Soldi e affari: l’azzurro vincente è come un assegno circolare

ALBERTO CAPROTTI

Inviato a Tokyo

Cinque medaglie d’oro sinora, l’uomo più veloce del mondo e quello che salta più in alto, la regina della piscina che nuota la sua quinta finale olimpica consecutiva prima di ritirarsi, il numero di podi totalizzati a Rio 2016 e Londra 2012 già superato quando mancano ancora quattro giorni alla fine. Comunque si concluda l’avventura della spedizione azzurra, Tokyo 2020 è un assegno circolare per lo sport italiano: consensi, emozioni e vittorie, ma anche soldi, tanti soldi. Italia Team è il marchio olimpico del Coni che dal 2015 riunisce gli interessi dei colori italiani nell’ambito di un progetto voluto dal presidente Giovanni Malagò per mettere gli atleti al centro del sistema, aumentare il senso di appartenenza e lo spirito di squadra. Ma l’operazione è essenzialmente di marketing, e serve anche a finanziare tutto il movimento, l’altra faccia della medaglia che sta nella logica delle cose. I successi portano affari, correre e saltare gratis non è possibile, né sarebbe giusto. C’è un mondo di contratti, sponsorizzazioni, diritti di immagine che ruota intorno anche a chi ha scelto discipline economicamente molto meno gratificanti del calcio e trova ai Giochi il suo palcoscenico quasi unico. Valeva circa 34 milioni di euro come brand dopo Rio 2016, potrebbe realizzarne il doppio adesso grazie ai successi e all’esposizione mediatica ottenuta alle Olimpiadi giapponesi.

E’ questa la proiezione più attendibile fatta da analisti del settore sulla base delle sponsorizzazioni attuali: i main partner di Tokyo 2020 per Italia Team sono gia tutti marchi globali (Armani, Ferrero, Allianz, Toyota e Fastweb). A questi si aggiungono gli sponsor ufficiali (Barilla, Herbalife, Amadori, Coldiretti, Axpo Group) ma lo sport olimpico italiano ora è diventato un prodotto spendibile in tutto il mondo, grazie alle medaglie “pesanti” che sta conquistando e all’immagine cresciuta in questi giorni.

E’ un successo di gruppo, ma quello dei singoli può risultare decisamente ancora più monetizzabile se ti chiami Marcell Jacobs e hai appena vinto i 100 metri ai Giochi, la gara più attesa di una manifestazione planetaria che ha avuto 600 milioni di spettatori televisivi durante la Cerimonia d’apertura. Ad arricchire il velocista di Desenzano del Garda non sarà certo il premio di 180mila euro lordi, tassati al 42%, previsti dal Coni come compenso per tutti gli azzurri vincitori di una medaglia d’oro a Tokyo, quanto tutto il resto che da oggi ruoterà intorno alla sua impresa, seguita da 124 milioni di visitatori solo sulle piattaforme olimpiche del Cio.

Solo da un main sponsor (come sono tuttora Gatorade e Hublot per Bolt) e da quello tecnico personale, che per l’azzurro è la Nike, marchio di cui indossava le superscarpe della vittoria di domenica sera, Jacobs potrebbe ricavare 3,5 milioni di euro all’anno. E poi ci sono i meeting, cioè le sfide internazionali di atletica alle quali si accede a inviti durante l’anno. Usain Bolt per partecipare chiedeva un gettone variabile, che poteva arrivare anche a 300mila dollari a gara. Jacobs ovviamente non ha ancora la sua fama, il suo carisma e nemmeno un decimo delle sue vittorie da esibire, ma gli esperti di queste manifestazioni assicurano che potrà chiedere almeno 100mila dollari a presenza.

Molto dipenderà anche dall’abilità di chi lo gestisce, il suo attuale manager Marcello Magnani che si occupa degli aspetti sportivi. E la Doom Entertainement, l’agenzia di cui uno dei soci è il cantante Fedez, che di fenomeni social se ne intende. Un aspetto non secondario oggi a livello di ritorni commerciali se è vero che Jacobs nello spazio di quella notte ha aumentato da 144mila a 463mila i suoi seguaci su Instagram.

Vincere comunque non è indispensabile per tutti. Federica Pellegrini ad esempio ha salutato Tokyo con la certezza di poter trasformare in un tesoro anche il suo settimo posto nella finale dei 200 metri stile libero. Solo l’impresa di esserci arrivata alla vigilia dei 33 anni (li compie domani) e alla sua quinta partecipazione olimpica consecutiva, è valsa mediaticamente più di una medaglia. Il 26 e 27 agosto Federica sarà ancora in vasca a Napoli per partecipare alla Isl, la Champions League del nuoto, ma con l’attività agonistica ha chiuso. Ha già molti altri progetti in cantiere: un libro, più di un programma tv, la proposta di un docufilm su di lei, oltre a un possibile ruolo al Coni o nella federazione nuoto. Lavoro e incassi assicurati: l’ultima bracciata olimpica a Tokyo le ha garantito anche questi.

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Medaglia da addentare: Marcell Jacobs campione olimpico dei 100 metri

e Gianmarco Tamberi oro del salto in alto (ex aequo con il qatariota Mutaz Essa Barshim)