposo di San Raffaele Arcangelo, quindi siamo pronti a gestire eventualmente anche un’altra situazione analoga. Per ora non c’è da allarmarsi».

Nel pomeriggio di lunedì c’è stato anche un vertice in Comune, alla presenza dello stesso primo cittadino, della Polizia locale e dei volontari della Croce Rossa per poter organizzare al meglio il tutto, compreso l’approvvigionamento delle suore. Dall’edificio di località San Francesco, infatti, da 48 ore non può entrare e tanto meno uscire nessuno, come da ordinanza firmata dal sindaco di Bagnoregio e che impone anche l’obbligo di isolamento fiduciario a tutte le persone che negli ultimi dieci giorni (dal 2 al 12 dicembre) sono entrate a vario titolo nel convento.

Anche la Asl di Viterbo sta seguendo e monitorando costantemente l’evolversi della situazione, così come l’unità di crisi della Regione Lazio che conferma lo screening per tutte le suore di Bagnoregio.

Inutile dire che è comunque forte la preoccupazione nel paese di 4mila abitanti, nel cui territorio si trova anche la famosa Civita di Bagnoregio conosciuta anche come «La città che muore» e così in tutta la Tuscia, dove negli ultimi due giorni si è registrato un aumento dei casi di positività da coronavirus.

L’Istituto San Francesco, come detto, ospita soprattutto suore giovani per lo studentato internazionale dell’Ordine delle Serve del Signore e della Vergine di Matarà che fanno parte della più vasta famiglia religiosa del Verbo Incarnato, fondata in Argentina da padre Carlos Miguel Buela. Le suore, in particolare, sono circa mille in tutto il mondo, con diverse case anche in Italia.

Bagnoregio, per formarsi presso il centro studi dei padri del Verbo Incarnato, arrivano religiose provenienti dai noviziati di Italia, Ucraina, Egitto ed Ecuador, anche solo dopo aver emesso i voti temporanei per prepararsi a quelli perpetui dopo te anni di studi.