Reggio Emilia… Crisi nera: altri 273 lavoratori in cassa

di Enrico Lorenzo Tidona

REGGIO EMILIA. L’economia arranca e la ripresa occupazionale resta ancora una chimera. A testimoniare la depressione economica sono i 273 nuovi addetti entrati in cassa integrazione lo scorso giugno rispetto al mese precedente. Un dato preoccupante rilevato dalla Cgil di Reggio che lancia poi un sonoro allarme sulla cassa in deroga: «È stata rifinanziata solo parzialemente e la riforma del ministro Poletti prevede una copertura massimo di 8 mesi. Ciò significa che se non cambieranno le intenzioni, alla fine di agosto migliaia di lavoratori, perlopiù dipendenti di piccole imprese, verranno licenziati perché non ci saranno strumenti alternativi di sostegno al reddito». La riforma punterebbe a ridurre “l’assistenzialismo” di Stato, lasciando però a piedi migliaia di persone: un fatto che verrà duramente contestato con due giornate di presidio davanti a Montecitorio il 22 e il 24 luglio 2014, al quale parteciperanno anche alcuni esponenti reggiani.

Ma per evitare una nuova ondata di esuberi servono soldi contanti, versati dallo Stato centrale alla Regione Emilia-Romagna, per evitare così che una crisi economica diventi emergenza sociale. Resta infatti un solco profondo che divide in due il tessuto produttivo reggiano. Da una parte le aziende che hanno assorbito l’urto della crisi grazie ad export, innovazione e massicci investimenti. Dall’altra migliaia di realtà ancora in affanno, destinate a ricorrere ancora in maniera massiccia agli ammortizzatori nonostante i fondi per finanziarli siano agli sgoccioli.

Il nuovo colpo di coda della crisi registrato in provincia, allontana il ritorno al proprio posto di lavoro per quegli 11.500 reggiani che sono ancora a casa coperti dalla sola cassa integrazione e, quindi, a stipendio ridotto.

Ad aumentare a giugno è stato l’ammortizzatore in forma ordinaria (+493 lavoratori), utilizzato in genere da imprese che entrano nella prima fase della crisi. Diminuisce invece il ricorso alla cassa straordinaria (-163 lavoratori) anche per effetto dell’esaurimento naturale dell’ammortizzatore, utilizzato. Restano sostanzialmente stabili i contratti di solidarietà, forma intermedia di paracadute che distribuisce su tutta la platea dell’organico di un’azienda la riduzione delle commesse, che viene assorbito tramite un taglio più lineare dell’orario di lavoro. A richiedere il maggior numero di ore di cassa (ben il 62%) è l’industria: il resto è diviso in parti eque tra edilizia e commercio.

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