Sarebbe utilissimo rivedere l’approccio ai giovani, tenendo presente che l’ educazione all’affettività è un dato importantissimo del percorso di maturazione umana e spirituale dei pochi giovani che dopo gli anni del catechismo restano nell’ambiente ecclesiale

Il tema del mese propone due domande in particolare:

– Che attualità ed efficacia hanno i corsi obbligatori per sposarsi con rito religioso?

– Quali sono le proposte cattoliche per educare all’amore?

Nella mia diocesi  incontro ogni anno, insieme a mia moglie Ornella, tantissime coppie di fidanzati prossime al matrimonio. La mia esperienza pregressa nella Pastorale Giovanile mi fa vedere che i cammini (non corsi, non mi piace) per i fidanzati prossimi al matrimonio sono una occasione importante dal punto di vista pastorale per incrociare la vita di queste persone. Per questo ho sempre pensato che, accanto alla necessità di presentare il sacramento del matrimonio, occorre sforzarsi di offrire a questi giovani, spesso lontani della vita ecclesiale, il volto di una Chiesa che sa accogliere ed interrogare la loro vita. In questo troviamo un formidabile aiuto nella Amoris Laetitia, che spesso ci fornisce le coordinate per discutere.

Con questi giovani privilegiamo forme di confronto laboratoriale e di confronto con le esperienze di coppie già sposate, ben sapendo che tante delle domande che suscitiamo prima del matrimonio diverranno domande di senso dopo il sacramento, quando queste coppie scopriranno l’importanza di una approccio non banale alla vita matrimoniale L’idea che mi sono fatto per adesso è che forse va un poco rivista tutta l’impostazione della pastorale sacramentale, anche perché un itinerario breve o lungo non risolve domande di senso profonde .

Infatti oggi gli itinerari di catechesi sacramentale, quelli frequentati dalla maggioranza dei fedeli, si fermano all’età delle scuole medie. Dopo di ciò ci sta una fase di forte allontanamento dalla vita ecclesiale. Si torna in Chiesa per il corso prematrimoniale ad età avanzata intorno ai 30 anni e poi per il battesimo dei figli. Questo mi pare il percorso nella stragrande parte dei casi, come testimoniano anche le statistiche. In questa situazione è evidente che la catechesi della stragrande maggioranza delle nostre parrocchie è vista come una cosa “da picccoli”, una cosa che non interpella la vita vera, una routine da sopportare.

Forse si dovrebbe dare maggiore “continuità” all’accompagnamento sacramentale, evitando di concentrarlo nell’età dell’infanzia e almeno spostando la cresima ad una età  maggiore, dando un forte taglio esperienziale a cammini comunitari per adolescenti che non siano legati alle mitiche “classi del catechismo” della prima comunione. Inoltre sarebbe utilissimo rivedere l’approccio ai giovani, tenendo presente che l’ educazione all’affettività è un dato importantissimo del percorso di maturazione umana e spirituale dei pochi giovani che dopo gli anni del catechismo restano nell’ambiente ecclesiale. Questo mi sentirei di suggerire. Può sembrare molto banale ma forse occorre rifletterci. Spero di essere stato d’aiuto.

vinonuovo.it