Questa lettera è una durissima denuncia del governo del Brasile e del suo presidente per la situazione nella quale con la loro incapacità, manipolazione e inadeguatezza, hanno ridotto il paese

di: Vescovi brasiliani

 A soffrire maggiormente sono i più poveri, gli indigeni, gli emarginati, che non vedono davanti a sé nessuna speranza di cambiamento. E sono anche i più duramente colpiti dalla pandemia del coronavirus e le vittime più esposte alla crisi economica in cui versa il paese.
La lettera è firmata da 152 vescovi del Brasile, tra cui l’arcivescovo emerito di San Paolo, Dom Claudio Hummes, dall’emerito vescovo di Blumenau, Dom Angélico Sandalo Bernardino, e il vescovo di São Gabriel da Cachoeira (AM), Dom Edson Taschetto Damian, dall’arcivescovo di Belém (PA), Dom Alberto Taveira Corrêa, dal vescovo emerito di Xingu (PA), Dom Erwin Kräutler, dal vescovo ausiliare di Belo Horizonte (MG), Dom Joaquim Giovani Mol, e dall’arcivescovo di Manaus (AM) e dall’ex segretario generale della CNBB, Dom Leonardo Ulrich Steiner.

Siamo vescovi della Chiesa cattolica, di varie regioni del Brasile, in profonda comunione con papa Francesco e il suo magistero e in piena comunione con la Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile che, nell’esercizio della sua missione evangelizzatrice, si pone sempre in difesa dei piccoli, della giustizia e della pace.

Scriviamo questa Lettera al Popolo di Dio interpellati dalla gravità del momento che viviamo, sensibili al Vangelo e alla Dottrina sociale della Chiesa, come un servizio a tutti coloro che desiderano vedere superata questa fase di tante incertezze e di tanta sofferenza della gente.

Evangelizzare è la missione propria della Chiesa ereditata da Gesù. Essa è consapevole che «evangelizzare è rendere presente nel mondo il Regno di Dio» (Evangelii gaudium, 176). Siamo consapevoli che «la proposta del Vangelo non consiste solo in una relazione personale con Dio».

Neppure la nostra risposta d’amore dovrebbe intendersi come una mera somma di piccoli gesti personali nei confronti di qualche individuo bisognoso […], una serie di azioni tendenti solo a tranquillizzare la propria coscienza. La proposta è il Regno di Dio […] (Lc 4,43 e Mt 6,33)» (EG,180). Deriva da qui la comprensione che il Regno di Dio è un dono, un impegno e un obiettivo.

È in questo orizzonte che guardiamo all’attuale realtà del Brasile. Non abbiamo interessi politico-partitari, economici, ideologici o di qualsiasi altra natura. Il nostro unico interesse è il Regno di Dio, presente nella nostra storia, nella misura in cui avanziamo nella costruzione di una società strutturalmente giusta, fraterna e solidale, come una civiltà dell’amore.

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Una pericolosa impasse

Il Brasile attraversa uno dei periodi più difficili della sua storia, paragonabile a una “tempesta perfetta” che, dolorosamente, deve essere attraversata. La causa di questa tempesta è la combinazione tra una crisi sanitaria senza precedenti, un crollo sconvolgente dell’economia e la tensione che si abbatte sui fondamenti della Repubblica, dovuta in gran parte al presidente della Repubblica e ad altri settori della società, che si traduce in una profonda crisi politica e di governance.

Questo scenario di pericolose impasses che mettono alla prova il nostro paese richiede alle sue istituzioni, ai leader e alle organizzazioni civili molto più dialogo che non discorsi ideologici chiusi. Siamo chiamati a presentare proposte e patti oggettivi, al fine di superare le grandi sfide, a favore della vita, in particolare dei segmenti più vulnerabili ed esclusi, in questa società strutturalmente disuguale, ingiusta e violenta. Questa realtà non tollera indifferenza.

È dovere di coloro che si pongono a difesa della vita prendere posizione, chiaramente, in questo scenario. Le scelte politiche che ci hanno portato fin qui e la narrativa compiacente di fronte ai soprusi del governo federale, non giustificano l’inerzia e l’omissione nella lotta contro le piaghe che hanno colpito il popolo brasiliano.

Piaghe che si abbattono anche sulla Casa Comune, costantemente minacciata dall’azione senza scrupoli di deforestatori, cercatori d’oro, minatori, latifondisti e altri propugnatori di uno sviluppo che disprezza i diritti umani e quelli della madre terra. «Non possiamo pretendere di essere sani in un mondo che è malato. Le ferite provocate alla nostra madre terra sanguinano anche a noi» (Papa Francesco, Lettera al Presidente della Colombia in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, 06/05/2020).

Tutti, persone e istituzioni, saremo giudicati per le azioni od omissioni in questo momento molto serio e ricco di provocazioni. Assistiamo sistematicamente a discorsi anti-scientifici, che cercano di naturalizzare o normalizzare il flagello dei morti di Covid-19, considerandolo come il risultato del caso o del castigo divino, al caos socioeconomico che si prospetta, con la disoccupazione e la carestia che si proiettano sui prossimi mesi e a gruppi politici che mirano a mantenere il potere ad ogni costo.

Questo discorso non si basa sui principi etici e morali, né tollera di essere confrontato con la Tradizione e la Dottrina sociale della Chiesa, nella sequela di Colui che è venuto «affinché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10).

Un governo incapace

Analizzando lo scenario politico, in maniera spassionata, vediamo chiaramente l’incapacità e l’inabilità del governo federale di affrontare queste crisi. Le riforme del lavoro e della previdenza sociale, prese per migliorare la vita dei più poveri, si sono rivelate delle insidie che hanno reso ancora più precaria la vita della gente.

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È vero che il Brasile ha bisogno di misure e di riforme serie, ma non come quelle che sono state fatte, i cui risultati hanno peggiorato la vita dei poveri, degli indifesi vulnerabili, hanno liberalizzato l’uso dei pesticidi precedentemente vietato, allentato il controllo della deforestazione e, pertanto, non hanno favorito il bene comune e la pace sociale. È insostenibile un’economia che insiste sul neoliberismo, che favorisce il monopolio di piccoli gruppi potenti a spese della stragrande maggioranza della popolazione.

L’attuale sistema governativo non pone al centro la persona umana e il bene di tutti, ma la difesa intransigente degli interessi di un’«economia che uccide» (EG 53), centrata sul mercato e sul lucro a qualsiasi costo. In questo modo, conviviamo con l’incapacità e l’incompetenza del governo federale nel coordinare le sue azioni, aggravate dal fatto che si oppone alla scienza, agli stati e ai comuni, ai poteri della Repubblica; per avvicinarsi al totalitarismo e usare espedienti riprovevoli, come il sostegno e l’incoraggiamento di atti contro la democrazia, la flessibilità delle leggi sulla circolazione e l’uso delle armi da fuoco da parte della popolazione, e delle leggi del codice della strada e il ricorso alla pratica di azioni di comunicazione sospette come notizie false, che mobilitano una massa di seguaci radicali.

Anche il disprezzo per l’istruzione, la cultura, la salute e la diplomazia ci spaventa. Questo disprezzo è visibile nelle manifestazioni di rabbia per l’educazione pubblica; nell’appello a idee oscurantiste; nella scelta dell’educazione come nemica; nei successivi e grossolani errori nella scelta dei ministri dell’educazione e dell’ambiente e del segretario alla cultura; nell’ignoranza e nel disprezzo dei processi pedagogici e di importanti pensatori del Brasile; con l’avversione verso la coscienza critica e la libertà di pensiero e di stampa; nella squalifica delle relazioni diplomatiche con diversi paesi; nell’indifferenza per il fatto che il Brasile occupa uno dei primi posti nel numero di contagiati e morti per la pandemia, senza nemmeno avere un ministro titolare del Ministero della Salute; nella inutile tensione con gli altri enti della Repubblica nel coordinare la lotta alla pandemia; nella mancanza di sensibilità verso i familiari delle persone uccise dal nuovo coronavirus e per gli operatori sanitari, che si ammalano negli sforzi di salvare delle vite.

Sul fronte economico, il ministro dell’economia disprezza i piccoli imprenditori, responsabili della maggior parte dei posti di lavoro nel paese, privilegiando solo grandi gruppi economici, concentratori di reddito e i gruppi finanziari che non producono nulla. La recessione che ci minaccia può provocare un numero di disoccupati superiore ai 20 milioni di brasiliani.

C’è una brutale discontinuità nella destinazione delle risorse per le politiche pubbliche nel campo dell’alimentazione, dell’istruzione, delle abitazioni, della produzione di reddito.

Chiudendo gli occhi sugli appelli di organismi nazionali e internazionali, il governo federale dimostra omissione, apatia e rifiuto dei più poveri e vulnerabili della società, chiunque siano: le comunità indigene, quilombole, rivierasche, le popolazioni delle periferie urbane, delle case popolari e le persone che vivono a migliaia per strada in tutto il Brasile.

Questi sono i più duramente colpiti dalla nuova pandemia di coronavirus e, purtroppo, non intravedono alcuna misura efficace che li induca a sperare di superare le crisi sanitarie ed economiche loro crudelmente imposte.

Il Presidente della Repubblica, pochi giorni fa, nel Piano di emergenza per far fronte al Covid-19, approvato nella legislatura federale, con la scusa che non vi erano previsioni di bilancio, tra gli altri punti ha vietato l’accesso all’acqua potabile, il materiale igienico, l’offerta di letti ospedalieri e di terapia intensiva, ventilatori e macchine per l’ossigenazione del sangue, nei territori indigeni, quilomboli e comunità tradizionali (cf. Presidenza CNBB, Lettera aperta al Congresso Nazionale, 13/07/2020).

Manipolata anche la religione

Perfino la religione è usata per manipolare sentimenti e credenze, provocare divisioni, diffondere l’odio, creare tensioni tra le Chiese e i loro leader. Va sottolineato quanto sia dannosa qualsiasi associazione tra religione e potere nello stato laico, in particolare l’associazione tra gruppi religiosi fondamentalisti e il mantenimento del potere autoritario. Come non essere indignati per l’uso del nome di Dio e della sua santa Parola, mescolati con discorsi e atteggiamenti pregiudiziali, che incitano all’odio, anziché predicare l’amore, per legittimare pratiche incompatibili con il Regno di Dio e la sua giustizia?

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Il momento è quello dell’unità nel rispetto della pluralità! Per questo motivo, proponiamo un ampio dialogo nazionale che coinvolga umanisti, persone impegnate nella democrazia, movimenti sociali, uomini e donne di buona volontà, in modo da ripristinare il rispetto della Costituzione federale e lo Stato democratico di diritto, con l’etica in politica, la trasparenza delle informazioni e delle spese pubbliche, un’economia che mira al bene comune, con la giustizia socio-ambientale, con «terra, tetto e lavoro», con la gioia e protezione della famiglia, con un’istruzione e una salute integrali e di qualità per tutti.

Siamo impegnati nel recente Patto per la vita e per il Brasile, da parte della CNBB e di organismi della società civile brasiliana, e in sintonia con papa Francesco, che invita l’umanità a pensare un nuovo Patto Educativo Globale e la nuova Economia di Francesco e Chiara, oltre a unirci ai movimenti ecclesiali e popolari che cercano alternative nuove e urgenti per il Brasile.

In questo tempo di pandemia che ci costringe al distanziamento sociale e ci insegna una “nuova normalità”, stiamo riscoprendo le nostre case e famiglie come nostra Chiesa domestica, uno spazio di incontro con Dio e con i fratelli e le sorelle. È soprattutto in questo ambiente che deve brillare la luce del Vangelo, che ci fa capire che questo non è il tempo per l’indifferenza, gli egoismi, le divisioni o per la dimenticanza (cf. Papa Francesco, Messaggio Urbi et Orbi, 04/12/20) .

Svegliamoci perciò dal sonno che ci immobilizza e ci rende semplici spettatori della realtà di migliaia di morti e della violenza che ci affligge. Con l’apostolo san Paolo, avvertiamo che «la notte è avanzata e il giorno è vicino; perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce» (Rm 13,12).

«Il Signore ti benedica e ti custodisca. Faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda la pace!» (Nm 6,24-26).

settimananews