Rogo in una fabbrica in Bangladesh. Quando lavorare significa morire

Dacca, 8. Ancora un grave incidente in una delle fabbriche tessili del Bangladesh, dove tanti operai lavorano sottopagati e in pessime condizioni di sicurezza, rischiando ogni giorno la vita per pochi dollari. Un incendio scoppiato ieri pomeriggio nel reparto maglieria di uno stabilimento nel distretto di Gazipur, nei sobborghi settentrionali della capitale, Dacca, ha provocato almeno dieci morti e oltre cinquanta feriti. Un bilancio solo provvisorio, dal momento che le squadre dei vigili sono impegnate nella ricerca di tante persone che ancora mancano all’appello. Alcuni dei feriti sono stati ricoverati in ospedale in gravi condizioni. La maggiore parte dei 3.000 operai sono comunque riusciti a lasciare l’edificio prima che le fiamme si diffondessero.
Gli incendi sono un problema molto comune tra le oltre 4.500 fabbriche di abbigliamento in Bangladesh, spesso con esiti tragici. Dallo scorso novembre si sono ripetuti una lunga serie di incidenti (incendi e crolli) in stabilimenti tessili in diverse zone del Paese asiatico, che hanno provocato più di 1.700 morti e centinaia di feriti. Il peggiore – con 1.129 vittime tra i dipendenti di cinque diverse società di abbigliamento – è stato il cedimento, lo scorso 24 aprile alla periferia della capitale, del Rana Plaza, il palazzo di otto piani dove, nonostante i segni di cedimento strutturale segnalati il giorno precedente, manager senza scrupoli avevano obbligato gli operai ad andare al lavoro. Uno dei più gravi incidenti industriali della storia.

(©L’Osservatore Romano 10 ottobre 2013)

 

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