La domenica dopo l’Epifania. Il Papa battezza 32 bambini nella Cappella Sistina

Nella giornata in cui si celebra il Battesimo del Signore. 240 i parenti presenti

Papa Francesco battezza un bimbo il 13 gennaio 2019

Avvenire

Sono 32 i bambini che papa Francesco battezzerà nella Cappella Sistina nella domenica dopo l’Epifania, festa del Battesimo del Signore. Alla celebrazione con i piccoli saranno presenti 58 genitori e 60 tra padrini e madrine e 240 parenti.

Il Pontefice presiederà alle 9.30 la Messa nel corso della quale impartirà il Sacramento del Battesimo. La celebrazione eucaristica sarà trasmessa in diretta da Tv2000.

L’anno scorso il Vescovo di Roma aveva impartito il Battesimo a 27 neonati, 12 bambini e 15 bambine. Significativo il richiamo di Bergoglio ai genitori a non litigare mai davanti ai propri figli. Poi l’inviato a trasmettere la fede, era stata la riflessione del Pontefice, tra le mura domestiche: «E questo si fa a casa. Perché la fede sempre va trasmessa “in dialetto”: il dialetto della famiglia, nel clima della casa».

Commento al Vangelo. Quella voce: tu sei il Figlio, l’amato, il mio compiacimento Battesimo del Signore – Anno C

In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
«Viene dopo di me colui che è più forte di me e vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco, vi immergerà nel vento e nel fuoco di Dio. Bella definizione del cristiano: Tu sei “uno immerso” nel vento e nel fuoco, ricco di vento e di fuoco, di libertà e calore, di energia e luce, ricco di Dio.
Il fuoco è il simbolo che riassume tutti gli altri simboli di Dio. Nel Vangelo di Tommaso Gesù afferma: stare vicino a me è stare vicino al fuoco. Il fuoco è energia che trasforma le cose, è la risurrezione del legno secco del nostro cuore e la sua trasfigurazione in luce e calore.
Il vento: alito di Dio soffiato sull’argilla di Adamo, vento leggero in cui passa Dio sull’Oreb, vento possente di Pentecoste che scuote la casa. La Bibbia è un libro pieno di un vento che viene da Dio, che ama gli spazi aperti, riempie le forme e passa oltre, che non sai da dove viene e dove va, fonte di libere vite.
Battesimo significa immersione. Uno dei più antichi simboli cristiani, quello del pesce, ricorda anche questa esperienza: come il piccolo pesce nell’acqua, così il piccolo credente è immerso in Dio, come nel suo ambiente vitale, che lo avvolge, lo sostiene, lo nutre.
Gesù stava in preghiera ed ecco, venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Quella voce dal cielo annuncia tre cose, proclamate a Gesù sul Giordano e ripetute ad ogni nostro battesimo.
Figlio è la prima parola: Dio è forza di generazione, che come ogni seme genera secondo la propria specie. Siamo tutti figli nel Figlio, frammenti di Dio nel mondo, specie della sua specie, abbiamo Dio nel sangue.
Amato. Prima che tu agisca, prima di ogni merito, che tu lo sappia o no, ad ogni risveglio, il tuo nome per Dio è “amato”. «Tu ci hai amati per primo, o Dio, e noi parliamo di te come se ci avessi amato per primo una volta sola. Invece continuamente, di giorno in giorno, per la vita intera Tu ci ami per primo» (Kierkegaard).
Mio compiacimento è la terza parola, che contiene l’idea di gioia, come se dicesse: tu, figlio mio, mi piaci, ti guardo e sono felice. Si realizza quello che Isaia aveva intuito, l’esultanza di Dio per me, per te: «Come gode lo sposo l’amata così di te avrà gioia il tuo Dio» (ls 62,5).
Se ogni mattina potessi ripensare questa scena, vedere il cielo azzurro che si apre sopra di me come un abbraccio; sentire il Padre che mi dice con tenerezza e forza: figlio mio, amato mio, mio compiacimento; sentirmi come un bambino che anche se è sollevato da terra, anche se si trova in una posizione instabile, si abbandona felice e senza timore fra le braccia dei genitori, questa sarebbe la mia più bella, quotidiana esperienza di fede.
(Letture: Isaia 40,1-5.9-11; Salmo 103; Tito 2,11-14;3,4-7; Luca 3,15-16.21-22).
avvenire
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L’iconografia del battesimo di Cristo… dagli affreschi delle catacombe di San Callisto ai mosaici del V secolo

Ad ali spiegate sull’acqua

di Fabrizio Bisconti

Il battesimo del Cristo appare molto presto nell’arte cristiana ed anzi, a tutt’oggi, un affresco dell’area di Lucina del complesso callistiano con questo tema, datato ai primi decenni del III secolo, rappresenta la più antica espressione figurativa propriamente cristiana. Di lì a qualche anno, la semplice scena che vede il Battista e il Cristo presso il Giordano quando la colomba dello Spirito sopraggiunge per connotare l’evento evangelico e per distinguerlo dal semplice battesimo dei neofiti, si diffonde nei cubicoli dei sacramenti, sempre nell’area callistiana, ma anche nei sarcofagi romani, sempre del secolo III, come in quelli della Lungara e di Santa Maria Antiqua.
In tutti questi casi, la scena viene associata a temi di intuitivo significato battesimale, con riguardo speciale per i prodigi del diluvio universale e dell’acqua che Mosè fa sgorgare per gli israeliti, secondo uno schema che verrà replicato con la rappresentazione del miraculum fontis, provocato da Pietro nel carcere mamertino.
Ma la scena si lega anche al dialogo del Cristo con la Samaritana al pozzo o alla più semplice ma suggestiva figura del pescatore. Questo giro di esperienze figurative, tenute unite dal leitmotiv dell’elemento-acqua rimbalza anche negli edifici di culto e, in particolare, nella domus ecclesiae di Dura Europos sull’Eufrate, dove un elementare programma decorativo, riservato all’ambiente battesimale, oltre alle scene delle donne al sepolcro e dello scontro tra Davide e Golia, emerge un piccolo gruppo figurativo che associa la guarigione del paralitico di Bethesda e l’episodio di Pietro salvato dai flutti, mentre, nella lunetta di fondo il peccato dell’origine e la figura del buon pastore alludono direttamente al lavacrum dell’iniziazione.
Spostiamoci a Ravenna, nel complesso della cattedrale voluto nella città altoadriatica dal vescovo Ursus tra il IV e il V secolo: l’episcopio ursiano fu presumibilmente dotato subito di un battistero, poi rinnovato, secondo il Liber Pontificalis Ecclesiae Ravennatis del protostorico d’Andrea Agnello (IX secolo) dal vescovo Neone (451-473). Al suo intervento vanno presumibilmente riferiti i mosaici che decorano la grande cupola costruita per mezzo di tubi fittili, che compongono una doppia fila di anelli concentrici e degradanti. Lo zenit della cupola è occupato da un medaglione che accoglie, su un fondo aureo, il battesimo del Cristo, attorniato da una fascia costellata dalla teoria dei dodici apostoli organizzati in un corteo solenne, mentre offrono le corone del trionfo con le mani velate.
In età teodoriana (493-526) presso la cattedrale ariana fu innalzato un battistero che, al tempo della riconquista bizantina, sarà di nuovo consacrato al culto ortodosso, secondo la stessa dinamica che interesserà la basilica palatina di Sant’Apollinare Nuovo. Il battistero degli Ariani appare più spoglio, in quanto privato dei marmi e di una porzione di mosaici, in parte recuperati durante gli scavi del secolo scorso.È rimasto intatto il decoro musivo della cupola, rappresentato da un clipeo centrale ancora con il battesimo del Cristo, attorniato dalla teoria dei dodici apostoli guidati da Pietro e Paolo che si dirigono ai lati del trono vuoto dell’Etimasia, scena che vuole sottolineare, da un lato, la sovranità del Cristo proiettata nella sua Resurrezione e, dall’altro, per paradosso, la fisicità di Gesù e della sua morte violenta, in perfetta coerenza con il pensiero ariano.

(©L’Osservatore Romano 13 gennaio 2013)