Rio 2013, protagonisti i giovani

Insieme con quella per i poveri la Chiesa cattolica del Brasile ha fatto l’opzione preferenziale per i giovani. La Giornata mondiale della gioventù (Gmg), che si svolgerà a Rio de Janeiro dal 23 al 28 luglio, così come viene preparata ne è un segno particolarmente chiaro. Non si tratta di un evento isolato, ma di un percorso, di una grande opportunità per poter vivere e annunciare la pienezza umana e la capacità di condivisione che nasce dall’incontro con il Signore.

La Gmg è preceduta da una Settimana missionaria che si svolge nelle diocesi brasiliane con l’obiettivo di favorire un’effettiva esperienza di annuncio ai giovani locali da parte dei giovani di tutto il mondo. Il tema scelto da Benedetto XVI per la giornata è: “‘Andate e fate discepoli tutti i popoli’ (Mt 28,19)” e chiama tutti, e non solo i giovani, a confrontarsi col grande mandato missionario. Il tema s’inserisce nell’Anno della fede e riprende la “missione continentale” in atto nei Paesi latino-americani, come ha fatto papa Benedetto nel Messaggio d’indizione della Gmg. L’obiettivo è quello di sviluppare una “cultura della missione” seguendo l’indicazione della V Conferenza generale dell’episcopato latino-americano e dei Caraibi, svoltasi in Brasile nel 2007, nella città di Aparecida. È significativo che la Gmg di Rio si collochi in piena sintonia con queste due iniziative: l’Anno della fede a livello di Chiesa universale e la “Missione continentale” nelle Chiese particolari dell’America latina e dei Caraibi. Il tema spinge alla missione con la forza del contagio, della passione provocata dall’amore di Cristo che abbraccia tutti, in particolare i più poveri. Nel frattempo abbiamo avuto un Papa latino-americano, Papa Francesco, che dà all’evento una caratteristica speciale, conoscendo lui molto bene le ansie dei giovani di queste terre e delle periferie del mondo.

Giovani brasiliani

Il Brasile e in particolare Rio de Janeiro sono in pieno fermento in una dimensione straordinaria di accoglienza, solidarietà e festa. Conosco i giovani brasiliani perché sono stato ventisette anni missionario Fidei donum in Brasile e ho ben presente – sia quando ero a Rio de Janeiro come sacerdote e vescovo ausiliare, sia nella cara diocesi di Petrópolis – il loro entusiasmo contagiante, l’ardore della loro fede e la capacità concreta di solidarietà. Se già gli incontri e i congressi diocesani sono stati un evento con grande ripercussione nella società, più ancora lo sarà questa Gmg. Ma i giovani brasiliani fanno un’attenta distinzione tra eventos de massa, eventi di massa, ed eventos de multidão, eventi di moltitudine; i due riuniscono molte persone, ma la maniera è profondamente diversa. La massa è passiva, difforme e può essere manipolata. Per esempio, in un grande show ognuno compra il suo biglietto e ciò che unisce le persone è l’artista sul palco e, finito lo spettacolo, si sciolgono i vincoli. Nella moltitudine invece le persone non sono isolate, ma unite non solo dallo spettacolo, ma da un ideale comune che continua nella vita, in vista di qualcosa di più grande e di un progetto concreto.

Così nella Gmg i giovani non s’incontrano solo negli “atti centrali”, come l’accoglienza e la Via crucis sulla spiaggia di Copacabana, o la veglia di preghiera e la messa conclusiva nel Campus fidei a Guaratiba, ma si riuniscono in gruppi, veri e propri “cenacoli”, cellule di “comunione di base”. Sono i momenti di catechesi, di celebrazione dei sacramenti, in particolare dell’eucaristia e della penitenza, di convivio quotidiano, anche in mezzo alle normali difficoltà, e di festa. Papa Francesco il 26 luglio visiterà alcuni giovani detenuti e confesserà alcuni pellegrini in un grande spazio riservato per la riconciliazione. La Gmg rende possibile un vero incontro con Cristo e con i fratelli: un incontro personale e comunitario. E dal “cenacolo” si abbraccia il mondo portando non pochi benefici anche di ordine sociale soprattutto al Paese ospitante. È un grande stimolo per la gioventù nella prospettiva della costruzione di una civiltà più giusta e fraterna, senza esclusioni.

Il Brasile attuale è un Paese in piena espansione anche se con un ritmo più rallentato del previsto. Dal 1992 al 2012 la classe media è passata dal 7,6% al 21,3% e circa 22 milioni di persone hanno lasciato la zona della povertà estrema, anche se ne restano ancora circa 10 milioni. In tutto questo la Chiesa è sempre vigilante e protagonista e l’interesse per la vita sociale del popolo brasiliano non è diminuito proprio quando si è accentuato, a partire dalla Conferenza di Aparecida, l’aspetto missionario. L’opzione per i poveri si è approfondita come frutto dell’entusiasmo della fede e della passione missionaria che si fa con la testimonianza di Gesù nella vita normale e condividendo la condizione degli ultimi. Nel frattempo questa Gmg rende possibile realizzare anche di fatto e non come pura intenzione l’altra opzione: quella per i giovani. I simboli della croce e dell’icona della Madonna hanno attraversato tutte le diocesi del grande Brasile (che contiene nel suo territorio più di 24 volte l’Italia) in incontri di carattere penitenziale, come vere esperienze di fede sempre molto partecipate. Ricordo solo il primo incontro del 2011 nell’arcidiocesi di São Paulo, quando ero ancora in Brasile come vescovo di Petrópolis, con la partecipazione di centomila giovani. Era proprio una moltitudine vibrante di fede e solidale col destino di tutto il popolo. I problemi della società e dell’umanità erano tutti presenti: dagli effetti della globalizzazione alla crisi mondiale del neoliberalismo che affligge popoli e continenti, toccando particolarmente i più poveri.

Anch’io nei miei anni di missione ho potuto sperimentare il dramma dell’esclusione e la presenza della Chiesa nelle situazioni più difficili. A Petrópolis sono stato a visitare un asilo, dedicato a un santo maronita, são Charbel, in una favela della periferia chiamata “Morro dos Anjos”, “collina degli angeli”, e i bambini mi hanno fatto una grande festa (vedi foto). Alla fine ho chiesto loro di salutare i loro genitori e particolarmente le loro mamme. Anzi ho detto ai bambini che le invitavo per un incontro nella settimana successiva. Sono venute queste signore, erano una quindicina, tutte poverissime, segnate dal dolore e dalla durezza della povertà, con situazioni familiari drammatiche. Abbiamo conversato insieme e ho proposto loro di fare, aiutate dalla direttrice dell’asilo, alcuni lavoretti di artigianato, borsette, camicie, foulard, e di venderli in centro. Hanno formato così una piccola cooperativa che si è chiamata club das mães, club delle mamme.

Dopo sei mesi sono passato a incontrarle di nuovo ed erano tutte contente e mi hanno accolto questa volta anche loro in festa. Mi hanno detto che avevano cominciato a guadagnare qualcosa e questo era molto importante per arrotondare il pur misero salario, vendendo i loro prodotti di artigianato. Ma il motivo della loro gioia era soprattutto perché avevano scoperto la stima verso sé stesse, di essere capaci di fare qualcosa, di prendere iniziativa e di superare la rassegnazione. «Abbiamo scoperto que a gente è gente! Che noi siamo gente; siamo persone, siamo qualcuno. Abbiamo scoperto la nostra dignità, il nostro valore». E questo è molto più grande degli stessi risultati economici. Inoltre dopo gli incontri leggevano la parola di Dio e si arricchivano con la reciproca testimonianza. Infine mi hanno detto: «Dom Filippo, poi le vogliamo dire che quando noi ci siamo incontrati per la prima volta lei non ci ha chiesto come eravamo messe in famiglia, se venivamo in chiesa, se eravamo ben sposate o altro [erano quasi tutte o ragazze madri o abbandonate o separate, e sostenevano la famiglia nella povertà estrema]. Semplicemente tu ci hai accolte. Grazie signor vescovo!». Quei volti me li sono portati con me anche nell’attuale missione a Taranto, che non è meno complessa e difficile del Brasile. La missione è innanzitutto accoglienza, condivisione, abbraccio; e questo è parte essenziale dell’annuncio di Gesù.

Così sarà la Gmg Rio 2013: una testimonianza reciproca di giovani ad altri giovani; della giovane Chiesa dell’America latina ad altre Chiese magari più antiche e anche più stanche. Questa Gmg sarà per i nostri giovani italiani e, nel mio caso, per i pugliesi e i tarantini di cui mi faccio compagno, non solo un grande evento memorabile, ma un vero percorso di crescita, guidati da Papa Francesco, per imparare il suo stile e la sua immediata testimonianza evangelica. Tutti noi, compresi quelli che non potranno andare in Brasile, potremo vedere riaccesa la speranza. Personalmente porto nel cuore un desiderio e una domanda per l’Italia e per la mia città: invoco un futuro rinnovato da una fede viva, da una semplicità evangelica e da una solidarietà operante. Senza inquinamento ambientale e con un lavoro degno. Con i giovani come protagonisti.

di dom Filippo Santoro
*arcivescovo di Taranto

vita pastorale luglio 2013