Nel Messaggio inviato ai vescovi brasiliani per la Campagna di fraternità, il richiamo al bisogno di costruire una vera fraternità nel segno dell’amicizia sociale. L’esempio di Helder Camara

Il manifesto della Campagna di Fraternità
È un appuntamento che si rinnova da sessant’anni giusti giusti. Con l’avvio della Quaresima i vescovi del Brasile lanciano la tradizionale Campagna di fraternità, un’iniziativa nata a livello regionale nella seconda metà del secolo scorso a sostegno di opere sociali nell’arcidiocesi di Natal e poi estesasi a livello nazionale. Decisivo in quel senso l’impulso dato dall’arcivescovo Helder Camara (1909-1999), padre conciliare di cui è in corso la causa di beatificazione.
Quest’anno il tema guida delle iniziative è “Fraternità e Amicizia Sociale” con il motto “Voi siete tutti fratelli e sorelle” (cfr. Mt 23, 8), ispirato dall’enciclica “Fratelli tutti”. Un richiamo che papa Francesco sottolinea nel messaggio inviato ai vescovi brasiliani per il lancio dell’iniziativa. Purtroppo, scrive il Pontefice, «nel mondo vediamo ancora molte ombre, segnali della chiusura in sé stessi. Perciò, ricordo il bisogno di allargare la nostra cerchia per arrivare a quelli che spontaneamente non sentiamo parte del nostro mondo di interessi, di estendere il nostro amore a “ogni essere vivente”, vincendo frontiere e superando “le barriere della geografia e dello spazio”». In questo senso, prosegue il messaggio, «come fratelli e sorelle, siamo invitati a costruire una vera fraternità universale che favorisca la nostra vita in società e la nostra sopravvivenza sulla Terra, nostra Casa Comune, senza mai perdere di vista il Cielo dove il Padre ci accoglierà tutti come suoi figli e figlie».
Come ricorda l’Osservatore Romano, il manifesto della campagna, realizzato da due giovani di Brasília, presenta l’ambientazione della comunità come una casa, con al centro un tavolo attorno al quale si riuniscono tutti: donne, bambini, giovani, anziani, persone disabili, di ogni origine. Un rimando al banchetto eucaristico e, come spiegano i vescovi della Chiesa brasiliana, al sacramento dell’amicizia di Dio con l’umanità. Nel manifesto compare anche papa Francesco che indossa una croce pettorale ispirata a quella che portava Camara, apostolo della Chiesa al servizio degli ultimi, nel segno dell’opzione preferenziale per i poveri.
La campagna culminerà con una colletta nazionale di solidarietà che si svolgerà il 24 marzo, Domenica delle Palme. La raccolta servirà ai fondi di solidarietà diocesani e nazionali che permettono il finanziamento di centinaia di progetti sociali in tutto il Brasile.

America Latina. La sfida del nuovo Brasile di Lula: quasi 2 milioni i baby-lavoratori

Durante la presidenza Bolsonaro il numero di bambini e adolescenti costretti a lavorare è aumentato del 7%. Il buco nero delle mancate denunce in caso di incidenti anche mortali

In Brasile molti baby lavoratori

In Brasile molti baby lavoratori – ANSA

avvenire.it

È tornato a crescere in Brasile il numero di bambini sfruttati sul lavoro. Nel corso della presidenza Bolsonaro, buona parte delle conquiste ottenute nei decenni precedenti sono state vanificate. Dal 2019 al 2022 il numero di bambini e adolescenti che svolgono lavoro minorile è aumentato del 7%, tornando a sfiorare quota 2 milioni. Il dato attuale equivale al 4,9% del numero totale della popolazione tra i 5 e i 17 anni.

Toccherà al presidente Lula provare a invertire nuovamente la tendenza. Secondo l’Istituto nazionale di statistica (Ibge) 756mila minorenni sono costretti a svolgere lavori duri e pericolosi che comportano maggiori rischi di incidenti e sono dannosi per la salute e lo sviluppo psico-fisico.

L’elenco comprende mansioni nel settore edile, nei mattatoi, nelle officine meccaniche, nel commercio ambulante in luoghi pubblici, nella raccolta dei rifiuti e nella vendita di bevande alcoliche. Quando uno di questi bambini viene ferito sul lavoro o perde la vita, quasi mai i parenti sporgono denuncia e le autorità nella maggior parte dei casi tendono a soprassedere. I ricercatori segnalano una distinzione netta tra lo sfruttamento per fini esclusivamente economici e il lavoro minorile per autoconsumo. «La produzione per l’autoconsumo – spiegano in una nota – genera beni e servizi per l’uso esclusivo della famiglia. Alcune attività legate all’autoconsumo sono l’agricoltura, la pesca, la caccia, l’allevamento, le costruzioni e le riparazioni in casa». Dei 38,4 milioni di minorenni brasiliani di età compresa tra i 5 e i 17 anni, 2,1 milioni hanno svolto attività economiche o di produzione per l’autoconsumo o entrambe contemporaneamente.

«È importante sottolineare che non tutti i lavori svolti da persone di questa fascia d’età sono considerati lavoro minorile», afferma Adriana Beringuy, coordinatrice delle indagini campionarie sulle famiglie dell’Ibge. Per l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo), quello minorile è «un lavoro pericoloso e dannoso per la salute e lo sviluppo mentale, fisico, sociale o morale dei bambini e che interferisce con la loro scolarizzazione».

Tra il 2016 e il 2019 il numero di minorenni sfruttati era diminuito del 4,1%, con un calo ancora più netto tra i bambini in età da scuola elementare (16,8%). Se i termini demografici dal 2019 al 2022 la popolazione di età compresa tra i 5 e i 17 anni è diminuita dell’1,4%, il contingente dei ragazzini avviati al lavoro è aumentato del 7,0%, passando da 1,758 milioni nel 2019 a 1,881 milioni nel 2022.

«Non consideriamo solo se i bambini e gli adolescenti sono nel mercato del lavoro, ma a quali condizioni lavorano. Tutti i bambini di età compresa tra i 5 e i 13 anni impegnati in attività economiche o nella produzione per il proprio consumo sono in una situazione di lavoro minorile. Tuttavia – spiega ancora Beringuy –, la legge consente il lavoro come apprendista ai ragazzi di 14 e 15 anni». Pertanto, non tutti i casi sono considerati lavoro minorile. Dalla fascia di “lavoratori” sono esclusi i bambini sfruttati per attività illecite: dalla filiera dello smercio di droga allo sfruttamento sessuale, poiché le stime sono rese più difficili dal livello di impenetrabilità delle organizzazioni criminali.

I dati che arrivano dal Brasile riaccendono i riflettori sul fenomeno dello sfruttamento dei minori in tutta l’America Latina e nei Caraibi, dove le organizzazioni internazionali stimano 8,2 milioni di minori lavoratori, di cui 2,7 milioni femmine e 5,5 milioni maschi. I bambini sono maggiormente impiegati nel settore agricolo (63,6%) mentre le bambine sono più presenti nel settore dei servizi (43%). In Nicaragua il 58,7% dei minori (dai 5 ai 14 anni) sono coinvolti in lavori domestici, in Honduras il 28,5%, mentre il 59,1% è impiegato nel settore agricolo.

La favela di Salvador in Brasile: un sacerdote italiano in missione

Le donne delle favelas: la vita negli edifici abbandonati di Rio

Un prete italiano in una parrocchia con 500 anni di storia. Una terra animata dalle contraddizioni più vive: povertà e ricchezza che si intrecciano in un’unica città. Palazzi e negozi di lusso che si affacciano sulle viuzze pericolanti della favela. Un agglomerato che si estende infatti a perdita d’occhio, una marea brulicante di abitanti di cui si è perso il conto (si immagina sopra gli 8 milioni) e l’oceano maestoso, placido e ignaro, che abbraccia una terra verde e rigogliosa.

Plataforma, la favela e una parrocchia presidio
Siamo in Brasile, a São Salvador Da Bahia, o più semplicemente Salvador, città a oltre 1600 km a nord di Rio de Janeiro. La ferita aperta nel cuore della città prende il nome diPlataforma, la favela più estesa. Un ambiente di forte tensione dove, quindi, le problematiche sono estreme. Mancano infatti strutture per l’assistenza sanitaria, un sistema di fognature e il territorio è sotto il controllo delle gang criminali. Nel cuore di questo ingorgo di storie e di anime, si erge la Paróquia Jesus Cristo Ressuscitado e su Uniti nel dono raccontiamo la storia di chi si dedica ad aiutare chi vive in questa terra di contrasti.

Fidei donum: preti italiani in terra di missione
Questa comunità cristiana accoglie da dicembre Don Andrea Perego, un sacerdote italiano di 36 anni, in servizio presso la Diocesi di Milano. L’urgenza di voler vivere la propria vocazione lo porta però ad accettare un incarico in terra di missione, come fidei donum: sacerdoti diocesani, circa trecento ad oggi, inviati nei Paesi in via di sviluppo. “Credo – dice Don Andrea-, faccia parte della nostra vita di preti il fatto di essere sempre disponibili a qualcosa di nuovo e a donarsi costantemente”.

Il lavoro nella favela: educazione, cibo e sport
Il tumulto dei bisogni e delle richieste di aiuto che risuonano nei vicoli di Plataforma trova quindi una risposta nella parrocchia, che nella favela si occupa di tutto: assistenza sanitaria, aiuti alimentari, abitazioni, lavoro. A supporto della popolazione, Don Andrea aiuta nella gestione di progetti educativi e sociali. In Brasile non può mancare il calcio, utile strumento per canalizzare le energie dei ragazzi. Anche qui, come in Italia, nel lavoro coi bambini e i ragazzi lo sport è un veicolo importante.
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In Brasile una sentenza «storica» sfida il traffico d’oro amazzonico

Un impianto illegale per l'estrazione dell'oro in Amazzonia

Meno di due mesi fa, la polizia brasiliana ha sgominato una banda accusata di contrabbandare all’estero 13 tonnellate di oro estratto illegalmente dai territori indigeni in Amazzonia. Una settimana fa, un processo al tribunale di New York ha riacceso i riflettori sul traffico del metallo prezioso dalla foresta alle grandi aziende del Nord del pianeta. Del resto, come uno studio dell’organizzazione di monitoraggio Instituto Escolhas ha dimostrato, almeno il 52 per cento dell’oro brasiliano «presenta indizi di provenienza illecita».

La quota, insieme alla distruzione della selva e la violenza nei confronti di quanti vi si oppongono, è cresciuta a partire dal 2013. Quell’anno, il governo dell’allora presidente Dilma Rousseff approvò la cosiddetta «clausola di buona fede». Il sistema, tuttora vigente, consente al produttore di autocertificare l’origine legale del metallo e alle aziende acquirenti di accettare la sua parola senza ulteriori verifiche. Queste ultime, dunque, non incorrono in nessuna responsabilità né sanzione in caso di scoperta, successiva alla vendita, di estrazione clandestina.

Il meccanismo ha favorito la nascita di «alleanze spurie tra reti criminali e grandi compagnie», ha affermato il giudice della Corte Suprema Gilmar Mendes che ha deciso di mettervi fine. Con una recentissima sentenza, ora, il magistrato ha dato novanta giorni di tempo al governo per elaborare un nuovo regolamento.

Una svolta importante, da sempre richiesta dalle organizzazioni ambientaliste e dai popoli indigeni. Già a febbraio, l’esecutivo guidato da Luiz Inácio Lula da Silva aveva in progetto di eliminare la «clausola di buona fede», sull’onda dello scandalo dello sterminio degli Yanomami da parte dei minatori illegali.

Ora dovrà accelerare. «Il testo è quasi pronto, mancano ancora gli ultimi dettagli ma siamo a buon punto», ha affermato il ministro della Giustizia, Flávio Dino che ha anche ribadito la ferma volontà del governo di proteggere l’Amazzonia. In gioco non c’è solo la vita della foresta e dei suoi popoli.

La rivista scientifica Communications, earth and environment, del gruppo Nature, ha appena pubblicato un inedito studio che dimostra come la selva sia un gigante “aspirapolvere” di sostante nocive. Il fenomeno è noto ma, per la prima volta, è stato calcolato l’esatto ammontare.

Ogni anno, la foresta assorbe 26mila tonnellate di particelle inquinanti liberate dagli incendi. In tal modo, si evitano almeno 15 milioni di casi di malattie respiratorie e cardiovascolari che costerebbero al sistema sanitario due miliardi di dollari.

Le aree restituite ai nativi “inghiottiscono” quasi un terzo del totale. «Sono quelle dove è più basso l’indice di disboscamento», sottolinea Florencia Sangermano, coautrice della ricerca . «Con la loro azione di protezione, gli indigeni rendono un servizio prezioso per la salute pubblica – ha concluso l’autrice Paula Prist –. Contrariamente a quanto si pensa, garantire i loro diritti è interesse di tutti».

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