Una strada di Milano intitolata al cardinal Martini

A pochi giorni da quello che sarebbe stato il suo compleanno, lo scorso 15 febbraio, domani, domenica 21, il Comune di Milano intitolerà, a pochi passi dal Duomo, l’antica via Arcivescovado (angolo piazza Fontana) al cardinale Carlo Maria Martini (1927-2012), il pastore che resse la Chiesa ambrosiana per oltre 22 anni (1980-2002). Una scelta, quella di Palazzo Marino, dal grande valore simbolico, perché verrà dedicato al cardinale gesuita uno spazio pubblico che lo vide, proprio in questo angolo di città, per anni protagonista di tanti incontri e celebrazioni. La cerimonia avverrà alle 12.30 alla presenza del sindaco Giuliano Pisapia e del secondo successore di Martini sulla cattedra di sant’Ambrogio, il cardinale Angelo Scola. Sempre domani, ma alle 11, il cardinale Scola presiederà una Messa in Duomo nella quale si ricorderà la figura del porporato. A concelebrare, tra gli altri, ci sarà il gesuita Giacomo Costa, vice presidente della Fondazione Carlo Maria Martini e direttore di Aggiornamenti sociali.

Solo il 25 settembre scorso anche il Comune di Torino ha intitolato a Martini una targa commemorativa nel palazzo di via Cibrario, 19 dove nacque il 15 febbraio 1927. Sarà la sorella di Martini, Maris, a svelare la targa con il nome della strada milanese. «A noi familiari riempie di orgoglio questa decisione del Comune – rivela – perché con questo riconoscimento viene ricordato pubblicamente non solo il biblista di fama internazionale, il pastore della Chiesa cattolica ma anche il valore civico dei suoi gesti e dei suoi interventi di un uomo che ha molto amato Milano e che ha cercato di parlare a tutte le coscienze di questa metropoli. Un tributo laico di tutta la città verso Martini pastore e uomo del dialogo e che si sentì milanese fin in fondo».

E aggiunge un particolare del fratello «timido e riservato» e suo compagno di giochi negli anni dell’infanzia trascorsa assieme a Torino. «Era un abile comunicatore, le sue parole erano sempre puntuali ed essenziali, suscitavano una riflessione profonda, senza pretendere obbedienza. Cercava il dialogo e l’incontro con le persone».

Accanto alla sorella del cardinale, sarà presente anche il nipote Giovanni Facchini Martini. «Credo che sia stata molto indovinata – spiega – la designazione di questo luogo perché in fondo si legge in controluce lo stile pastorale di Martini: questa via collega il Duomo alla città ma anche porta idealmente i milanesi all’interno della Cattedrale e spinge allo stesso tempo tutti gli uomini di Chiesa a volgere lo sguardo verso la metropoli e la sua vita caotica. Mi pare questa una sintesi dello stile pastorale di Martini, per molti versi simile, all’impronta impressa, da Pontefice dal suo confratello Jorge Mario Bergoglio, di una Chiesa che si apre al mondo».

Affiorano dalla mente del nipote tanti ricordi («come la tanta fatica lui che era un timido professore di critica testuale a “trasformarsi” in un uomo pubblico») sull’illustre zio che ebbe modo di frequentare anche da “vicino” negli anni milanesi. «Devo confidare che fu nel periodo successivo alla guida della Chiesa ambrosiana – rivela – che si scoprì, lui austero gesuita piemontese, nella sua tenerezza ed affettività. Gli anni a Gerusalemme e poi gli ultimi a Gallarate hanno permesso a noi familiari di scoprire la sua umanità dovuta certamente alla vecchiaia ma anche alla fragilità legata alla sua malattia. Dietro al personaggio che metteva soggezione per la sua cultura e imponenza anche fisica è emersa, quasi subentrata, la grande paternità spirituale e dolcezza dello zio».

Avvenire