Stipendio e cura dei figli, così si evolve la società Ricerca Nielsen rilancia il tema delle pari opportunità

Il lavoro dell’uomo è portare a casa lo stipendio, il lavoro della donna è occuparsi della casa e della famiglia: questa frase che evoca quei ritrattini anni ’50, con il marito che rientra a casa in giacca e cravatta e borsa 24 ore baciando sulla fronte la moglie davanti ai fornelli, certo non trova più riscontri nella società contemporanea. Ma quanto è sbiadita la fotografia? La ricerca Nielsen‘Women and Diversity’ su un campione di oltre 30.000 individui in 63 Paesi (Asia-Pacifico, Europa, America Latina, Medio Oriente-Africa e Nord America) tra i quali l’Italia fa un po’ di ordine e rilancia il tema delle pari opportunità, del gap gender e della divisione dei ruoli.

Nonostante il tasso di occupazione femminile nel nostro Paese abbia toccato nel settembre di quest’anno il dato record del 49,1% (Istat, ma l’Italia è al di sotto della media Europa di 13,2 punti),il 46% degli italiani ritiene che alcune carriere siano più appropriate per gli uomini che per le donne. Inoltre, sul fronte del divario salariale la percezione del gap è ancora accentuata: il 46% del campione pensa infatti che la differenza esista, percentuale che sale al 58% se l’opinione è raccolta soltanto tra le donne. Tutto questo nonostante oltre la metà della popolazione (52%) dichiari di non ritenere che debba essere l’uomo a portare a casa lo stipendio e la donna a occuparsi della casa e della famiglia.
“Quella delle pari opportunità è una sfida che va rilanciata, come dimostrano i dati della nostra survey – ha dichiarato l’amministratore delegato di Nielsen Italia Giovanni Fantasia – L’equiparazione dei livelli retributivi, il riconoscimento della diversità come valore, l’interpretazione della genitorialità flessibile e sostenibile, lo smart working, le policy di welfare aziendale e work life balance, la presenza di donne in posizioni di vertice all’interno delle aziende, sono alcuni dei temi con i quali il mondo del lavoro deve confrontarsi per superare il diversity gap ancora persistente”.

Nel settore privato, secondo il Rapporto Istat sui differenziali retributivi pubblicato il 30 dicembre 2016, è stata registrata una variazione negativa degli stipendi delle donne rispetto a quelli degli uomini pari al 12% (sulla media delle retribuzioni lorde orarie nel 2014). Lo stesso gap, se rapportato a posizioni lavorative che richiedono una laurea, diventa del 30%, a testimoniare uno svantaggio femminile sempre più evidente. A livello dirigenziale la forbice si allarga a un delta superiore a una volta e mezzo.

Nello stesso tempo, per quanto riguarda la rappresentanza delle donne nelle posizioni di leadership aziendale, secondo il 59% degli italiani il sesso femminile è marcatamente sotto rappresentato (Europa 56%). Rivolta la domanda alle sole donne italiane, la percentuale di quante considerano più difficile per una donna ricoprire ruoli dirigenziali sale addirittura al 70%, a parità di competenze con l’altro sesso.
In Italia solo un dirigente su cinque è donna, media ben al di sotto di quella rilevata in Europa, dove è di una donna su tre uomini il rapporto all’interno dei board (Fonte: Eurostat).
Il 55% del campione, sottolinea lo studio di Nielsen, dichiara che nelle posizioni di leadership il sesso femminile deve lavorare più duramente per dimostrare le proprie capacità rispetto agli uomini (Europa 57%). Se si prende in considerazione il solo segmento femminile della base intervistati, il dato sale al 67%. In sintesi viene a confermarsi quel fenomeno che nella letteratura sociologica è definito gender fatigue, ovvero posizione di difficoltà del sesso femminile all’interno del mondo del lavoro.
Inoltre, andando a sondare se la posizione di “madre in carriera” costituisca un vincolo per il percorso professionale, il 66% risponde che ciò è vero (Europa 69%). Considerando solo le donne, il 76% delle intervistate è dell’idea che il fatto di essere madre sia un ostacolo al raggiungimento di determinati traguardi in ambito lavorativo.

Sondando il percepito negli Stati Uniti, si rileva che il gap uomo donna al lavoro è valutato in misura superiore rispetto a tutti i Paesi leader occidentali: quasi due su tre degli intervistati nel campione USA (68%) sono dell’idea che l’essere donna in carriera comporti una costante battaglia contro il pregiudizio maschilista, e che l’essere madre costituisca un ostacolo per la scalata professionale delle donne (71% dei casi).

L’ultimo elemento preso in esame dalla Survey di Nielsen è quello della conciliazione famiglia-lavoro. Dall’analisi emerge che il work-life balance è difficile per il 62% degli intervistati(media Europa al 41%) mentre solo il 42% dichiara di potere riservare spazio congruo alla propria vita famigliare (media Europa 49%).
In contesto esclusivamente femminile sono naturalmente di più le donne che manifestano disagio quando si parla di bilanciamento tra la vita di casa e quella in azienda (71% donne vs 52% uomini). Tuttavia, essendo le donne più motivate degli uomini a trovare spazio per le faccende domestiche e per i figli, riescono più facilmente degli uomini a trovare momenti dedicati alla famiglia o a sè stesse (45% vs 40% uomini).

Donne società e famiglia
La ricerca Nielsen non si limita a esplorare la condizione femminile in ambito lavorativo ma allarga lo sguardo alla posizione della donna nella società e soprattutto in famiglia. Solo il 24% del campione dichiara di non conoscere alcuna discriminazione tra i sessi contro una media globale del 43% e una media europea del 30%.

Rispetto alla famiglia, è il 70% degli italiani a pensare che i compiti vadano equamente suddivisi tra i due sessi. Insomma, l’idea di uomo di casa piace ma è effettivamente riscontrabile nel vissuto quotidiano?

Nel 44% delle case italiane sono esclusivamente le donne a occuparsi dei pasti, delle pulizie e del bucato, in un altro 44% sono attività che vengono condivise, nel restante 8% sono appannaggio dei soli uomini. Più che l’uomo casalingo, nell’immaginario collettivo vive la figura dell’uomo tuttofare (39%).

Se si prende in considerazione il budget domestico, il 57% dichiara che la gestione avvenga in coppia. Nel 58% dei casi il budget viene condiviso per decisioni relative all’investimento dei risparmi e nel 71% dei casi per l’acquisto di beni durevoli. Marito e moglie preferiscono anche affrontare insieme il tema della spesa quotidiana (57% vs 48% media Europa).
Sul fronte dei figli il 56% degli italiani dichiara di prendersi cura dei bambini insieme, e la percentuale sale al 63% quando è il momento di affrontare il problema dell’istruzione. Il 47% degli italiani sottolinea di auspicare più forme pubblicitarie che evidenzino il ruolo dei padri nel rapporto con i figli.

 

Nel settore privato, secondo il Rapporto Istat sui differenziali retributivi pubblicato il 30 dicembre 2016,  è stata registrata una variazione negativa degli stipendi delle donne rispetto a quelli degli uomini pari al 12% (sulla media delle retribuzioni lorde orarie nel 2014). Lo stesso gap, se rapportato a posizioni lavorative che richiedono una laurea, diventa del 30%, a testimoniare uno svantaggio femminile sempre più evidente. A livello dirigenziale la forbice si allarga a un delta superiore a una volta e mezzo.

 

Nello stesso tempo, per quanto riguarda la rappresentanza delle donne nelle posizioni di leadership aziendale, secondo il 59% degli italiani il sesso femminile è marcatamente sottorappresentato (Europa 56%). Rivolta la domanda alle sole donne italiane, la percentuale di quante considerano più difficile per una donna ricoprire ruoli dirigenziali sale addirittura al 70%, a parità di competenze con l’altro sesso.

In Italia solo un dirigente su cinque è donna, media ben al di sotto di quella rilevata in Europa, dove è di una donna su tre uomini il rapporto all’interno dei board (Fonte: Eurostat).

Il 55% del campione, sottolinea lo studio di Nielsen, dichiara che nelle posizioni di leadership il sesso femminile deve lavorare più duramente per dimostrare le proprie capacità rispetto agli uomini (Europa 57%). Se si prende in considerazione il solo segmento femminile della base intervistati, il dato sale al 67%. In sintesi viene a confermarsi quel fenomeno che nella letteratura sociologica è definito gender fatigue, ovvero posizione di difficoltà del sesso femminile all’interno del mondo del lavoro.

Inoltre, andando a sondare se la posizione di “madre in carriera” costituisca un vincolo per il percorso professionale, il 66% risponde che ciò è vero (Europa 69%). Considerando solo le donne, il 76% delle intervistate è dell’idea che il fatto di essere madre sia un ostacolo al raggiungimento di determinati traguardi in ambito lavorativo.

 

Sondando il percepito negli Stati Uniti, si rileva che il gap uomo donna al lavoro è valutato in misura superiore rispetto a tutti i Paesi leader occidentali: quasi due su tre degli intervistati nel campione USA (68%) sono dell’idea che l’essere donna in carriera comporti una costante battaglia contro il pregiudizio maschilista, e che l’essere madre costituisca un ostacolo per la scalata professionale delle donne (71% dei casi).

 

L’ultimo elemento preso in esame dalla Survey di Nielsen è quello della conciliazione famiglia-lavoro. Dall’analisi emerge che il work-life balance è difficile per il 62% degli intervistati (media Europa al 41%) mentre solo il 42% dichiara di potere riservare spazio congruo alla propria vita famigliare (media Europa 49%).

In contesto esclusivamente femminile sono naturalmente di più le donne che manifestano disagio quando si parla di bilanciamento tra la vita di casa e quella in azienda (71% donne vs 52% uomini). Tuttavia, essendo le donne più motivate degli uomini a trovare spazio per le faccende domestiche e per i figli, riescono più facilmente degli uomini a trovare momenti dedicati alla famiglia o a sè stesse (45% vs 40% uomini).

 

Donne società e famiglia

La ricerca Nielsen non si limita a esplorare la condizione femminile in ambito lavorativo ma allarga lo sguardo alla posizione della donna nella società e soprattutto in famiglia. Solo il 24% del campione dichiara di non conoscere alcuna discriminazione tra i sessi contro una media globale del 43% e una media europea del 30%.

 

Rispetto alla famiglia, è il 70% degli italiani a pensare che i compiti vadano equamente suddivisi tra i due sessi. Insomma, l’idea di uomo di casa piace ma è effettivamente riscontrabile nel vissuto quotidiano?

 

Nel 44% delle case italiane sono esclusivamente le donne a occuparsi dei pasti, delle pulizie e del bucato, in un altro 44% sono attività che vengono condivise, nel restante 8% sono appannaggio dei soli uomini. Più che l’uomo casalingo, nell’immaginario collettivo vive la figura dell’uomo tuttofare (39%).

 

Se si prende in considerazione il budget domestico, il 57% dichiara che la gestione avvenga in coppia. Nel 58% dei casi il budget viene condiviso per decisioni relative all’investimento dei risparmi e nel 71% dei casi per l’acquisto di beni durevoli. Marito e moglie preferiscono anche affrontare insieme il tema della spesa quotidiana (57% vs 48% media Europa).

Sul fronte dei figli il 56% degli italiani dichiara di prendersi cura dei bambini insieme, e la percentuale sale al 63% quando è il momento di affrontare il problema dell’istruzione. Il 47% degli italiani sottolinea di auspicare più forme pubblicitarie che evidenzino il ruolo dei padri nel rapporto con i figli.

ansa