Si può parlare di santità, a catechismo, come orizzonte possibile anche per la vita quotidiana di un bambino di nove anni. Senza lasciarsi intrappolare dal “problema Halloween”

fonte: vinonuovo.it

Entrare nella stanza di catechismo di Anna Maria e Antonella è sempre un piacere. Stanno accompagnando verso la Messa di prima Comunione un gruppo di bambini di nove anni: è una bella sfida condividere con loro riflessioni su temi legati alla fede. Per riuscire a interessarli fanno appello a tutta la loro esperienza (sono catechiste da molti anni) e la loro fantasia (fervida, lo devo riconoscere).
Le pareti della stanza sono quindi un trionfo di cartelloni e foto; sul tavolino all’angolo della preghiera, con il crocefisso, il leggio su cui è aperta la bibbia e il cero, c’è anche oggi un fiore fresco, un bel crisantemo bianco. 
All’angolo opposto c’è il tavolino per i ‘lavori in corso’, in cui si appoggiano i materiali utili agli incontri. Noto tre vasetti in vetro, di quelli per la marmellata, con dentro un piccolo cero.
– Anna Maria, Anto, cosa sono quelli?
– Nulla di che, sono i vasetti che abbiamo usato per parlare dei Santi, oggi li abbiamo recuperati per vedere cosa hanno interiorizzato.
– No, adesso mi dovete spiegare … nei giorni scorsi le candele le ho viste dentro le zucche vuote, ma questi strani vasetti ancora mi mancavano.
E le mie ragazze hanno raccontato. 
«Durante l’incontro prima di Ognissanti abbiamo portato in gruppo questi tre vasetti, uno trasparente, uno ben affumicato all’interno e poi rivestito di carta nera, uno a fiori. Dentro ciascun vasetto abbiamo acceso una candelina. 
Poi abbiamo spiegato che ciascuno di noi è come il vasetto a fiori, con i suoi pregi, doni e difetti. La luce rappresenta l’amore che Dio ci ha donato e che noi abbiamo accolto nel Battesimo.
Quindi abbiamo chiesto: “in quale dei tre vasetti si vede meglio la luce?” Tutti hanno risposto che si vede meglio nel vasetto trasparente, un po’ bene ma con delle macchie in quello a fiori, male in quello nero. Allora abbiamo continuato spiegando che se ci chiudiamo nel nostro egoismo, se pensiamo solo a noi stessi, ci costruiamo una crosta scura intorno e anche se dentro di noi quella luce c’è sempre, tuttavia non si vede, non illumina.
Se invece noi la alimentiamo cercando di conoscere Gesù, partecipando ai Sacramenti e portando gioia e amore alle persone diventiamo sempre più trasparenti. Saremo persone libere e felici, veri Uomini e vere Donne. E anche noi potremo essere Santi come i Santi che vivono già in Gesù e che sono come vasetti proprio trasparenti.
Oggi abbiamo voluto fare una verifica, abbiamo acceso le candele e poi chiesto ai bambini cosa ricordavano. Abbiamo fatto in modo che ciascuno dicesse il suo pensiero.
Tutti sono partiti dal vasetto nero e l’hanno identificato con loro stessi quando non si comportano bene. Chiudono cuore e mani. Il vasetto a fiori ha ricordato loro che sono così quando si comportano correttamente, aprendo cuore e mani.
Il vasetto trasparente è stato quello che ha creato un po’ di difficoltà. Per alcuni ricordava il loro nome e relativo significato; altri quando si comportano un po’ bene e un po’ male.
Uno solo, Andrea, ha detto che, secondo lui, il vasetto a fiori era quando si comporta bene con gli amici, il vasetto trasparente quando si comporta bene anche con le persone che gli sono antipatiche».

Mentre parlavano, sentivo risuonare in me il brano di Mt 5,43-48, che fa parte del meraviglioso discorso della Montagna, di cui le Beatitudini sono solo l’introduzione: “Se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? … Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”. E ho pensato che se con tre vasetti da marmellata è stato possibile aiutare anche un solo bambino a comprendere fino in fondo, esistenzialmente, il cuore del messaggio di Gesù, bene, le mie ragazze hanno compiuto la loro missione, hanno davvero evangelizzato. 

Ho chiesto loro di mandarmi uno scritto su questa esperienza, e lo condivido qui. Per me è stato un regalo.