Sabato 6 ottobre in Oratorio il Convegno diocesano di Pastorale Giovanile con don Giorgio Bezze

Sabato 6 ottobre in Oratorio il Convegno diocesano di Pastorale Giovanile con don Giorgio Bezze
L’anno della fede, che il Papa ha indetto nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, ci interpella su un quesito di primaria importanza per la pastorale giovanile: a cosa credono i nostri giovani? Come possono trovare il tesoro nascosto della fede, quello per cui vale la pena vendere tutto e acquistarne il campo?
La domanda è tutt’altro che oziosa. C’è infatti il rischio che i nostri ragazzi vengano coinvolti in mille attività, ma non si lascino intaccare nelle loro convinzioni profonde. Le nostre parrocchie e i nostri oratori si trasformerebbero allora in agenzie educative generiche, che tutt’al più riescono a dare una spolverata ai buoni sentimenti presenti in ogni essere umano. Come possiamo sperare che le nostre proposte trasmettano ai giovani il depositum fidei nell’integrità e nella ricchezza con cui l’abbiamo ricevuto?
Non giochiamo a mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi: le nostre chiese sono disertate dal mondo giovanile, le nostre liturgie sempre più vaghe, le nostre catechesi assopiscono anziché infiammare, le esperienze forti spesso non hanno seguito nella vita quotidiana. La cultura cristiana che ha dominato la nostra società per secoli sembra al tramonto e non si intravedono aurore cariche di speranza. Siamo davvero di fronte alla prima generazione incredula dell’occidente?

Quando l’annuncio del Vangelo ha iniziato a diffondersi nel bacino del Mediterraneo e gli apostoli – educati nella tradizione dell’ebraismo – hanno tentato di rivolgersi agli altri popoli, hanno sentito l’esigenza di tradurre la buona notizia nelle lingue e nelle culture dei loro interlocutori. Di questo immane sforzo troviamo un’eco profonda già nelle pagine dei Vangeli e del Nuovo Testamento.
Anche oggi abbiamo a che fare con una nuova cultura, che richiede un’apertura lungimirante ai nuovi linguaggi, perché i giovani possano fare una vera esperienza di fede, senza che nulla vada perduto della ricchezza di questi venti secoli di cristianesimo. Questo richiede un grande sforzo di traduzione dell’esperienza della fede.
Questo lavoro lo dobbiamo fare noi, oggi. Mentre il mondo cambia a velocità frenetica sotto il nostro sguardo, dobbiamo avere il coraggio di uscire e raccontare ciò che abbiamo visto e udito nei nuovi linguaggi con cui i giovani affrontano il mistero della vita. Il compito è arduo e probabilmente ci ritroveremo a balbettare, ma fiduciosi nello Spirito possiamo rivivere l’esperienza degli apostoli nel giorno di pentecoste: “ciascuno li udiva parlare nella propria lingua” (At 2,6).
Sabato 6 ottobre ci incontriamo come educatori dei ragazzi e dei giovani e dedicheremo l’intera mattina nata a esplorare le dimensioni della fede dei giovani. Chiederemo a don Giorgio Bezze – responsabile dell’Ufficio Catechistico di Padova – di introdurci nella grammatica di questo nuovo linguaggio, facendoci scoprire i passaggi interiori della crescita nella fede.
Presenteremo un sussidio – a cura del servizio per la pastorale giovanile di Reggio – sul linguaggio narrativo-simbolico, uno dei tre pilastri del progetto “Salì in una barca” presentato lo scorso anno. Cercheremo di avventurarci in questo universo comunicativo per esplorarne le ricchezze e potenzialità, progettando percorsi di crescita nella fede per i nostri ragazzi.
L’anno della fede, che inauguriamo solennemente l’11 ottobre,  può essere un tempo importante, non solo per riscoprire il nostro credere, ma per imparare a far risuonare l’annuncio eterno della risurrezione con le parole dell’uomo di oggi.

pastoralegiovani.re.it