Sembra una terribile novena di Natale il susseguirsi di notizie tragiche di queste ore: da Ankara a Berlino, da Aden alla Giordania le tenebre della violenza rendono pesante questa attesa. Quale speranza in questo Natale?

È una domanda che custodiamo nel cuore. E per rifletterci – proprio oggi che la Germania è scossa da una nuova strage – riprendiamo questo pensiero di un grande tedesco come Dietrich Bonhoeffer, scritto in un’altra ora durissima per il suo Paese, che riprendiamo da quella miniera preziosa di spunti che è il sito qumran.net.

———————–

Berlino

L’essenza dell’ottimismo non è guardare al di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando altri si rassegnano, la forza di tener alta la testa quando sembra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi, una forza che non lascia mai il futuro agli avversari, ma lo rivendica per sé.

Esiste certamente anche un ottimismo stupido, vile, che deve essere bandito. Ma nessuno deve disprezzare l’ottimismo inteso come volontà di futuro, anche quando dovesse condurre cento volte all’errore; perché esso è la salute della vita, che non deve essere compromessa da chi è malato.

Ci sono uomini che ritengono poco serio, e cristiani che ritengono poco pio, sperare in un futuro terreno migliore e prepararsi ad esso. Essi credono che il senso dei presenti accadimenti sia il caos, il disordine, la catastrofe, e si sottraggono nella rassegnazione o in una pia fuga dal mondo alla responsabilità per la continuazione della vita, per la ricostruzione, per le generazioni future.

Può darsi che domani spunti l’alba dell’ultimo giorno: allora, non prima, noi interromperemo volentieri il lavoro per un futuro migliore.

Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e Resa