Silenzio di Papa Francesco ad Auschwitz

“Signore abbi pietà del Tuo Popolo, Signore, perdono per tanta crudeltà”. E’ il messaggio che Papa Francesco ha lasciato sul libro d’onore di Auschwitz durante la sua toccante visita al campo di sterminio nazista. Qui, ha incontrato 10 sopravvissuti della Shoah. Successivamente, il Pontefice si è recato nel lager di Birkenau, dove ha incontrato 25 Giusti delle Nazioni. Come aveva chiesto il Papa, il silenzio e la preghiera hanno contraddistinto tutti i momenti di una visita toccante e di grande intensità. Il servizio del nostro inviato in Polonia, Alessandro Gisotti da Radio Vaticana

Solo il rumore dei passi rompe il silenzio che domina Auschwitz. Sono da poco passate le 9 quando Papa Francesco, a piedi, lentamente passa sotto la famigerata scritta della cancellata del campo di sterminio: “Arbeit macht frei”, “Il lavoro rende liberi”. Aveva voluto una visita senza discorsi, Papa Francesco, aveva chiesto il dono delle lacrime. E così è stato. Il primo luogo dove il Pontefice ha potuto raccogliersi in preghiera è stato il piazzale dell’appello, dove i prigionieri dei nazisti venivano impiccati, a volte anche per futili motivi. Il Papa, visibilmente commosso, ha toccato e baciato una delle travi che sorreggono la struttura usata dai nazisti per le impiccagioni.

Francesco prega al muro delle fucilazioni, incontra i sopravvissuti
Quindi, è giunto all’ingresso del “Blocco 11”, dove è stato accolto dal primo ministro polacco, Beata Maria Szydlo. Francesco si è così recato nel piazzale dove venivano compiute le fucilazioni degli ebrei e degli altri prigionieri. In questo luogo, si è vissuto uno dei momenti più forti della visita: il Papa incontra dieci sopravvissuti della Shoah, tra cui una signora di 101 anni. E’ un momento contrassegnato dalla tenerezza: poche parole. A prevalere sono gli sguardi, le carezze, un abbraccio, una stretta di mano che si prolunga come a non voler lasciarsi più. Il Papa cammina lentamente verso il muro delle fucilazioni, stende le mani per toccarlo, resta immobile per alcuni istanti, poi lascia lì una candela donata dall’ultimo superstite che ha incontrato poco prima.

Il Papa in preghiera nella cella di San Massimiliano Kolbe
Ancora al Blocco 11, il Pontefice fa ingresso in un edificio dove si trova la “cella della fame”, dove gli assassini nazisti lasciavano i detenuti senza cibo fino alla morte. Qui, in questo luogo di tenebre, splende la testimonianza di San Massimiliano Kolbe, che proprio 75 anni fa, sacrificò la sua vita per salvare quella di un altro innocente destinato alla morte. Anche qui, nella cella 18 del seminterrato, Francesco resta solo, lungamente in silenzio, assorto in preghiera. Uscendo, il Papa firma sul libro d’onore e lascia questo messaggio: “Signore abbi pietà del Tuo Popolo, Signore, perdono per tanta crudeltà”. E’ l’ultimo momento della visita ad Auschwitz prima di trasferirsi in auto al lager di Birkenau, un’area immensa di 175 ettari, il più terribile strumento di morte della follia nazista.

In preghiera al monumento delle vittime di Birkenau
Qui, Francesco ha percorso a bordo di un’auto elettrica la via che costeggia i binari dei treni su cui arrivavano i treni con i deportati: uomini, donne, bambini, innocenti che poco dopo l’ingresso a Birkenau sarebbero stati condotti alla morte in una delle 4 camere a gas del lager. Accolto dagli applausi degli ospiti, circa mille persone, Francesco ha lentamente camminato davanti ad ognuna delle 23 stele commemorative del Monumento internazionale a ricordo delle vittime del nazismo. Minuti di silenzio, rotti solo dal pianto di un bambino, che ha reso ancora più toccante il momento. 23 stele, con una scritta in 23 lingue, quante erano parlate dai prigionieri:

Il toccante incontro con 25 Giusti delle Nazioni, il Salmo 130
“Per sempre lasciate che questo posto sia un grido di disperazione e un avvertimento per l’umanità, dove i nazisti uccisero circa 1,5 milioni di uomini, donne e bambini, per lo più ebrei provenienti da vari Paesi d’Europa”. Il Papa ha deposto una lampada votiva, prima di ascoltare il Salmo 130, il “De Profundis”, intonato dal rabbino capo della Polonia. Un Salmo che è stato poi letto in polacco dal sacerdote di un paese della Polonia dove una famiglia cattolica fu sterminata, compresi i bambini, per avere ospitato e salvato ebrei. Dunque, l’incontro conclusivo con 25 Giusti delle Nazioni, donne e uomini che si sono opposti al male assoluto, che non si sono lasciati vincere dal male, ma hanno vinto il male con il bene.