Salute. Scade il termine per i vaccini, «i minori di 6 anni fuori dalle aule»

Foto Ansa

Foto Ansa

I bambini sotto i sei anni non in regola con la documentazione per le vaccinazioni “da lunedì non possono essere ammessi in aula”. È Licia Cianfriglia, responsabile delle relazioni istituzionali dell’Associazione nazionale presidi, a fare con l’Agi il punto della situazione nel giorno in cui scade il termine per la presentazione dei certificati vaccinali necessari per evitare l’esclusione da nidi e materne. “C’è una legge dello Stato e i presidi hanno l’obbligo di farla rispettare”, ribadisce Cianfriglia, ricordando come le scuole abbiano dato “ampia comunicazione ai genitori, che hanno avuto tutto il tempo per mettersi in regola.

I numeri: 30mila bambini rischiano di stare fuori dalle aule

Trentamila bambini in Italia rischiano di non poter più frequentare, da lunedì, asili nido e scuole materne perché non in regola con la documentazione vaccinale. Oggi, infatti, scade il termine per la presentazione dei documenti alle scuole, stabilito dalla circolare congiunta Miur-Ministero della Salute dello scorso 27 febbraio. La stima è stata effettuata dal past president della Società italiana di igiene, Carlo Signorelli, che ha comunque precisato: «È impossibile sapere quanti effettivamente non saranno ammessi a scuola, perché ogni Regione si comporterà in modo diverso».

Per quelle che hanno adottato la procedura standard, resta il termine ultimo del 10 marzo per presentare la documentazione da parte delle famiglie. In caso di inadempienza, da lunedì sarà vietato l’accesso a scuola fino a che i genitori non dimostrino di essere in regola. Per i ragazzi della scuola dell’obbligo (7-16 anni), si aprirà la procedura di accertamento che potrebbe portare a una sanzione, sempre a carico dei genitori, tra i 100 e i 500 euro a seconda della gravità della violazione.

Nelle Regioni che, invece, hanno aderito alla procedura semplificata, che prevede lo scambio diretto di dati tra le scuole e le Asl e sarà obbligatoria dall’anno scolastico 2019-2020, le famiglie avranno ancora un po’ di tempo per dimostrare di essere in regola con i documenti delle vaccinazioni. Al momento, a questa procedura hanno aderito Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Lazio, Toscana, Marche, Liguria, Lazio, Valle D’Aosta, Sicilia e le Province autonome di Trento e Bolzano. Le famiglie che abitano in questi territori riceveranno, entro il 20 marzo, un sollecito dalle scuole e avranno poi ulteriori dieci giorni per presentare la documentazione.

«Al momento – conferma Daniel Fiacchini, membro di giunta della Società Italiana di Igiene – non quindi è possibile sapere quanti bambini saranno effettivamente lasciati fuori dalle aule. Per i dati in nostro possesso, tanti stanno correndo a mettersi in regola in questi ultimi giorni. Diciamo che bisogna davvero impegnarsi per essere sanzionati. In ogni caso è certo che gli irriducibili potranno avere dei problemi».

Stando ai dati, ancora provvisori, forniti da alcune Regioni, in Piemonte sono circa 1.200 i bambini a rischio esclusione, mentre in Veneto sarebbero 8.800. A Milano città, stando a una stima della vice sindaco Anna Scavuzzo, su 33mila bambini fino a sei anni, appena 40 rischierebbero di restare fuori.

«La sensazione è che ci sia stato un bel recupero – conferma Signorelli –. L’obbligo ha agito sia sui genitori esitanti sia sulle strutture, che si sono trovate per effetto della legge e del nuovo piano vaccinale a dover fare il doppio delle vaccinazioni rispetto al passato. I disservizi che si sono riscontrati sono stati minimi rispetto al carico a cui sono stati chiamati i centri vaccinali, che in quasi tutti i casi sono riusciti a far fronte alla domanda pur non avendo risorse aggiuntive».

L’aumento delle coperture vaccinali è registrato anche dall’Istituto Superiore di Sanità. «I dati dicono che c’è un buon aumento per l’esavalente, perché siamo a un più 2,5%, quindi dovremmo superare di nuovo il 95%», sottolinea Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive. In particolare, sul morbillo aggiunge: «Andiamo meglio in termini di aumento relativo perché siamo intorno al più 6% il che vuol dire che dovremmo raggiungere e superare il 93%, avvicinandoci alla soglia che, per il morbillo in particolare, è importante perché è molto contagioso».

Avvenire