«Salmo IX» e «Magnificat» di Petrassi potenza e poesia del ‘900 italiano

L’ombra lunga di Igor Stravinskij si proietta sulle due opere sacre di Goffredo Petrassi (1904-2003) – il Salmo IX e il Magnificat – che il direttore Gianandrea Noseda ha scelto come nuova tappa dell’omaggio discografico alla musica sinfonica italiana del XX secolo realizzato dal Teatro Regio di Torino in collaborazione con Casa Musicale Ricordi e l’etichetta inglese Chandos (distribuita da Sound and Music); un’influenza che in gioventù, per sua stessa ammissione, ha marchiato a fuoco la forma e la sostanza del pensiero musicale del compositore soprattutto dopo l’incontro folgorante con capolavori quali la Sinfonia di Salmi o l’Oedipus Rex.
Nelle interessanti note di copertina del cd, Enzo Restagno mette a disposizione dell’ascoltatore gli strumenti necessari per ricostruire il percorso artistico e biografico sotteso alla creazione delle due partiture di Petrassi, facendo anche leva su testimonianze dirette raccolte dalla viva voce dell’autore: partendo dalle esperienze fanciullesche tra le fila dei pueri cantores, alle prese con le antiche architetture polifoniche di Josquin Desprez e Palestrina, per arrivare al fascino totalizzante esercitato su di lui dalla modernità musicale espressa proprio dalla chiara influenza stravinskijana che contraddistingue il Salmo IX (1934-36) sin già nel suo particolare organico (formato da coro, orchestra d’archi, ottoni, percussioni e due pianoforti).
Nell’aura tardobarocca/neoclassica e nell’approccio quasi melodrammatico del Magnificat (1939-40) l’autore ha inteso rispondere alla necessità di trovare un «personaggio teatrale» con una storia da raccontare, individuato appunto nella figura della Madonna, a cui conferisce voce il timbro cristallino e il canto agile di un soprano leggero (nella presente registrazione Sabina Cvilak) che si insinua tra le possenti perorazioni corali e orchestrali dei diversi episodi in cui è strutturato il Cantico della Vergine. Alla salda guida delle compagini del Teatro Regio di Torino, Noseda dimostra una perfetta consonanza con la potenza drammaturgica e le oasi di poetica riflessione di queste pagine, ricondotte nell’alveo dell’illustre tradizione musicale e spirituale che ha fatto grande la storia artistica del nostro Paese.

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