Scuola. Il tema e un secondo scritto “personalizzato”: maturità, sorprese e critiche

Il ministro Bianchi archivia due anni all’insegna della sola prova orale: è un progressivo ritorno alla normalità. Novità anche per l’esame di terza media. Proteste dagli studenti, venerdì in piazza
Il tema e un secondo scritto "personalizzato": maturità, sorprese e critiche

C’è voglia di “normalità” anche nella scuola, a partire dagli esami di terza media e dalla Maturità 2022. La novità principale, rispetto alle due prove del 2020 e 2021, in piena pandemia, è il ritorno delle prove scritte, sia per i più piccoli che per i maturandi. L’annuncio è arrivato dal ministero dell’Istruzione, che ha inviato le ordinanze relative alle prove al Consiglio superiore della Pubblica istruzione, illustrandole anche ai sindacati. Gli scritti saranno due, in presenza, più una prova orale, che potrà essere anche “a distanza” per gli studenti positivi o in quarantena. Chi lo fosse il giorno delle prove scritte, potrà partecipare alle suppletive, già previste per i candidati malati in epoca pre-Covid. Queste scelte, ha spiegato il ministro Patrizio Bianchi, «rientrano nel percorso di progressivo ritorno alla normalità». Una decisione, però, criticata dagli stessi studenti, ma anche, con accenti diversi, dai presidi e dai sindacati.

Per quanto riguarda l’esame di terza media, si svolgerà dal termine delle lezioni al 30 giugno e prevede due prove scritte, una di italiano e una relativa alle competenze logico-matematiche, più un colloquio, durante il quale saranno accertate anche le competenze relative all’inglese, alla seconda lingua comunitaria e all’Educazione civica. Il voto sarà espresso in decimi e si potrà ottenere la lode.

Due scritti anche per la Maturità 2022: uno di italiano e il secondo sulle discipline di indirizzo, più un colloquio. L’esame comincerà il 22 giugno, con la prova d’italiano, predisposta su base nazionale, composta da sette tracce con tre diverse tipologie. Il secondo scritto è previsto il giorno successivo e sarà diverso per ciascun indirizzo. Le materie saranno comunicate dal ministero al termine dell’iter formale delle Ordinanze, ma la prova sarà predisposta dalle singole commissioni d’esame. Che, come nei due anni precedenti, saranno composte da sei commissari interni e un presidente esterno. Questo, spiega una nota del Ministero, «per consentire una maggiore aderenza a quanto effettivamente svolto in classe e tenendo conto del percorso svolto dagli studenti in questi anni caratterizzati dalla pandemia».

Il colloquio, infine, si aprirà con l’analisi di un materiale scelto dalla commissione e, nel corso dell’esame, il candidato «dovrà dimostrare di aver acquisito i contenuti e i metodi propri delle singole discipline e di aver maturato le competenze di Educazione civica». Il voto resta in centesimi: 40 punti saranno attribuiti al credito scolastico, 40 alle prove scritte e 20 all’orale. Si potrà ottenere la lode.

«Non si tiene conto degli ultimi tre anni: siamo penalizzati da un esame senza senso», tuona la rete degli Studenti medi, che per venerdì ha promosso una giornata di mobilitazione. «Saremo sotto al ministero dell’Istruzione e nelle piazze del Paese – dice il coordinatore Tommaso Biancuzzi –. Abbiamo aspettato fin troppo: servivano certezze per gli studenti e non patiboli. L’esame così rischia di essere una condanna per tutti noi. Vogliamo un esame senza scritti e con una tesina che ci permetta di elaborare, studiare e collegare quello che abbiamo imparato in questi anni. Basta giocare sulla nostra pelle».

Anche il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, ricorda che «gli studenti che affronteranno le prove di giugno sono quelli che maggiormente hanno sofferto l’emergenza», mentre la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi, sottolinea: «Non è tornata la normalità e non vorremmo che qualcuno dimentichi il disagio degli studenti». Anche il presidente nazionale del sindacato autonomo Anief, Marcello Pacifico, ricorda che «pensare di ritornare alla normalità quando gli alunni in una classe su tre sono in Dad o in Ddi significa negare la realtà: ma fanno bene gli studenti a protestare».

Avvenire