Santo Stefano, modello della nuova evangelizzazione

Il primo martire mostra che “la novità del Vangelo” si manifesta nella propria vita, così che “Gesù vivo, possa parlare e agire nel suo inviato”. I cristiani offrano “testimonianza convinta e coraggiosa del Signore Gesù”. I cristiani perseguitati, che vivono “in circostanze difficili e pericolose non saranno abbandonati e indifesi”.

Città del Vaticano (AsiaNews) –  “Santo Stefano è un modello per tutti coloro che vogliono mettersi al servizio della nuova evangelizzazione”, non perché ha usato nuove tecniche o strategie pastorali, ma, immerso “nel mistero di Cristo”,  ha portato “Cristo agli altri in maniera efficace”, manifestando “la novità del Vangelo …. nella sua stessa vita”. Così Benedetto XVI all’Angelus di oggi, dedicato alla figura di santo Stefano primo martire, che la Chiesa celebra all’indomani del Natale di Gesù.

Riprendendo il vangelo della messa di oggi (Matteo 10,17-22),  il pontefice ha ricordato che nel suo martirio “si è verificata in pieno la promessa di Gesù riportata dal testo evangelico odierno, che cioè i credenti chiamati a rendere testimonianza in circostanze difficili e pericolose non saranno abbandonati e indifesi: lo Spirito di Dio parlerà in loro (cfr Mt 10,20)”.

Questo legame con lo Spirito, gli permette di testimoniare “l’amore di Cristo fino all’estremo sacrificio”, in una “imitazione perfetta di Cristo, la cui passione si ripete fino nei dettagli”.

“La vita di santo Stefano  – prosegue il papa – è interamente plasmata da Dio, conformata a Cristo; nel momento finale della morte, in ginocchio, egli riprende la preghiera di Gesù sulla croce, affidandosi al Signore (cfr At 7,59) e perdonando i suoi nemici: «Signore, non imputare loro questo peccato» (v. 60). Ricolmo di Spirito Santo, mentre i suoi occhi stanno per spegnersi, egli fissa lo sguardo su «Gesù che stava alla destra di Dio» (v. 55), Signore di tutto e che tutti attira a Sé”.

Santo Stefano non è perciò solo un eroe che sopporta la sofferenza, ma un “martire” nel senso di “testimone” di Gesù Cristo, legato a Gesù Cristo. E per questo  “anche noi siamo chiamati a fissare lo sguardo sul Figlio di Dio, che nel clima gioioso del Natale contempliamo nel mistero della sua Incarnazione. Con il Battesimo e la Cresima, con il prezioso dono della fede alimentata dai Sacramenti della Chiesa, specialmente dall’Eucaristia, Gesù Cristo ci ha legati a Sé e vuole continuare in noi, con l’azione dello Spirito Santo, la sua opera di salvezza, che tutto riscatta, valorizza, eleva e conduce al compimento. Lasciarsi attirare da Cristo, come ha fatto santo Stefano, significa aprire la propria vita alla luce che la richiama, la orienta e le fa percorrere la via del bene, la via di un’umanità secondo il disegno di amore di Dio”.

Per questo il santo martire, modello di tanti cristiani perseguitati, è “un modello per tutti coloro che vogliono mettersi al servizio della nuova evangelizzazione”, nel martirio quotidiano della vita cristiana.  Santo Stefano “dimostra che la novità dell’annuncio non consiste primariamente nell’uso di metodi o tecniche originali, che certo hanno la loro utilità, ma nell’essere ricolmi di Spirito Santo e lasciarsi guidare da Lui. La novità dell’annuncio sta nella profondità dell’immersione nel mistero di Cristo, dell’assimilazione della sua parola e della sua presenza nell’Eucaristia, così che Lui stesso, Gesù vivo, possa parlare e agire nel suo inviato. In sostanza, l’evangelizzatore diventa capace di portare Cristo agli altri in maniera efficace quando vive di Cristo, quando la novità del Vangelo si manifesta nella sua stessa vita”.

“Preghiamo la Vergine Maria – ha concluso Benedetto XVI –  affinché la Chiesa, in quest’Anno della fede, veda moltiplicarsi gli uomini e le donne che, come santo Stefano, sanno dare una testimonianza convinta e coraggiosa del Signore Gesù”.