Lettera: Chitarre e bebé: ben vengano a Messa

Caro Direttore, ben vengano le chitarre in chiesa e ben venga l’allegria! Continuiamo a mettere altre barriere generazionali. Non si va in chiesa per essere tristi, cari signori. Come pensate di andare in Paradiso se poi non tollerate i giovani che cantano, vi infastidite se dei bambini piangono o corrono esprimendo gioia e felicità. Quante volte vedo sacerdoti o persone anziane infastiditi con giovani madri perché il loro bambino di 2 anni piange. Invece che fare finta di nulla o fare un sorriso, spesso viene chiesto al genitore di uscire dalla chiesa. Dov’è la tolleranza ad un problema effettivamente inesistente ? Una soluzione ce l’ho: facciamo delle messe riservate a anziani intolleranti, tristi e associali. Tutti gli altri anziani (e lo so che sono tanti) invece possono cantare e suonare assieme ai giovani! Massimo

La risposta della redazione :

Le cose non sono così semplici, caro Massimo. Mi soffermo su quanto scrivi a proposito dei bambini. Quando in chiesa, durante la Messa, un bambino piange o gioca o corre, ad esempio durante la proclamazione della Parola di Dio, all’assemblea viene impedito l’ascolto e quella Parola non la raggiunge. Ora la Parola proclamata, poiché viene da Dio – come del resto ogni altro momento della liturgia eucaristica – è più importante del grido o del gioco dei bambini e nessuno ha il diritto di impedire l’ascolto da parte di chi si è riunito per celebrare. Non è una questione di tolleranza o intolleranza, di allegria o tristezza: è un questione di comunicazione nel senso più alto della parole. E’ la comunicazione tra Dio e uomo che accade nell’evento liturgico. Una cosa perciò è accettare con pazienza che un bambino disturbi durante la celebrazione, riconoscendo che molti genitori devono portarli con sé a Messa e chiedendo loro di fare il possibile perché il disturbo non crei troppo disagio (ad esempio mettendosi in fondo alla chiesa e non nei primi banchi), altra cosa è dire, come fai tu, che chi avverte il disagio è intollerante e associale. Quest’ultima è demagogia. (S.V.)  (fonte: redazione Gente Veneta)