Riflettori mercati su Italia, primo test Btp fine mese

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Anche i mercati attendono l’esito dell’apertura delle urne: il timore, non celato, e’ infatti quello di una sostanziale ingovernabilita’ che metterebbe un freno alle riforme, quelle avviate dal Governo Monti, che hanno riportato il paese ad emettere titoli di debito con maggior credibilita’ e quindi risposta positiva dei mercati. Domani le urne chiuderanno alle 15 e ci saranno i primi exit pool. Ma per sapere come e’ andata, e quale sara’ la risposta dei mercati, bisognera’ attendere l’apertura di Piazza Affari di martedi’, quando il risultato sara’ conclamato. Poi mercoledi’ l’appuntamento con la prima emissione post elettorale: il Tesoro mandera’ in asta a fine mese Btp a 5 e 10 anni. L’attesa intanto non ha fatto certo bene alle contrattazioni.

Per Milano la settimana, appena conclusa, e’ stata d’attesa con il rosso di giovedi’ e il rimbalzo di venerdi’. Segno che, fino a quando non si scorgeranno chiari elementi di stabilita’ politica e di Governo, gli indici continueranno, evidentemente, a ‘ballare’. I timori sul voto italiano hanno ridato vigore alle tensioni sullo spread con il differenziale, tra btp e bund, che si e’ riportato ancora sopra i 290 punti superando di nuovo il cosiddetto ‘obiettivo Monti’ dei 287. Peraltro il mercato deve fare i conti con le nuove stime della Commissione europea con una crescita dimezzata (da -0,5% a -1%) anche se il deficit strutturale appare in linea (-2,1%). La ripresa e’ destinata ad allontanarsi, almeno di qualche mese, e il 2013 nella zona euro sara’ ancora un anno di recessione tanto che l’Italia vedra’ salire, anche nel 2014, la disoccupazione toccando il record del 12 per cento. Che il nostro Paese sia tornato sotto i riflettori dei mercati e degli investitori e’ chiaro. Ne e’ una dimostrazione anche l’ultimo report diffuso da Standard & Poor’s. L’agenzia di rating avverte che ”esiste il rischio che dopo le elezioni del 25 febbraio possa esserci una perdita di slancio sulle importanti riforme strutturali per migliorare le prospettive di crescita italiane”.

Un tema, quello delle riforme, su cui batte anche Bruxelles che ha raccomandato al futuro esecutivo di andare avanti evitando una perdita di slancio che potrebbe minare il rimbalzo della crescita e dei posti di lavoro. Ma al di la’ dell’Italia e’ un po’ tutta l’Europa che arranca di fronte alla crisi economica. Escludendo la Germania che resta ancorata alla sua crescita, sebbene modesta ma positiva, la Francia deve fare i conti con lo sforamento del deficit e la Spagna ha un disavanzo a doppia cifra. A questo si e’ aggiunto anche il fatto che, dopo Parigi, anche il Regno Unito ha perso la prestigiosa ‘tripla A’. Ad abbattersi su Londra e’ stata la scure di Moody’s. Un taglio, dettato da una crescita troppo debole e da rischi di esposizione elevati, che potrebbe indebolire la sterlina nei confronti di dollaro, yen ed euro. Ora, dunque, nel club dei ‘virtuosi’ nel Vecchio Continente restano solo in quattro: Olanda, Finlandia Lussemburgo e la Germania. La speranza e’ che, proprio, la locomotiva tedesca prosegua nel tenere il passo. Un segnale, in tal senso, e’ arrivato dalla l’indice Ifo (che misura la fiducia delle imprese tedesche) che, questa settimana, e’ salito ai massimi da dieci mesi. L’economia reale dell’eurozona stenta comunque a ripartire. Il presidente della Bce, Mario Draghi lo ha detto a chiare lettere al Parlamento europeo: c’e’ piu’ stabilita’ ma servono maggiori sforzi per uscire dal quadro recessivo. E crea timore, da Oltreoceano, anche il fatto che in futuro la Fed possa rinunciare a misure di stimolo monetario. Il Governatore Ben Bernanke, martedi’ sara’ in audizione alla commissione bancaria del senato americano.

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