Sprechi alimentari, ingiustizia per i poveri

“Assicurare che i frutti del lavoro umano non vadano perduti è una questione di giustizia”, così il cardinale Luis Antonio Tagle, presidente della Caritas Internationalis, intervenuto ieri pomeriggio al Consiglio della Fao riunito a Roma per dibattere su come ridurre la perdita di alimenti. “Una sfida delle sfide più importanti” per “garantire la sicurezza alimentare”, ha sottolineato mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede, che ha promosso l’incontro insieme alla rappresentanza dell’Iran presso la Fao. Il servizio di Roberta Gisotti dalla radio vaticana.

Un terzo del cibo prodotto nel mondo si perde o si spreca lungo la filiera alimentare, 1,6 miliardi di tonnellate di alimenti sottratti a chi nel mondo soffre la fame. Il 40% avviene nelle fasi di post-raccolta e lavorazione nei Paesi in via di sviluppo e nella distribuzione o per mano dei consumatori nei Paesi industrializzati. La soluzione a questa ingiustizia non è solo una questione tecnica, ha spiegato il cardinale arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle:

R. – Un problema così grande come la fame, come la distribuzione degli alimenti non è un problema tecnico solamente: è una crisi umana! E’ per questo che si deve cambiare la prospettiva, passando da una prospettiva puramente tecnica allo sviluppo integrale della persona umana e anche della società. Lo spirito di questo intervento è la solidarietà, la comunione del bene comune. Purtroppo, quanto l’approccio è puramente tecnico, il mercato e il profitto sono più importanti.

D. – Si dice spesso che sia il mercato che comanda su tutto. Ecco, come sovvertire questa logica? Devono essere i governi, devono essere i popoli, deve essere la società civile?

R. – Sì, questo è però un processo di conversione e proprio per questa ragione è molto difficile, perché ogni persona è il governo. Ogni famiglia deve fare un esame di coscienza: “Quali valori operano nella nostra vita?”. Papa Francesco ha già detto che il cibo scartato è un cibo rubato ai poveri. E’ vero, perché nella nostra cultura di scarto non soltanto il cibo, ma anche l’acqua, i vestiti e valori sono scartati e il bene degli altri non entra nella coscienza.

D. – E’ molto importante questo incontro promosso dalla Santa Sede insieme all’Iran. Ed è anche molto importante che la Chiesa possa entrare in dialogo con le istituzioni politiche?

R. – Sì, sì! E’ molto importante, ma non come un attore politico, ma come coscienza. Noi abbiamo i tesori dalla Parola di Dio, dalla grande tradizione cristiana e anche dalla Dottrina Sociale della Chiesa. Per me, è una grande gioia questo incontro con la Santa Sede e l’Iran: è anche una testimonianza per il mondo, per il mondo diplomatico e anche per il mondo della vita quotidiana e delle persone ordinarie. Quando si tratta di una questione di cibo, di fame, tutti noi – in questo mondo comune – dobbiamo lavorare insieme, musulmani, buddisti, induisti, cattolici e cristiani, perché la vittima della fame è una persona umana.