Sudan: cresce la speranza in un futuro di pace

ROMA, lunedì, 5 luglio 2010 (ZENIT.org).

 Secondo il Vescovo sudanese Paride Taban, il suo Paese non ripiomberà nell’incubo della guerra. Parlando all’associazione cattolica internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), il presule ha affrontato le preoccupazioni per la crescente instabilità del Sudan dopo le elezioni dell’aprile scorso. A suo avviso, la gente è decisa a giocare il proprio ruolo nel referendum del gennaio prossimo, che deciderà sull’eventuale indipendenza del Sud del Paese. Il Vescovo Taban ha affermato che le sue speranze per la pace sono incoraggiate dai commenti di Salva Kiir, presidente del semiautonomo Sud Sudan, che sembra aver escluso la possibilità di un ritorno alla violenza. “La gente del Sud Sudan sembre più matura di quanto molti pensino”, ha sottolineato il presule. Riferendosi alla fase di transizione seguita all’Accordo Comprensivo di Pace del gennaio 2005 tra il Nord e il Sud del Paese, il Vescovo ha commentato che “anche durante quel breve periodo [la gente] ha affrontato molte sfide, ma non ha mai avuto luogo una guerra diffusa”. Ad ogni modo, il Vescovo Taban ha riconosciuto che molto dipenderà dall’ipotesi che il Presidente Bashir rispetti il risultato del referendum. “Se ciò che il Presidente Bashir dice sul risultato del referendum è vero, allora è un bene – ma non sappiamo se ciò che dice è la verità”, ha commentato. “Lasciamo scegliere la gente. Non spingiamo nessuno in una direzione o nell’altra. Aiutiamo le persone ad essere felici”, ha aggiunto. “Non sarà facile, ma dobbiamo imparare a condividere le risorse che abbiamo – e ciò include le riserve petrolifere”. Il Vescovo ha anche chiesto il coinvolgimento della comunità internazionale per aiutare il Sudan in questa fase di transizione. “La gente del Sud Sudan può essere di buona volontà, ma ha bisogno di un grande sostegno da parte della comunità internazionale – ha segnalato –. Ha bisogno di essere rafforzata, altrimenti molti vivranno nella paura di un ritorno della guerra”. Lo scorso anno, ACS ha sostenuto la Chiesa in Sudan con 1.252.700 euro per finanziare progetti come le scuole “Salvare il Salvabile” a Khartoum e nei dintorni, programmi di catechesi, formazione per sacerdoti, suore, seminaristi e religiosi, costruzione di Chiese, veicoli per il clero nelle regioni più remote e la Bibbia del Fanciullo. Aiuto alla Chiesa che Soffre è un’associazione di diritto pontificio nata con una campagna di aiuto lanciata nel 1947 dal monaco premonstratense Werenfried van Straaten. Attualmente sovvenziona progetti in 140 Paesi con i fondi ottenuti dai suoi uffici in 17 Paesi.