Suor Orianne Pietra René è una Figlia di san Paolo, vive a Boston. E’ presente sui social che, afferma, possono diventare luogo d’incontro con Gesù. Migliaia i suoi followers in tanti Paesi del mondo

Suor Orianne Pietra René delle Figlie di San Paolo

Anche le suore sono attive sui social dove portano Cristo. A parlare è Orianne Pietra René, una Figlia di san Paolo che vive a Boston. La familiarità giovanile con i social trova nuovo significato nella sua vita da religiosa. Se noi siamo coerenti, dice, possiamo creare anche on line “un terreno fertile d’incontro tra le persone e quell’Uno che le ama follemente”. Migliaia i suoi followers in diversi Paesi del mondo

di Roberto Cetera

Si può evangelizzare con il sorriso? Sembrerebbe proprio di sì guardando i divertenti video postati su Instagram da suor Orianne Pietra René, una giovane Figlia di san Paolo, canadese di nascita, ma che vive presso la Casa editrice delle suore Paoline degli USA a Boston. Nel surfing sui profili di Instagram se ci si imbatte nella pagina di suor Orianne è praticamente impossibile non soffermarvici, perché questa giovane suora vanta, insieme ad una grande competenza nell’uso del media ed una spontanea carica ironica, anche una mimica facciale straordinaria. L’ironia proposta non è però mai fine a se stessa, ma propone sempre una sollecitazione di senso spirituale e un richiamo al Vangelo ai suoi oltre 33mila followers.

L’inizio di una vocazione

“Sono entrata nella vita religiosa quando avevo 27 anni, esordisce suor Orianne, e ho fatto la mia professione tra le suore Paoline soltanto lo scorso anno”. E com’era la tua vita prima di allora? “Ma, ad essere sincera, l’idea di diventare suora non mi sfiorava neppure lontanamente. Convertita al cattolicesimo, ho passato la mia giovinezza come tutti: studiando, lavorando, viaggiando, ma anche cercando di crescere nella mia fede. All’università ho studiato dapprima antropologia e sviluppo internazionale, e poi ho proseguito con le scienze dell’educazione. Ho lavorato come insegnante in Inghilterra per un anno, e poi, quando sono tornata in Canada, come maestra di francese in un asilo d’infanzia. Ma riuscivo anche a trovare il tempo per dare una mano nella pastorale giovanile della mia parrocchia. Mi piaceva molto lavorare con i bambini e con i giovani. Poi col tempo ho cominciato a realizzare che tra loro c’era una grande fame di parole e di pensieri spirituali, che troppo spesso rimaneva disattesa. E questa loro fame suscitava in me il desiderio di fare qualcosa di più, ma non sapevo ancora cosa. Fino a quando un prete, a cui avevo confidato in confessione questo mio disagio, mi chiese se avevo mai considerato l’opzione della vocazione a divenire suora. Ti confesso che queste parole lì per lì mi gettarono nel panico. Ma poi cominciai a chiedermi se non fossero casuali, ma esprimessero un vero invito del Signore ad intraprendere la vita religiosa. Poiché in Canada vivevo in una zona rurale, lontana dalle grandi città, non vi erano intorno a me molte comunità religiose. Cominciai a cercare on line, e fu così che entrai in contatto con le Paoline, le Figlie di san Paolo. In fondo c’è una continuità tra la mia attività pastorale in rete, e il fatto che la mia vocazione sia nata attraverso la rete!”

Alcune immagini di suor Orianne

Alcune immagini di suor Orianne

Condividere pensieri e esperienze di fede con gli altri

L’intervista a suor Orianne prosegue, le chiedo: come hai iniziato questa attività pastorale digitale? Ti è stato chiesto dalle tue superiori o rispondeva ad una tua attitudine? “Come Figlie di san Paolo noi siamo chiamate ad usare anche i più moderni ed efficaci strumenti di comunicazione per condividere il Vangelo di Gesù Cristo. Io usavo ovviamente i social anche prima di entrare nelle Paoline, come fanno un po’ tutti i giovani. Ma i miei account erano tutti privati, li usavo soprattutto per rimanere in contatto con amici e familiari. Quando poi sono diventata suora ho capito che il Signore mi invitava a portare tutta me stessa nella donazione, compresa la mia personalità sui social media. Dopo averne parlato con le mie consorelle ho allora deciso di cambiare i miei account da privati in pubblici, e condividere con il popolo di Dio i miei pensieri e il mio vissuto di fede”. I tuoi video sono molto originali ed ironici. E’ una cosa studiata o appartiene al tuo carattere? “Ironia o meno, io non posto mai nulla a meno che non senta prima un’ispirazione a condividere proveniente dallo Spirito. Però è vero: Io amo prendere la vita con un buon senso dell’umorismo. D’altronde sono convinta che anche Dio abbia un buon senso dell’umorismo! Lo si legge già nelle Scritture. Però io sento anche molto i bisogni e le sofferenze della gente, e allora spero che i miei video possano anche portare un sorriso sulle loro facce, e le didascalie possano riscaldare i loro cuori”.

Il privilegio di accompagnare tante persone

E’ difficile trasmettere un messaggio spirituale in un video di pochi secondi? Suor Orianne risponde: “Se comprendessimo quanto Dio ci ama nella semplice realtà del nostro quotidiano le nostre vite sarebbero molto differenti. I miei messaggi vanno esattamente in questa direzione: mostrare l’amore di Dio per ciascuno di noi, un amore che è vita, che conforta, che ci apre alla novità. Questo è il Vangelo. E questo è quello che cerco di trasmettere”. Ma chi sono i tuoi followers? “Ognuno dei miei followers è un prezioso figlio di Dio. Sono molto grata per questa mia piccola “famiglia social” che veramente prega insieme. Io prego per loro, loro pregano per me, e loro pregano l’un per l’altro. Nei commenti che puoi leggere sotto ai video si vede questa straordinaria ed umile comunità di preghiera. E’ un insieme abbastanza misto tra uomini e donne, dai ragazzi fino ai 60 anni. E vengono da tutto il mondo, dagli USA, dal Canada, ma anche dal Brasile, dall’Italia, dal Libano e dal Kenya. E’ sorprendente vedere come il Signore operi in tutte queste vite in giro per il mondo. E anche io imparo molto da loro. Sono convinta che la presenza cristiana sui social media sia molto importante. Ho il privilegio incredibile di accompagnare tante persone attraverso periodi di dubbio, di ritorno alla preghiera, di conversione. Ogni volta che accade, a me o a una mia consorella, piango di gioia. Gioisco al pensiero che il Signore usi i miei post – quelli divertenti ma anche quelli seri – per creare un ambiente sicuro in cui chiedere, domandare, dibattere, imparare, avventurarsi nei sentieri dell’amore di Cristo”.

Attenzione e discernimento

Non può mancare la domanda a suor Orianne se vi siano anche dei rischi nella comunicazione religiosa digitale. “I social – dice – hanno la straordinaria potenza di poter raggiungere persone che mai potresti altrimenti incontrare. Dobbiamo sempre lasciarci guidare dallo Spirito per decidere cosa e come comunicare; e domandarci sto condividendo l’amore nella verità? E la verità nell’amore? Mi esprimo senza creare divisioni? Sto invitando a dialogare con rispetto reciproco? Bisogna fare attenzione a non postare mai messaggi che contro-testimonino il Vangelo perchè espressi con astio o supponenza. Perché quando facciamo questi errori nella vita reale questi impattano al massimo su un paio di persone; ma se li fai on line questi impattano negativamente su centinaia, anzi migliaia, di persone. Questo ci impone un grande senso di responsabilità, ma anche un’accortezza del cuore nel saper rispondere e considerare gli altri da noi”.

Creare un terreno favorevole all’incontro con Dio

Una vocazione complessa dunque? “No. Come ogni altra vocazione per un cristiano essa sorge dal battesimo in Cristo. Anche nei social media siamo chiamati a vivere pienamente in Cristo, interagendo e conversando con altri. Se noi viviamo radicalmente il battesimo, e comprendiamo veramente che stiamo portando Cristo anche in questo spazio virtuale, possiamo senza grandi difficoltà creare un terreno fertile d’incontro tra le persone e quell’Uno che le ama follemente”.

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