Se per le Poste la corrispondenza conta meno degli affari

Dal prossimo mese di maggio nelle case degli italiani di sabato non sarà più recapitata la posta e, per inciso, neppure i giornali in abbonamento. La decisione delle Poste, come riferito oggi da "il Fatto Quotidiano", è in qualche modo epocale, se si pensa che la continuità del servizio postale in Italia non era stata messa a repentaglio neppure nei periodi bellici. L’articolista sottolinea la volontà di potenziare i settori più remunerativi dell’azienda, quelli bancari e assicurativi, limitando le spese del servizio postale, per il quale peraltro l’azienda riceve un sussidio statale ingente e sempre crescente (533 milioni di euro nel 2007, 670 nel 2008 e 739 l’anno scorso). In sintesi, si tratta di una sorta di trasformazione genetica di un altro pilastro del servizio pubblico, come già accaduto, per esempio, con le ferrovie. L’articolo ricorda, oltretutto, che all’inizio di luglio è stato deciso di trasferire allo Stato l’intera proprietà delle Poste, con la cessione al ministero del Tesoro del 35 per cento del capitale detenuto dalla Cassa Depositi e Prestiti, e ipotizza che ciò preluda alla quotazione in borsa di Bancoposta. Il progetto, che incomincerà in via sperimentale in alcune località e in quartieri di Roma già tra dieci giorni, ha avuto l’assenso dei sindacati, messi di fronte alla prospettiva di 6.500 licenziamenti. Con il nuovo assetto, circa 3.300 postini saranno spostati dal recapito lettere al settore bancario e assicurativo che interessa di più la dirigenza dell’azienda guidata dall’amministratore Massimo Sarni, mentre per gli altri sono previsti incentivi per il pensionamento o per le dimissioni. A spiegare l’assenso dei sindacati contribuisce anche il fatto che i dipendenti riconvertiti avranno vantaggi di carriera e di stipendi, in quanto verranno promossi dal quarto livello, quello dei portalettere, al terzo, quello degli sportellisti. Quelli che invece non si vedono sono i vantaggi per la popolazione, compresi gli abbonati ai quotidiani che si vedranno recapitare di lunedì un giornale confezionato il venerdì. Per non parlare di tutte quelle persone, soprattutto anziane, che non usano posta elettronica e per le quali la corrispondenza è ancora una realtà molto importante. Anche il sabato. (©L’Osservatore Romano – 11 settembre 2010)