RIFUGIATI Il Papa: gli immigrati sono carne di Cristo

 

​E’ durata un’ora e mezzo la visita del Papa, questo pomeriggio, al Centro Astalli di Roma, accanto alla Chiesa del Gesù. Bergoglio ha incontrato le decine di rifugiati che vivono nel Centro, si è lasciato abbracciare e ha avuto parole di speranza e di conforto per ciascuno di loro. Giornalisti, fotografi e telecamere non sono state ammesse all’interno della struttura.

All’uscita il Papa ha salutato con un particolare affetto don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano in prima linea contro la camorra e contro i roghi tossici che avvelena la sua terra. Il sacerdote si è chinato a baciargli i piedi, poi ha potuto dire due parole al Papa riguardo alla sofferenza della sua gente, decimata dalle malattie, stremata dall’inerzia delle istituzioni, e gli ha rivolto l’invito ad andare in Campania a incontrare i bambini e le loro mamme. Il Papa gli ha stretto le mani e gli ha detto, secondo quanto riferisce lo stesso Patriciello: “Vai avanti così”.

“Servire significa riconoscere e accogliere le domande di giustizia, di speranza, e cercare insieme delle strade, dei percorsi concreti di liberazione”, ha ricordato Papa Francesco agli ospiti e ai volontari del Centro Astalli, sottolineando che “i poveri sono anche maestri privilegiati della nostra conoscenza di Dio; la loro fragilità e semplicità smascherano i nostri egoismi, le nostre false sicurezze, le nostre pretese di autosufficienza e ci guidano all’esperienza della vicinanza e della tenerezza di Dio, a ricevere nella nostra vita il suo amore, la sua misericordia di Padre che, con discrezione e paziente fiducia, si prende cura di noi, di tutti noi”.

È un dovere del cristiano “accogliere la persona che arriva, con attenzione; chinarsi su chi ha bisogno e tendergli la mano, senza calcoli, senza timore, con tenerezza e comprensione, come Gesù si è chinato a lavare i piedi agli Apostoli”.

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