Riflessioni sulla solennità dell’Immacolata Concezione

di Salvatore M. Perrella

L’8 dicembre di ogni anno, emblematicamente durante il percorso liturgico-spirituale dell’Avvento, ciascun credente è chiamato a guardare con ammirazione e gioia grande la Madre di Gesù. A tal riguardo, la Chiesa, nel suo rodato e cospicuo magistero, ha privilegiato connettere la via della bellezza alle “grandi cose” (cfr. Luca 1, 49a) della concezione immacolata della Madre del Redentore, splendido dono di redenzione sancito da un atto dogmatico ex cathedra di Pio IX l’8 dicembre 1854, dopo secoli di accese dispute teologiche. Alla luce della tradizione e dell’approfondimento teologico contemporaneo, i vescovi di Roma hanno anch’essi dato il loro contributo all’illustrazione del dogma del 1854. Papa Wojty?a, ad esempio, si è soffermato in modo particolare su questa verità prima nell’enciclica Redemptoris Mater del 1987 e poi nelle cinque Catechesi mariane dettate tra il maggio e il giugno del 1996.
Il dogma definito da Pio IX nel 1854 non ha introdotto una nuova verità, ma ha solo autorevolmente dichiarato e proposto quanto la Chiesa nel suo complesso ha sempre intuito e, nonostante e grazie ai dibattiti teologici, creduto circa la sublime redenzione e l’eminente santità della Madre del Santo di Dio. Anche Benedetto XVI, il Pontefice assai sensibile alle virtù teologali (fede-speranza-carità) che non devono dismettersi a motivo della egemone cultura e posizione relativistica ed edonistica del tempo e dell’uomo odierno, si è più volte soffermato sul grande mistero delle sante origini della Theotokos.
Maria Immacolata, donna di sante e durature relazioni in un contesto di fragilità e di discontinuità interrelazionale, sia a causa di una società che non facilita l’incontro e la compassione fra persone e generazioni, sia a motivo di una fede debole, stanca o farisaica, che non sa comunicare e far fluire l’amore cristiano, stimola la Chiesa e i credenti “a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto. In lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti […]. Questa dinamica di giustizia e di tenerezza, di contemplazione e di cammino verso gli altri, è ciò che fa di lei un modello ecclesiale per l’evangelizzazione” (Papa Francesco, Evangelii gaudium, 288). Il dogma dell’Immacolata Concezione declina, specialmente nel nostro tempo, l’attualità e la forza evangelizzatrice dell’opera di Dio (cfr. Luca 1, 49), che per questo si è fatto Dio-con-noi in Gesù suo Figlio, nell’amorosa determinazione e concretizzazione del suo disegno di perdono e di salvezza, incise nelle parole colme di futuro e di speranza per tutti: “Ecco io faccio nuove tutte le cose!” (Apocalisse 21, 5).

(©L’Osservatore Romano 8 dicembre 2013)