Nel periodo che prepara alla Pasqua i vescovi italiani scrivono alle diocesi e invitano ad aprire i cuori a Gesù, col digiuno – non solo dal cibo –, la preghiera, la carità. E l’accoglienza verso tutti i diseredati
DI PAOLO PITTALUGA – avvenire 10/3/2010
Nel tempo forte di Quaresima i vescovi italiani, nei messaggi alle diocesi, invitano le comunità a rinnovare i cuori. Che significa anche aprirsi agli altri – ai più deboli e sofferenti, ai disoccupati, a chi fatica ad arrivare a fine mese, ai senza tetto e agli stranieri – sull’esempio di quello che ha fatto Gesù per l’intera umanità.
Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine , osserva come non sia il caso di sprecare i 40 giorni della Quaresima nella solita routine ma esorta a viverli come tempo favorevole in cui cercare delle «novità interiori», rinnovando il proprio cuore. Innanzitutto aprendolo «per mo- strare a Dio e a noi stessi – scrive il presule – ciò che vi abbiamo accumulato dentro». E poi invocando il perdono che rende uomini con un cuore nuovo. La forza per far ciò va cercata nel digiuno: dal cibo, degli occhi – il distacco dalle immagini inutili –; degli orecchi – per entrare in contatto col nostro cuore – e dagli istinti sessuali. E proprio entrando nel cuore sarà possibili iniziare la preghiera. Infine l’ultimo invito di Mazzocato: quello di aprire il cuore ai fratelli, con l’elemosina, superando gli egoismi.
La Quaresima, per molti, è vissuta da anni come ripetitività. Eppure – scrive Delio Lucarelli, vescovo di Rieti è una ripetitività sempre nuova. Infatti, nota il presule, pur vivendo in una società complessa come l’attuale, «dobbiamo conservare un sano distacco da ciò che ci viene sottoposto perché non lo accettiamo senza senso critico, senza giudizio». Il metro di giudizio di noi credenti, conclude il vescovo laziale, «è la Parola di Dio che ci richiama continuamente a scegliere le cose che contano: il primato dello Spirito, che non è disprezzo della materia, ma consapevolezza di una gerarchia di valori più importanti».
Vivere la Quaresima, che in questo mondo «pieno di rumori» corre il rischio di passare inosservata, è un cammino che deve sfociare nelle opere, rafforzando il nostro animo e testimoniando agli altri l’amore di Gesù. Lo scrive Mauro Parmeggiani, vescovo di Tivoli che invita a concentrarsi sulla preghiera e sul digiuno. Non solo «l’astensione dalle carni», ma anche dal fumo, dall’alcol, dalle droghe, dalla sessualità senza regole, da internet e dal telefonino. E poi sulla carità che «dovrà essere risposta di amore a colui che ci ha amato per primo» (sostenendo le opere della Caritas in diocesi) ma anche l’andare «a visitare i soli, gli anziani, i malati». Senza trascurare che in Quaresima si dovrà avvicinare i giovani al Signore.
«La Quaresima è un tempo fecondo per vivere integralmente la carità». È il convincimento di Antonio Napoletano, vescovo di
Sessa Aurunca , che ricorda come se «non si opera per amore, la superficialità, l’abitudine, la pigrizia, il torpore possono prendere il sopravvento». E qua è fondamentale la carità, «necessaria per creare l’unione delle persone e la condivisione dei beni». «È giunto il tempo – conclude il presule – in cui le nostre comunità parrocchiali costituiscano un fondo di solidarietà per andare incontro a quelle persone alle quali sono negati i beni necessari per una carità dignitosa». «La Quaresima è tempo di ascesi, di vigilanza e di preghiera nella certezza della fede nel Dio fedele il quale non permetterà che siate tentati oltre le vostre forza, ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscita e la forza per sopportarla». Lo scrive Vincenzo Bertolone, vescovo di Cassano all’Jonio , nel messaggio che invita ad un cambiamento interiore. Dando spazio alla preghiera e alla meditazione, promuovendo la carità, vivendo con maggiore intensità la Confessione. Infine il presule calabrese esorta i parroci a compiere la visita e la benedizione alle famiglie, «a far sorgere, dove non esista, la Caritas parrocchiale» e ad adoperarsi perché sia sostenuta con generosità la colletta della V domenica di Quaresima per i poveri.
(Ha collaborato A. Rungi)