All’uscita il Papa ha salutato con un particolare affetto don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano in prima linea contro la camorra e contro i roghi tossici che avvelena la sua terra. Il sacerdote si è chinato a baciargli i piedi, poi ha potuto dire due parole al Papa riguardo alla sofferenza della sua gente, decimata dalle malattie, stremata dall’inerzia delle istituzioni, e gli ha rivolto l’invito ad andare in Campania a incontrare i bambini e le loro mamme. Il Papa gli ha stretto le mani e gli ha detto, secondo quanto riferisce lo stesso Patriciello: “Vai avanti così”.
“Servire significa riconoscere e accogliere le domande di giustizia, di speranza, e cercare insieme delle strade, dei percorsi concreti di liberazione”, ha ricordato Papa Francesco agli ospiti e ai volontari del Centro Astalli, sottolineando che “i poveri sono anche maestri privilegiati della nostra conoscenza di Dio; la loro fragilità e semplicità smascherano i nostri egoismi, le nostre false sicurezze, le nostre pretese di autosufficienza e ci guidano all’esperienza della vicinanza e della tenerezza di Dio, a ricevere nella nostra vita il suo amore, la sua misericordia di Padre che, con discrezione e paziente fiducia, si prende cura di noi, di tutti noi”.
È un dovere del cristiano “accogliere la persona che arriva, con attenzione; chinarsi su chi ha bisogno e tendergli la mano, senza calcoli, senza timore, con tenerezza e comprensione, come Gesù si è chinato a lavare i piedi agli Apostoli”.