Sold out per Londra paralimpica

Sold out
per Londra paralimpica

di Giulia Galeotti

Il 29 agosto si aprono le Paralimpiadi 2012. Dopo Pechino, è la volta di Londra, capitale di un Paese molto attento ai temi legati alla disabilità, basti pensare alla statua di Marc Quinn, raffigurante l’artista focomelica Alison Lapper, esposta tra il 2005 e il 2007 a Trafalgar Square. Ne parliamo con Luca Pancalli, pentatleta, nuotatore, paralimpionico, avvocato e dirigente sportivo, attualmente presidente del Comitato Italiano Paralimpico. “È difficile – ci dice – fare un parallelo tra due nazioni con un passato e un approccio tanto diversi rispetto alle tematiche sociali. Londra vanta una lunghissima tradizione in tema di attenzione alla disabilità. Il movimento paralimpico è nato proprio in Gran Bretagna, grazie agli studi del professor Guttmann nell’immediato dopoguerra e allo sport inteso come terapia riabilitativa per le persone disabili, contagiando successivamente il resto del mondo. È vero, però, che la Cina ha saputo fare uno sforzo gigantesco a livello organizzativo, realizzando non solo strutture pienamente accessibili, ma anche un embrione di rispetto verso le fasce più deboli della società”.
Mai la disabilità è entrata nell’Olimpiade come in questa edizione 2012. Pensiamo ai bambini del Kaos Signing Choir che hanno intonato God Save the Queen nella lingua dei segni; al primo record del mondo battuto dal sud coreano Im Dong-Hyun, arciere ipovedente, o a Pistorius. “I Giochi Paralimpici di Londra 2012 rappresenteranno il punto più alto mai raggiunto fino a ora da una Paralimpiade: l’attenzione dei media sarà massima e sappiamo quanto sia importante la diffusione capillare di questo messaggio per introdurre una nuova cultura della disabilità. L’intreresse del pubblico è alto: molte gare hanno registrato da mesi il tutto esaurito”.
Crede che la disabilità possa finalmente un giorno diventare normale? “Penso che le persone disabili, se messe in condizioni di pari opportunità, possano assolutamente rappresentare risorse per la società in cui viviamo. Sono, infatti, portatori di valori quali sacrificio, speranza, capacità di reagire a una situazione avversa e volontà di riappropriarsi della propria vita in percentuali ancora maggiori rispetto alle persone normodotate. Noi lavoriamo affinché si possa diffondere un concetto di cultura della normalità e in cui l’attenzione riservata al tema della disabilità rappresenti il grado di civiltà di un Paese. Non deve però sfuggirci che l’umanità si arricchisce dalle proprie diversità”.

(©L’Osservatore Romano 29 agosto 2012)