I funerali di Ratzinger, il timing e le presenze

Attività di controllo e sicurezza in piazza San Pietro in vista dei funerali del Papa Emerito © ANSA

Dal Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e quello tedesco Frank-Walter Steinmeier, che guideranno le due delegazioni ufficiali, passando per diverse case reali e ministri e rappresentanti istituzionali di molti Paesi, domani il mondo sarà rappresentato ad altissimi livelli ai funerali di Benedetto XVI.

Per l’Italia è attesa anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Ci saranno anche alcune migliaia di concelebranti: 3.700 sacerdoti oltre ai cardinali e ai vescovi. In piazza anche i rappresentanti delle altre Chiese cristiane, compreso il Patriarcato di Mosca, e anche leader delle altre fedi, dai musulmani agli ebrei.

Il funerale sarà preceduto dalla cerimonia con la quale, alle 8.45, la bara sarà trasportata dalla basilica al sagrato in Piazza San Pietro.

Seguirà la recita del rosario e alle 9.30 ci sarà la messa presieduta da Papa Francesco.

Quindi il rito della Ultima Commendatio e Valedictio.

L’ultimo atto sarà il trasporto della bara, attraverso la Basilica, alle Grotte vaticane per la tumulazione. Dai reali del Belgio ai presidenti di Ungheria e Polonia, saranno dunque numerose le personalità politiche che prenderanno parte ai funerali di Ratzinger.

Si tratta di partecipazioni “a titolo personale” in quanto le uniche delegazioni ufficiali previste dal cerimoniale sono quella italiana e quella tedesca.

Hanno confermato la loro presenza la madre del Re di Spagna, la Regina Sofia, il Re e la Regina del Belgio, Filippo e Mathilde, il presidente polacco Andrzej Duda, quello portoghese Marcelo Nuno Duarte Rebelo de Sousa, che ha anche decretato per domani un giorno di lutto nazionale nel suo Paese, quello ungherese Katalin Novak e il governatore della Baviera Markus Söder.

Ci sarà anche la Real Casa Savoia rappresentata da Clotilde e Vittoria.

Numerosi anche i leader religiosi che renderanno omaggio al Papa emerito. Tra questi hanno confermato la loro presenza il metropolita della Chiesa russa Antonij di Volokolamsk e una delegazione del Patriarcato ortodosso di Costantinopoli.

Alle esequie del Papa Emerito Benedetto XVI in Vaticano, sarà presente anche una delegazione della comunità ebraica di Roma.

Per i musulmani il presidente dell’Ucoi Yassine Lafram e il vicepresidente della Coreis Yahya Pallavicini.

Forte la presenza degli ecclesiastici arrivati dal Paese di Benedetto. La Chiesa tedesca vedrà tra i concelebranti alle esequie almeno dieci vescovi, tra i quali il presidente della Conferenza episcopale monsignor Georg Baetzing, il cardinale arcivescovo di Monaco Reinhard Marx e il cardinale dell’arcidiocesi di Colonia Rainer Maria Woelki. Non mancheranno rappresentanti degli atenei cattolici, come il rettore della Cattolica Franco Anelli.

Melloni: “Grazie a Benedetto XVI la Chiesa è più moderna”

Melloni: "Grazie a Benedetto XVI la Chiesa è più moderna". VIDEO  Reggionline -Telereggio – Ultime notizie Reggio Emilia |

Il professore reggiano, storico delle religioni, sulla figura di Joseph Ratzinger, morto il 31 dicembre: “Ha scritto con la sua esistenza la legge sulla figura del Papa emerito”

REGGIO EMILIA – L’apporto dato da Joseph Ratzinger – scomparso il 31 dicembre – nelle vesti prima di Pontefice e poi da rinunciatario sottolineati dal reggiano Alberto Melloni, storico delle religioni.

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La morte di Benedetto XVI non chiude solo la vita di questo teologo che ha attraversato il Novecento e il Concilio Vaticano II. E’ un evento che chiude anche un decennio nel quale questo sovrano riluttante, che non aveva voluto scrivere molte leggi quando è stato Papa, ha scritto la legge più importante di tutte con la sua stessa esistenza: la legge su come si fa a fare il Papa emerito. Perché questi dieci anni Ratzinger non era tenuto ad abitarli nei domini temporali del suo successore e invece ha scelto di stare lì, sottraendosi a qualsiasi possibile strumentalizzazione. E non era tenuto neanche al silenzio cha ha osservato in modo praticamente assoluto fornendo così un grande supporto a Papa Francesco. Ha fatto vedere infatti che nessuno avrebbe potuto usare le sue posizioni, anche quando tutti sapevano che erano diverse da quelle Papa Francesco, contro l’autorità del successore di Pietro. Una grande lezione con cui, contro le astuzie che sembrano dominare tanti livelli delle classi dirigenti, questo teologo anziano, schivo e timido, ha testimoniato una forza interiore di rara densità.
reggionline.com

 

Le ultime parole di Ratzinger: “Gesù ti amo”

Ratzinger l'omaggio della gente comune

La salma esposta a San Pietro, la visita stamattina del presidente Mattarella e del premier Meloni. Papa Francesco celebrerà le esequie il 5 gennaio alle 9.30 a cui sono attesi 60mila fedeli, poi la tumulazione nelle grotte vaticane

AGI – La traslazione in San PIetro della salma di Benedetto XVI è avvenuta alle 7:00, l’arrivo in Basilica alle 7:15. Il breve rito, presieduto dal Card. Gambetti, è durato fino alle 7:40, quindi è stata ultimata la preparazione della Basilica per l’arrivo dei fedeli in visita al Papa Emerito. La salma è stata collocata sotto l’altare della confessione, esattamente come avvenuto al momento delle esequie di Giovanni Paolo II.

Il corpo del Papa Emerito, vestito con i paramenti sacri bianchi e rossi e la mitra, è stato posto su un catafalco rivestito di tessuto giallo, con al fianco due guardie svizzere. Subito dopo l’apertura della Basilica si è fomata una lunga fila di fedeli. Ma prima dell’apertura al pubblico, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha reso omaggio alla camera ardente. Dopo di lui in San Pietro anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Assieme a lei il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida. 

Iniziano così le esequie vere e proprie del Papa Emerito, il cui ultimo atto sarà la tumulazione nelle Grotte Vaticane giovedì, al termine del funerale che sarà presieduto da Papa Francesco. Proprio Francesco è tornato a ricordare il predecessore che, con le sue dimissioni, gli spianò la strada al Soglio, e non sono in senso metaforico. “Ci uniamo tutti insieme, con un cuore solo e un’anima sola, nel rendere grazie a Dio per il dono di questo fedele servitore del Vangelo e della Chiesa”, ha detto Bergoglio, che ha reso visita a Ratzinger per primo, già poco dopo il decesso.

Sono state divulgate le foto della salma: il Papa emerito che si appresta a tornare polvere, vi appare vestito dei paramenti liturgici rossi e della mitra. Tra le mani un rosario. L’impressione è quella di un corpo ormai reso minuto, anche se le scarpe nere non fanno l’effetto di sproporzione che invece creavano, anni addietro sul corpo una volta vigoroso di Karol Wojtyla.

Si apprendono le prime indiscrezioni su chi verrà a rendere omaggio (qualcuno sussurra che il Presidente Mattarella potrebbe essere tra i primi) così come si immagina che al funerale parteciperanno tra le 40 e le 50mila persone. Certo invece il fatto che Italia e Germania, i due paesi di Ratzinger, avranno delegazioni ufficiali.

Al contempo si apprendono i particolari degli ultimi momenti della vita terrena del Papa Emerito. Le sue ultime parole sono state pronunciate in italiano, e sono state “Gesù ti amo”. Le ha comprese e riferite un infermiere che non parla il tedesco. In tre parole il riassunto di una vita, commenta Andrea Tornielli su Vatican News, mentre il fedelissimo segretario monsignor Gaenswein si lascia andare ai ricordi personali sui momenti topici: non potrebbe essere che così. Quando mi comunicò l’intenzione di lasciare, riferisce il prelato che in queste ore non ha nascosto le lacrime, gli risposi che era una cosa impossibile. Lui la confermò e mi impegnò al silenzio. La consegna fu rispettata.

Si susseguono anche le interpretazioni del testamento spirituale lasciato da Benedetto e pubblicato nella serata di sabato. Le più comuni riguardano il rapporto tra scienza e fede. C’è chi vi vede un tentativo del grande teologo di propugnare il dialogo, e così por fine al grande dibattito del Novecento, c’è chi sottolinea piuttosto la sua critica velata ma non troppo a certe teorie (prima tra tutte il marxismo) dalla pretesa base scientifica, ma che di scientifico non avevano che l’apparenza. Su tutto campeggia comunque l’invito, veramente urbi et orbi, a restare “saldi nella fede” e a non farsi distrarre da essa.

Significativo il fatto che il primo destinatario dell’invito sia la Germania, teatro attualmente di dispute teologiche e morali in vista del Sinodo. Il processo sinodale però è materia del domani. Intanto Ratzinger da oggi riceverà l’omaggio della gente comune, e non è detto che si presentino in pochi. Le urgenze della Chiesa, ad ogni modo, stringono e vanno al di là del semplice computo di una serie di presenze.

Nella Giornata della Pace Francesco è tornato sul tema della guerra, ribadendo principi su cui batte particolarmente da quando la Russia ha invaso l’Ucraina. Anche per questo il Cremlino ed il Patriarcato di Mosca si sono spesi in elogi del Papa Emerito, presentandolo come difensore della Tradizione. Vatican News invece preferisce di gran lunga parlare di un maestro della ragionevolezza della fede. Il confronto, ormai sempre più affidato agli storici, tra le due visioni proseguirà probabilmente a lungo. Intanto si avvicineranno alle spoglie del Papa che rinunciò al Pontificato gli uomini e le donne normali, la gente comune, non solo i nostalgici. Gli umili operai, quelli in fondo come lui.

Intervista. Benedetto XVI, Miano (Ac): «La notte in cui “anticipò” le sue dimissioni»

Franco Miano
Franco Miano – .
L’ex presidente di Ac ricorda la fiaccolata a 50 anni dal Concilio: «Parole amare, solo dopo le abbiamo capite». La gioia nell’incontro con i ragazzi. Ai laici: «Corresponsabili e non collaboratori»

avvenire.it

«Ha amato profondamente e completamente la Chiesa. Nelle sue parole, specie nei mesi che hanno preceduto le dimissioni, si coglieva la sua tribolazione, la preoccupazione che la Chiesa fosse sempre fedele a Gesù e al Vangelo. Nel gesto delle dimissioni, questo amore per la Chiesa è diventato testimonianza di vita per tutti: non conta la nostra persona, la nostra visibilità, conta solo il bene della Chiesa». Franco Miano, ex presidente nazionale di Azione cattolica, ha prestato il suo servizio negli anni che furono il cuore del pontificato di papa Benedetto XVI. Molti i ricordi, ma Miano parte dalla notte dell’11 ottobre 2012, cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II. L’Ac organizzò una fiaccolata in ricordo di quella, storica, di cinquant’anni prima. E Benedetto XVI, come il suo predecessore Giovanni XXIII, portò il suo saluto dalla finestra del Palazzo apostolico.

Perché quel momento le è rimasto impresso?

Era una notte di festa, e Benedetto XVIsi unì al clima di gioia dei partecipanti con la consueta cordialità e discrezione. Tuttavia, rileggendo in seguito le sue parole, vi ho ritrovato, nei fatti, l’anticipazione di quello che sarebbe accaduto pochi mesi dopo con le dimissioni. Il papa ci invitò ad una «gioia sobria, umile», perché era un momento in cui, cito a memoria, «il peccato originale si traduce in peccati personali, che possono anche divenire strutture del peccato». Fece riferimento alla «zizzania» nel campo del Signore e a «pesci cattivi» che possono trovarsi nella «rete di Pietro». Parlò di una Chiesa che «sta navigando anche con vento contrario, con tempeste che minacciano la nave». Rimanemmo certamente impressionati. Solo dopo abbiamo capito.

I momenti di incontro personali e “istituzionali” sono stati molti. C’è un filo rosso che li unisce?

Sicuramente l’attenzione educativa. Nel suo stile, nel suo registro, papa Benedetto XVI amava molto i giovani e i ragazzi e aveva molto a cuore i formatori.

In un importante raduno del 2010 in piazza San Pietro accettò anche un’interlocuzione diretta con adolescenti e ragazzi…

È uno dei ricordi più belli, forse il più bello in assoluto. C’erano 100mila bambini, ragazzi, adolescenti e il papa rispose alle loro domande con una semplicità disarmante. Propose loro verità profonde ma con un linguaggio accessibile e un sorriso indimenticabile. Ci sembrò felice di incontrare quella parte del popolo di Dio che probabilmente ascoltiamo di meno.

Cosa raccomandava agli educatori?

Di non diventare padroni dei ragazzi. Di avere a cuore la loro libertà. Di non aver paura di fare proposte di vita esigenti, ma sempre con dolcezza e senso dell’accoglienza. Raccomandava sempre, poi, di fare rete con le famiglie e con la scuola, di non sentirsi eroi individuali e salvatori del mondo. Penso che questa lezione sia rimasta a una generazione di formatori ed educatori. D’altra parte papa Benedetto XVI ha messo al centro del suo magistero la trasmissione della fede in tempi complessi. E questa sua attenzione guardava alle nuove generazioni più di quanto si è soliti pensare.

Nella stagione di Benedetto XVI, quale è stato il ruolo dei laici?

Negli incontri personali ho avuto sempre la percezione di un ascolto vero e sincero, attento, curioso, oltre che cordiale. Ma fa fede, più della mia esperienza personale, soprattutto ciò che papa Benedetto ha scritto sul laicato, che è molto impegnativo. Ricordo che in un’assemblea del Forum internazionale di Azione cattolica, che si tenne in Romania, fece arrivare un messaggio molto corposo e chiaro sull’atteggiamento della Chiesa verso i laici. Il papa ci disse che è necessario un «cambiamento di mentalità» nella Chiesa perché i laici non vengano più considerati «collaboratori del clero», ma come persone realmente «corresponsabili dell’essere e dell’agire della Chiesa». Penso che questa sia una sfida ancora aperta.