Dichiarazione del Vescovo dopo le stragi di Parigi

Parigi, 8 gennaio. Le luci della Tour Eiffel spente in memoria delle vittime dell’attacco alla redazione di Charlie Hebdo

Quanto è avvenuto in questi giorni a Parigi è terribile. Come a New York nel 2001, a Madrid nel 2003 e nel 2005 a Londra, come in tanti paesi del mondo dove la morte vorrebbe proclamare il nome di Dio (si pensi alla Nigeria) appare ancora una volta la faccia tremenda di chi uccide l’altro perché non aderisce alla propria visione della vita.

Bene fanno molti responsabili delle comunità islamiche a dissociarsi da questa barbarie. È in questione la possibilità o meno di costruire assieme un futuro nuovo che non metta in discussione la nostra cultura, la nostra storia e i nostri valori, ma sappia farli incontrare anche ai nostri vicini, testimoniarli e raccontarli, ascoltando le storie e i fondamenti della loro vita.

L’Italia avanzi una propria proposta di integrazione che coniughi diritti e doveri, dove l’accoglienza si unisca alla serietà del rispetto delle nostre leggi, della nostra cultura e della conoscenza della nostra lingua. Nei luoghi di culto si preghi pure nelle lingue antiche, ma la predicazione dovrebbe avvenire in italiano. Anche quando la messa era in latino le omelie erano in italiano.

D’altra parte noi dobbiamo imparare a conoscere l’Islam, i nostri vicini islamici, avere con loro rapporti sinceri e chiari, senza dileggiare i loro riti e il loro profeta. Contro il male va bene tutto l’umorismo possibile, ma di fronte a ciò che si crede nel profondo occorre il rispetto del fratello.

+ Massimo Camisasca

laliberta.info

Dal 10 al 14 ottobre Il Vescovo visita la missione diocesana in Albania

Dal 10 al 14 ottobre
Il Vescovo visita la missione diocesana in Albania.

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L’esodo massiccio degli albanesi verso le coste italiane – e non solo – inizia con la fine della dittatura comunista nei primi anni ’90, ma ben presto la riconquistata libertà si trasforma in una vera e propria “fuga” di massa.

A Reggio (don Natale), a Bibbiano (don Erio) e altrove in provincia ci troviamo ad accogliere in poco tempo tanti di questi giovani. Alla Casa della Carità di Cella, due suore e alcuni giovani cominciano ad interrogarsi di fronte alle immagini drammatiche della TV che illustrano la povertà d’oltremare. Si cerca qualche aggancio e si parte con due T.I.R.. Parte anche don Romano Zanni (superiore delle Case della Carità), per andare a vedere le possibilità di un intervento mirato e di una eventuale presenza stabile.

Rosanna e Maura, infermiere, con alle spalle due anni di volontariato in Madagascar, trascorrono 3 mesi nell’ospedale per i cerebrolesi di Scutari. È il primo tentativo di intervento stabile: si parte coi più poveri tra i poveri, in una situazione ai limiti dell’umano.

Nel frattempo la Caritas reggiana cerca di proseguire un dialogo con la Chiesa albanese. Durante un viaggio don Luigi Guglielmi (nuovo direttore della Caritas) rimane gravemente ferito da un colpo di arma da fuoco (31 marzo ’93). Il rapporto con l’Albania resta sospeso per un anno, non tanto per l’incidente di don Gigi, quanto perchè i nuovi vescovi (tutti e quattro albanesi, anziani e con anni di prigionia sulle spalle, ordinati dal papa stesso nel suo viaggio dell’aprile ‘93) non manifestano grande entusiasmo per le nostre proposte.

Nel novembre del ’93 una delegazione della diocesi incontra il vescovo di Scutari Massafra e Padre Brambillasca per programmare le possibili attività di studio dei seminaristi e degli animatori delle comunità locali.

Nasce gradualmente il “Gruppo Albania” e cresce la frequenza delle visite nel “Paese delle aquile”.

 “Venite a parlarci di Dio!” – è la richiesta fatta dalla gente al Vescovo Adriano nell’agosto del 2001.

Si parte così verso nord, nella diocesi di Sapa, sulle montagne, nei piccoli paesi di Gomsiqe e Dush, allargando progressivamente l’azione verso i villaggi dei dintorni, soprattutto grazie ai campi estivi, invernali e pasquali.

Nel 2002 don Carlo Fantini si stabilisce a Gomsiqe. A lui si affiancano periodicamente alcuni volontari in servizio civile per il catechismo e le attività d’oratorio; nell’ottobre 2004 lo raggiungono anche il diacono Antonio Ferretti con la moglie Vera, impegnati soprattutto nella formazione umana e spirituale delle giovani donne (Legio Mariæ) e nella visita alle famiglie più disagiate.

Da ottobre 2011 è inviato a operare nella Diocesi di Sapa don Stefano Torelli.

Don Carlo Fantini è rientrato dopo 9 anni di missione nella terra delle Aquile.

diocesi.re.it