Pyeongchang. Al via le Paralimpiadi invernali

La cerimonia inaugurale delle Paralimpiadi invernali (foto Lapresse)

La cerimonia inaugurale delle Paralimpiadi invernali (foto Lapresse)

«Lo sport paralimpico è oggi più forte che mai: non solo cambia le vite degli atleti, ma cambia anche il mondo. Nei prossimi giorni farete vedere lo spettacolo più bello al mondo, le vostre opere saranno raccontate per anni». Queste le parole con le quali il presidente del Comitato paralimpico internazionale, Andrew Parsons, ha salutato gli atleti dei XII Giochi paralimpici invernali di Pyeongchang 2018. Venerdì la cerimonia di apertura è stato uno spettacolo di luci e di suoni: hanno sfilato sorridenti le centinaia di atleti presenti in rappresentanza di 49 nazioni: sono 570, numeri che fanno di quella sudcoreana l’edizione più grande di sempre per quanto riguarda le Paralimpiadi invernali. Ha sfilato anche l’Italia, dietro al portabandiera Planker, con i suoi 26 atleti, molti dei quali al debutto assoluto a una Paralimpiade: largo ai giovani, chiamati da oggi a riscattare il deludente risultato dell’edizione di Soci 2014. Squadra azzurra tutta al maschile: nella difficoltà generale del movimento invernale, hanno avuto la meglio le scelte tecniche, con nessuna atleta davvero competitiva.

E le Paralimpiadi si sono tinte subito di azzurro. Nella discesa libera di sci alpino Giacomo Bertagnolli e Fabrizio Casal hanno infatti ottenuto la medaglia di bronzo nella categoria visually impaired. I due sciatori trentini hanno chiuso al terzo posto dietro al grande favorito della gara, il canadese Macroux, oro, e lo slovacco Krako, argento. «Meglio di così non poteva andare – ha dichiarato Bertagnolli – sapevamo che potevamo fare bene ma non speravamo in un risultato così importante. Ora speriamo di migliorare questa medaglia, daremo il massimo». «Siamo stati fortunati -ha detto Casal- non sentivamo la pressione addosso, forse paradossalmente la sentiremo più adesso. Questa medaglia ci dà la carica per affrontare le altre gare che ci attendono».

da Avvenire