Spiritualità senza Dio né religione? Raccogliere la sfida dei giovani

Un gruppo di giovani fuori da una scuola superiore (Fotogramma)

Un gruppo di giovani fuori da una scuola superiore (Fotogramma)

Caro direttore,

leggo sempre con grande interesse gli articoli di Avvenire, quotidiano che considero sincero, coraggioso, nel ‘denunciare’ ciò che non è accettabile, pure nel mettere in risalto il molto bene che non manca da parte di molte associazioni, in particolare dalla Chiesa, sempre in prima linea in questo turbolento periodo storico. Leggendol’articolo di Stefano Didonè (29 agosto, pagina 3), tuttavia, sono rimasta un po’ perplessa laddove si evidenzia che, nei giovani, l’esperienza spirituale debba essere anzitutto un percorso personale e legato alla vita. Come ha osservato Paola Bignardi, «l’impressione generale è che il discorso specificamente religioso si sia ulteriormente indebolito mentre le domande esistenziali si siano addirittura rinforzate in una situazione in cui si sono rarefatte le risposte, è stata rifiutata la tradizione religiosa». A me sembra che in questa situazione ci si discosti dal Vangelo, quando Gesù disse a Pietro: «Tu sei Pietro e su questa pietra io fonderò la mia Chiesa». Le chiederei, gentile direttore, di aiutarmi a dissipare le mie perplessità. Con stima sincera e condivisione e ammirazione per il lavoro eccellente svolto da lei e da tutti i collaboratori.

Carla Colombo, Carugate (Mi)

Gentile signora Carla, su invito del direttore di ‘Avvenire’ le rispondo in merito alla sua lettera. Anzitutto la ringrazio per la sua osservazione, che mi permette di precisare meglio il significato del passaggio da lei indicato. Esso si inserisce nello scenario che ho cercato brevemente di tracciare riguardo al modo con cui i giovani vivono la dimensione spirituale della loro vita. Stando alle interviste svolte e ai dati raccolti nel ‘Rapporto Giovani’ dell’Istituto Toniolo, si nota che in molti casi il termine «spirituale» non rinvia più direttamente ed esplicitamente all’esperienza spirituale propria della tradizione cristiana. Esso tende ad assomigliare piuttosto a una ricerca personale e interiore, molto aperta di fronte alla pluralità di tradizioni religiose con le quali i giovani entrano in contatto. Oggi molto più che nel recente passato. Certamente il fenomeno di una spiritualità ‘senza Dio’ o ‘senza religione’ (ma non sempre ‘contro Dio’ o ‘contro la religione’) rappresenta un problema non secondario dal punto di vista della fede cristiana, ma il semplice fatto che questa ricerca ci sia ancora è motivo di speranza. Essa può offrire nuove possibilità di annuncio, pur nella consapevolezza, come osserva papa Francesco in Evangelii gaudium che «il ritorno al sacro e la ricerca spirituale che caratterizzano la nostra epoca sono fenomeni ambigui» (n.89). Questa situazione inedita, quindi, rappresenta una sfida per la Chiesa, chiamata ad ascoltare e riconoscere le domande dei giovani, a proporre la necessaria purificazione di ciò che non è compatibile con la fede e a offrire con schiettezza e slancio missionario la gioia e la bellezza del Vangelo di Gesù Cristo.

Cordialmente.

da Avvenire