Scuola Reggio Emilia. “I nostri figli li teniamo a casa”. Lettera di un gruppo di genitori: “Loro non sono contagiosi ma con queste regole avranno paura gli uni degli altri. Li istruiamo noi”

Boicottaggio di un gruppo di genitori che preferisce istruire a casa i bimbi

Reggio Emilia, 26 luglio 2020 – «Se la scuola dovesse diventare il luogo in cui i nostri figli devono avere paura l’uno dell’altro, noi non li manderemo”. Non ci stanno, i genitori: se le condizioni delle scuole dell’infanzia, primarie e medie restano quelle ipotizzate dal Comune e dalla ministra Azzolina, i loro figli seguiranno delle lezioni private, a casa. Così “un gruppo piuttosto folto di genitori di Reggio e provincia” (questa la firma della lettera inviata al Carlino ) si schiera apertamente contro le scelte dell’amministrazione sulla ripresa dell’anno didattico post-emergenza. O meglio, sulle prime idee riguardo a come potrebbero svolgersi, nella pratica, le lezioni di tutti i gradi scolastici (tranne le superiori). Perché “a oggi ancora poco si sa sul rientro a scuola – scrivono –. Attualmente i nostri figli vanno ai centri estivi e, come era chiaro, non esiste distanziamento perché i bambini, seppur in gruppi più ridotti, si cercano”.
Grazie a Dio i piccoli reggiani, precisano loro, nel tornare alla normalità non hanno dato segni evidenti di trauma o paura dopo il lockdown. Le cose, sostengono i genitori, dovrebbero rimanere così.
“Non siamo dei no-vax e tra noi ci sono dei professionisti sanitari – ci tengono a precisare –. Una bimba positiva a Rolo, infettata dal padre, non ha contagiato né i suoi compagni né gli educatori. Lo stesso accade nei pomeriggi in cui i bambini si trovano tra loro. Non c’è a oggi una sola evidenza scientifica che possa identificare i bambini come untori”.

Quali sono, dunque, queste “condizioni prospettate” dal Comune? Tornando al punto chiarito ormai un mese fa dall’assessore all’Educazione Curioni, la metà delle scuole primarie e medie non ha abbastanza spazio per poter accogliere tutti gli studenti mantenendo il distanziamento sociale.
In numeri: circa 13mila ragazzi, divisi in 54 plessi, di cui 23 potrebbero aver bisogno di spazi alternativi. Molti, in queste settimane, sono stati trovati. Qui si apre un altro sentiero non ancora battuto, uno dei tanti presi in considerazione dopo che il Ministero dell’Istruzione ha dato a fine giugno le prime linee guida per la ripresa della scuola. In poche parole, si tratterebbe di usare “spazi culturali, centri sociali, luoghi pubblici, privati e sportivi”, citando l’assessore, per mandare avanti la didattica frontale il più possibile. Spazi vicini alla scuola, puntualmente sanificati, che il Comune fa rientrare in un progetto di “‘scuola diffusa’, con più opportunità logistiche. Una scuola che resti sicura e di qualità”.

Un colpo di spugna organizzativo che comprenderebbe anche un intervento in materia di digitalizzazione, aumentando la copertura internet su tutti i plessi in modo da poter collegare in videochiamata aule diverse, per far seguire alla stessa classe un’unica lezione. Non ultima la questione trasporti pubblici, un servizio da adeguare e intensificare al netto di tutto ciò che è stato appena illustrato e degli orari d’accesso e uscita che, comunque, potrebbero essere scaglionati nella giornata.

Insomma, i primi passi in una nebbia di incertezze che avvolge anche i piccolissimi: è di qualche giorno fa l’intervista sul Carlino a Nando Rinaldi, direttore dell’Istituzione Nidi e Scuole , in cui lui stesso parla di una lettera inviata ai genitori, per avvertire sulla possibilità che non ci sia spazio a sufficienza per tutti gli iscritti di 0-6 anni.

“Non possiamo immaginare di raggiungere gli scenari pre-Covid”, ha detto Rinaldi mettendo la buona volontà al servizio dell’evidenza. Questo aspetto i genitori firmatari della lettera, a quanto pare, lo avevano già messo in conto, infatti non esitano a riferire la loro “sofferta decisione”.
“Non vogliamo creare disagi al sistema – premettono –, sfiancando i dirigenti con critiche o polemiche. Ci stiamo organizzando con insegnanti privati che verranno a fare lezione a gruppi di bimbi”. Infine, provando a giocare d’anticipo sulla critica in stile ‘oggi tutti sono un po’ epidemiologi’, avvertono: “Non dateci dei sempliciotti: abbiamo studiato i dati di mortalità e tutti gli studi pubblicati sul ruolo dei bambini nella diffusione del contagio. Soprattutto, tra noi ci sono professionisti sanitari che ci dicono che le cure per il virus ci sono. Ormai abbiamo capito che i vertici stanno ragionando in base a paure irrazionali, ma tenere i bambini distanti significa far morire una società. Cosa che riteniamo assai più grave del rischio relativo al Covid-19”.
Il Resto del Carlino