Ravvivare la fede

L‘icona che apre il lungo messaggio del Sinodo sulla nuova evangelizzazione è il passo di Giovanni che narra l’incontro di Gesù con la samaritana al pozzo: è immagine dell’uomo contemporaneo con un’anfora vuota, che ha sete e nostalgia di Dio, e al quale la Chiesa deve andare incontro per rendergli presente il Signore. E, come la samaritana che incontra Gesù, non può fare a meno di diventare testimone dell’annuncio di salvezza e speranza del Vangelo. Il Sinodo parla della necessità di ravvivare una fede che rischia di oscurarsi nei contesti culturali attuali, anche di fronte all’indebolimento della fede in molti battezzati. L’incontro con il Signore, che rivela Dio come amore, può avvenire solo nella Chiesa, come forma di comunità accogliente ed esperienza di comunione; da qui i cristiani ne diventano testimoni anche in altri luoghi. La Chiesa tuttavia ribadisce che per evangelizzare bisogna essere anzitutto evangelizzati e lancia un appello – a cominciare da sé stessa – alla conversione perché le debolezze dei discepoli di Gesù pesano sulla credibilità della missione.

Basilica di San Pietro, 28 ottobre:

Basilica di San Pietro, 28 ottobre: una foto bellissima con il papa Benedetto XVI e la corona dei vescovi concelebranti, segno dell’unità della Chiesa, alla chiusura del Sinodo. (foto ANSA / PERI)

Vincere la paura con la fede

Consapevoli del fatto che il Signore è la guida della storia e quindi che il male non avrà l’ultima parola, i vescovi invitano i cristiani a vincere la paura con la fede e a guardare al mondo con sereno coraggio perché, sebbene pieno di contraddizioni e di sfide, esso resta pur sempre il mondo che Dio ama. Niente pessimismo, dunque: globalizzazione, secolarizzazione e nuovi scenari della società, migrazioni, pur con la difficoltà e le sofferenze che comportano, devono essere opportunità di evangelizzazione: perché non si tratta di trovare nuove strategie come se il Vangelo fosse da diffondere come un prodotto di mercato, ma di riscoprire i modi con cui le persone si accostano a Gesù.

Il messaggio si sofferma quindi sulla famiglia come luogo naturale dell’evangelizzazione e ribadisce che va sostenuta dalla Chiesa, dalla politica e dalla società. All’interno della famiglia, si sottolinea il ruolo speciale delle donne e si ricorda la situazione dolorosa dei divorziati e risposati: pur nella riconfermata disciplina circa l’accesso ai sacramenti, si ribadisce che essi non sono abbandonati dal Signore e che la Chiesa è casa accogliente per tutti. Il messaggio cita anche la vita consacrata, testimone del senso ultraterreno dell’esistenza umana, e le parrocchie come centri di evangelizzazione; ricorda l’importanza della formazione permanente per i sacerdoti e i religiosi e invita i movimenti e le nuove realtà ecclesiali a evangelizzare restando in comunione con la Chiesa.

La nuova evangelizzazione trova un’auspicabile cooperazione con le altre Chiese e comunità ecclesiali, anch’esse mosse dallo stesso spirito di annuncio del Vangelo. Particolare attenzione viene rivolta ai giovani in una prospettiva di ascolto e dialogo per riscattare, e non mortificare, il loro entusiasmo. Poi il messaggio si sofferma sul dialogo declinato in vari modi: con la cultura, che ha bisogno di una nuova alleanza tra fede e ragione; con l’educazione; con la scienza che, quando non chiude l’uomo nel materialismo, diventa un’alleata nell’umanizzazione della vita; con l’arte, con il mondo dell’economia e del lavoro; con i malati e i sofferenti, con la politica, alla quale si chiede un impegno disinteressato e trasparente per il bene comune, con le altre religioni. In particolare, il Sinodo ribadisce che il dialogo interreligioso contribuisce alla pace, rifiuta il fondamentalismo e denuncia la violenza contro i credenti. Il messaggio ricorda le possibilità offerte dall’Anno della fede, dalla memoria del concilio Vaticano II e dal Catechismo della Chiesa cattolica. Infine indica due espressioni della vita di fede, particolarmente significative per la nuova evangelizzazione: la contemplazione, dove il silenzio permette di accogliere al meglio la parola di Dio, e il servizio ai poveri, nell’ottica di riconoscere Cristo nei loro volti.

Espressione intensa del Papa

Espressione intensa del Papa durante la messa di chiusura, il 28 ottobre.

Alle Chiese delle diverse regioni

Nell’ultima parte, il messaggio guarda alle Chiese delle diverse regioni del mondo e a ognuna di esse rivolge parole d’incoraggiamento; alle Chiese d’Oriente auspica di poter praticare la fede in condizioni di pace e di libertà religiosa; alla Chiesa d’Africa chiede di sviluppare l’evangelizzazione nell’incontro con le antiche e nuove culture, appellandosi poi ai governi perché cessino i conflitti e le violenze. I cristiani dell’America del Nord, che vivono in una cultura con molte espressioni lontane dal Vangelo, devono guardare alla conversione ed essere aperti all’accoglienza di immigrati e rifugiati. L’America latina è invitata a vivere la missione permanente per affrontare le sfide del presente come la povertà, la violenza, pure nelle nuove condizioni di pluralismo religioso. La Chiesa in Asia, anche se è una piccola minoranza, spesso posta ai margini della società e perseguitata, viene incoraggiata ed esortata alla saldezza della fede. L’Europa, segnata da una secolarizzazione anche aggressiva e ferita dai passati regimi, ha però creato una cultura umanistica capace di dare un volto alla dignità della persona e alla costruzione del bene comune; le difficoltà del presente non devono quindi abbattere i cristiani europei, ma devono essere percepite come una sfida. All’Oceania, infine, si chiede d’avvertire ancora l’impegno di predicare il Vangelo. Il messaggio si chiude con l’affidamento a Maria, stella della nuova evangelizzazione.

Vittoria Prisciandaro

vita pastorale dicembre 2012