«Riconciliazione, rinnovamento, restauro: indicativo divino e imperativo umano»: è stato questo il tema del nono Congresso dei teologi dell’Asia che si è svolto a Medan, in Indonesia, dal 5 al 10 agosto

L’Osservatore Romano

(Riccardo Burigana) «Riconciliazione, rinnovamento, restauro: indicativo divino e imperativo umano»: è stato questo il tema del nono Congresso dei teologi dell’Asia che si è svolto a Medan, in Indonesia, dal 5 al 10 agosto. L’incontro fa parte di una serie che, iniziata nel 1997, raduna ogni tre anni i teologi asiatici (anche coloro che si trovano a vivere fuori dal continente) di confessioni cristiane diverse, per un confronto ecumenico su come promuovere un rinnovamento della teologia in un contesto, come quello asiatico, che vive di rapidi cambiamenti anche in campo religioso. La scelta del tema del congresso di Medan, la cui organizzazione non è stata facile dal momento che inizialmente doveva tenersi a Colombo, in Sri Lanka, ha voluto rispecchiare la volontà di proporre una riflessione su cosa i teologi devono fare oggi per contribuire a rendere sempre più visibile la presenza dei cristiani in Asia; si è così discusso del loro ruolo in rapporto alla custodia della creazione, alla difesa della vita, alla costruzione della pace e della giustizia a partire da una riflessione biblica e teologica che tenga conto delle peculiarità dell’Asia e proprio dalla lettura di queste peculiarità sappia indicare delle soluzioni ecumeniche.
Approfondire e sviluppare tra «indicativo divino e imperativo umano» è stato un modo per rispondere all’istanza, tanto diffusa tra i cristiani in Asia, che sia necessario rinnovare la teologia tenendo conto del pluralismo religioso e culturale che caratterizza il continente, dove sono anche presenti rifiuti e condanne di tale pluralismo. Per questo il congresso «non è stato un mero esercizio accademico ma un’opportunità e un’esperienza per i teologi dell’Asia per valutare insieme come favorire una ricerca sulla rilevanza del Vangelo che conduce all’essere riconciliati con Dio in Cristo e partecipare alla missione di Dio, dove l’essere nuovi in Cristo può essere una strada di rinnovamento e di restauro della creazione di Dio»: parole di Mathews George Chunakara, segretario generale della Conferenza cristiana in Asia, che è stata uno dei principali sponsor dell’incontro. Quella a Medan è stata inoltre «un’opportunità ecumenica», come ha detto padre Clarence Devadass, a nome della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia, dove coordina la riflessione teologica, rilanciando l’importanza della testimonianza ecumenica che può aiutare i teologi a lavorare sempre più insieme per la Chiesa “Una” su aspetti concreti, come la riconciliazione delle memorie e la custodia del creato.
Il convegno si è articolato in quattro relazioni tematiche, sessioni seminariali su singoli aspetti della riflessione teologica, momenti di condivisione di esperienze e di progetti, letture della Bibbia con un confronto sulla pluralità esegetica nella Chiesa; con le quattro relazioni tematiche sono state offerte delle piste di ulteriore riflessione, soprattutto in una prospettiva ecumenica, ai teologi alla luce delle tante esperienze che segnano la vita delle comunità cristiane, chiamate a convivere, come è stato detto più volte, da una parte con il desiderio di rafforzare l’annuncio della Parola di Dio e dall’altra con le difficoltà quotidiane di vivere in una società interreligiosa. Anche nelle quattro relazioni tematiche centrale è stata la riflessione sull’impegno dei cristiani nella salvaguardia del creato, come anche nei workshop dove è emerso quanto i cristiani, insieme, già operano nella denuncia dello sfruttamento del creato e nella formulazione di nuove proposte per uno stile di vita fondato sui valori cristiani. Anche nello spazio riservato al dialogo interreligioso si è parlato della salvaguardia del creato, sottolineando gli aspetti comuni alle religioni su questo aspetto; non sono mancate le voci di coloro che hanno testimoniato il clima di crescente intolleranza in tante realtà, chiedendo un maggior impegno delle religioni nella condanna di ciò.
In Indonesia si è parlato inoltre dell’ormai imminente prima assemblea ecumenica delle donne asiatiche, promossa dalla Conferenza cristiana dell’Asia, che si terrà il prossimo novembre a Taiwan; questo incontro vuole essere un’occasione per tutte le comunità cristiane di riflettere sul ruolo delle donne nella Chiesa e nella società, in Asia, nel ventunesimo secolo, per promuovere un rinnovamento che renda le comunità sempre più prossime al modello evangelico, proseguendo nella rimozione di tutte le forme di discriminazione e di emarginazione che condizionano la vita delle donne. Il congresso di Medan è stata insomma un’opportunità ecumenica per i teologi (alcuni molto giovani) per condividere ricerche e progetti così da rendere sempre più viva la testimonianza cristiana in Asia, contribuendo alla definizione di uno stile di vita fondato sui valori cristiani, finalmente rispettoso del creato.
L’Osservatore Romano, 12-13 agosto 2019