8 Dicembre 2022 – Festa degli anniversari nelle varie comunità parrocchiali

PARROCCHIA DEI SANTI AGOSTINO STEFANO E TERESA
COMUNITÀ DI SANTO STEFANO E SAN ZENONE
La nostra Comunità da tantissimi anni, l’8 dicembre, giorno della Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, celebra gli anniversari di Matrimonio e di Consacrazione religiosa, contemplando, in questa Donna eletta da Dio, la Vergine, la Sposa, la Madre.
Per questo invitiamo:
Giovedì 8 dicembre alle Solenne Celebrazione Eucaristica alle ore 10 in S. Stefano tutte le coppie e le consacrate, e in particolare coloro che ricordano un significativo anniversario (1° – 10° – 20° – 25° – 30° – 40° – 50° – 60° e oltre), rinnoveranno l’impegno di fedeltà.
Potete darci conferma della presenza con sms o whatsapp al numero 329/5479285, o via mail all’indirizzo e-mail:
santostefano030@gmail.com specificando quanti posti riservare per i festeggiati e familiari.
Invitiamo tutti coloro che ricordano questi anniversari speciali, a darci conferma della loro presenza con un sms o tramite whatsapp al numero 329/5479285, o scrivendo all’indirizzo email santostefano030@gmail.com specificando a quale comunità appartengono (S. Teresa, S. Stefano e S. Agostino) e quanti posti desiderano siano riservati per i festeggiati e i familiari.

Parole nuove per comunicare la comunità

Dall’Incontro online dei direttori e collaboratori degli uffici diocesani spunti e riflessioni per ripensare la comunicazione.

Quale significato ha assunto il termine “comunità” in un mondo globalizzato e allo stesso tempo centrato sull’individuo? Come si può comunicare, senza limitarsi a trasferire delle informazioni? Come restituire corpo e peso alle parole ormai svuotate del loro senso? Come gestire la comunicazione in una situazione di crisi? Liturgia e tecnologia: può una supplenza diventare ordinarietà? Sono solo alcune delle domande che hanno puntellato l’Incontro online “Comunicare una comunità in cammino”, promosso dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, che nei giorni 13, 14 e 15 luglio ha visto la partecipazione dei direttori e collaboratori degli uffici diocesani, dei corsisti Anicec e di quanti nel territorio, a vario titolo, sono impegnati sul fronte della comunicazione.
Il confronto con alcuni esperti – Nando Pagnoncelli, presidente di Ispos Italia, don Mario Castellano, direttore dell’Ufficio Liturgico Nazionale, Silvano Petrosino, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore e Yago de la Cierva, docente alla Pontificia Università della Santa Croce – ha stimolato la riflessione sulla necessità di ripensare la comunicazione, alla luce di quanto vissuto durante la pandemia e nel contesto attuale dei social media. A partire da un recupero del valore delle parole. “C’è un eccesso di ricorso al termine ‘comunità’, usato con accezioni diverse e spesso anche frainteso”, ha osservato Pagnoncelli che ha invitato rileggere il vocabolo nel rapporto tra “legittime aspirazioni individuali e doveri verso il gruppo”, tra “identità e consapevolezza degli ancoraggi comuni” per poter quindi promuovere una “comunicazione volta a valorizzare la ricchezza delle differenze”. “Bisogna avere il coraggio di abbandonare alcuni termini che non parlano più, individuare gli aspetti essenziali e nuovi modi per comunicarli”, gli ha fatto eco Petrosino per il quale “occorre dare parola alle ‘minuscole’, ossia ai piccoli gesti e al bene quotidiano”.
Del resto, ha ribadito Vincenzo Corrado, direttore dell’Ucs, “la comunicazione è parte integrante della persona e dunque dimensione essenziale dell’evangelizzazione e dell’azione pastorale”. Ecco perché non si può ridurla al suo aspetto tecnico: “l’uso della tecnologia ha permesso a tanti sacerdoti di farsi prossimi, di spezzare la Parola con meditazioni, lectio e catechesi”, ha spiegato don Castellano che tuttavia ha messo in guardia dal rischio di “far diventare ordinario lo straordinario”. “La liturgia – ha rilevato – nutre il corpo e ha bisogno del corpo che diventa via di accesso ad un’esperienza di incontro che trasfigura e risana”.
Nel corso dei lavori, moderati da don Domenico Beneventi, collaboratore dell’Ucs, è emersa più volte la necessità di un ritorno all’essenziale e una comunicazione efficace, in particolare nella sezione dedicata alla gestione delle situazioni di crisi. “Comunicare è una parte indispensabile della risoluzione di un problema, non un optional”, ha affermato de la Cierva, che ha presentato un piano articolato in sei tappe: convocare la squadra, pensare, decidere la posizione e formalizzarla, assumere l’iniziativa e comunicare. “In una situazione di crisi – ha avvertito – il silenzio non funziona”. Servono le parole: quelle giuste. ​
CEI

Comunione e testimonianza

di Mario Ponzi

C’è molta attesa in Libano per l’ormai prossimo arrivo del Papa. E c’è attesa per il messaggio che egli porterà con sé, frutto di quelle intense giornate di riflessione e di confronto maturate durante i lavori dell’ Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Benedetto XVI ha fatto proprie le speranze manifestate dai padri sinodali ed è pronto a portare la sintesi di ciò che definì l’espressione della “polifonia dell’unica fede”. Ecclesia in Medio Oriente è il titolo dell’esortazione apostolica post-sinodale che Benedetto XVI firmerà in Libano la sera di venerdì 14 settembre, nella chiesa di San Paolo ad Harissa, per consegnarla poi personalmente a rappresentanti delle diverse comunità.. All’arcivescovo Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei vescovi, abbiamo chiesto di ripercorrere per il nostro giornale l’itinerario che si concluderà proprio con la pubblicazione dell’esortazione.
Dopo aver ricordato i momenti principali vissuti durante l’assemblea sinodale, l’arcivescovo ha definito il messaggio del Papa c on le parole del Signore Gesù: “Non temere, piccolo gregge”. “Il vescovo di Roma- ha detto – desidera incoraggiare tutti i Pastori e i fedeli cristiani in Medio Oriente a mantenere viva, con coraggio, la fiamma dell’amore divino nella Chiesa e nei loro ambienti di vita e di attività. Il Papa sostanzialmente raccomanda di mantenere integra la missione della Chiesa, voluta da Cristo. Del resto l’urgenza del momento presente e di tante situazioni drammatiche, richiedono di unirsi per testimoniare insieme Cristo morto e risorto. Per annunciarlo e renderlo prossimo ai fratelli e sorelle che soffrono varie tribolazioni, in particolare in queste terre benedette da Dio”..

(©L’Osservatore Romano 13 settembre 2012)