Sinodo, «dare coraggio alla famiglia»

Dare coraggio alla famiglia, eprimere fiducia nell’impegno di genitori e figli, evitare che alcune famiglie si sentano escluse dall’abbraccio della Chiesa.

Lo scrivono nella loro relazione i padri sinodali del “circolo francese A”- moderatore il cardinale canadese Gerald Lacroix, relatore l’arcivescovo Laurent Ulrich – ma l’obiettivo indicato si ritrova, con altre parole e diversi accenti, anche nelle altre dodici relazioni, i documenti cioè che i padri sinodali hanno consegnato alla Segreteria del Sinodo al termine dell’esame della prima parte dell’Instrumentum laboris, il documento che serve come base per la discussione.

In tutti i documenti si coglie infatti la preoccupazione di esprimere vicinanza e solidarietà alle famiglie del mondo, a tutte le famiglie, ma in particolare a quelle più segnate dalla sofferenza, dalle esclusioni, dalle sconfitte, dalle persecuzioni, dalla tragedie dei conflitti. Una situazione difficile – nessuno lo nega – ma che non deve però far passare in secondo piano il fatto che la famiglia possiede risorse straordinarie, da sostenere e valorizzare. E questo deve risaltare anche nell’analisi della Chiesa.

Lo spiegano i padri del “circolo italiano C” – moderatore il cardinaleAngelo Bagnasco, relatore il vescovo Franco Giulio Brambilla – secondo cui la prima parte dell’Instrumentum laboris «privilegia le ombre e fatica ad evidenziare i punti di forza positivi che emergono nel panorama tracciato. L’ampia fenomelogia di questa prima parte diventa veramente utile se riesce a indicare strade nuove per la famiglia».

Una sottolineatura che si ritrova anche nella relazione dei padri sinodali del “circolo spagnolo A” – moderatore il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, relatore il cardinale José Luis Lacuna Maestrojaun – secondo cui «c’è la necessità di un maggior rinnovamento, non solo nelle persone, ma anche nella vita delle comunità, nel linguaggio e nel modo di presentare la dottrina della Chiesa».

Sullo sfondo di queste annotazioni le preoccupazioni dettate da un quadro antropologico su cui si soffermano tutte le relazioni. I padri del “circolo francese C” – moderatore l’arcivescovo Maurice Piat, relatore il vescovoPaul-André Durocher – spiegano che la nuova cultura del gender «preoccupa profondamente» i vescovi. Si ammette che le cosiddette teorie del gender analizzano fenomeni umani e sociali la cui comprensione potrebber anche arricchire la nostra comprensione del mondo.

«Ma quando queste teorie pretendono di diventare degli assoluti, tendono a produrre un sistema di pensiero unico e a imporre il proprio punto di vista». I rischi connessi alla diffusione acritica delle teorie del gender sono sottolineati con toni allarmati in varie relazioni. I padri del “circolo italiano A” – moderatore il cardinale Francesco Montenegro, relatore don Luis Arroba Conde – sempre a proposito del gender, ribadisce la necessità di segnalare «la sua incidenza negativa nei programmi educativi di molti Paesi»- Grande attenzione da parte di tutti i padri sinodali anche al rischio di compilare un documento troppo sbilanciato verso la sensibilità europea, come segnalato anche nel “circolo spagnolo B” – moderatore il cardinaleFrancesco Robles Ortega, relatore l’arcivescovo Baltazar Porras Cardozo – secondo cui vanno messe in luce tutte le esperienze positive, dal Nord al Sud del mondo.

Sullo sfondo le altre, numerose, emergenze sottolineate già nell’Instrumentum laboris. I padri del “circolo italiano B” – moderatore il cardinale Edoardo Menichelli, relatore il cardinale Mauro Piacenza – indicano tra l’altro l’urgenza di denunciare con forza «lo sfruttamento del lavoro minorile, dei bambini-soldato, del corpo della donna», pur ribadendo che lo sguardo della Chiesa sulla sessualità rimane positivo. in quanto «espressione di tensione sinfonica tra eros e agape»

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