Presentato alla mostra del Cinema di Venezia il videocatechismo all’interno della piattaforma digitale «LearninGod»

cq5dam.thumbnail.cropped.500.281.jpeg

Osservatore

«La parola è divenuta elemento di connessione»; a maggior ragione, «la parola di fede» risulta capace di «connettere persone e luoghi per una produzione che intende presentare il contenuto della fede». È uno dei passaggi dell’intervento che il gesuita Antonio Spadaro, direttore de «La Civiltà Cattolica», ha tenuto durante la presentazione della piattaforma digitale «LearninGod», al cui interno si trova il videocatechismo della Chiesa cattolica. L’incontro è avvenuto giovedì 10 settembre, nella prestigiosa cornice della 77ª mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, nello spazio della fondazione Ente dello spettacolo.

Analizzando attraverso cinque “ambizioni” e cinque “sfide” la piattaforma — che offre contenuti religiosi e artistici ispirati al messaggio del sacro, come appunto il film di Gjon Kolndrekaj sul Catechismo (ben 25 ore suddivise in 46 episodi) — padre Spadaro ha sottolineato come “la parola” sia un «elemento di connessione tra persone, lingue e sensibilità differenti». In pratica, la parola «diventa opera. E questa a sua volta connette le persone che la vedranno». Ciò è fondamentale, ha aggiunto, perché in un mondo di parole «la Parola della fede cattolica, cioè universale, è capace di connettere persone, lingue, culture e competenze. Questa è stata la sfida di chi l’ha realizzata».

L’opera presentata, ha spiegato il gesuita, ha la grande ambizione di «tradurre le parole in immagini». Non si tratta di un’operazione scontata né ovvia. «La Parola nel cristianesimo — ha sottolineato — si è fatta carne, cioè si è fatta visibile». Uno dei gravi problemi della fede, secondo Papa Francesco, consiste proprio «nel fatto che non possiamo “immaginare” le verità che crediamo: ci mancano immagini potenti». Questo, ha fatto notare Spadaro, è uno dei motivi per cui Bergoglio ama la pietà popolare: «È una riserva aurifera di figure forti e ben innestate nell’immaginario collettivo di un popolo. È questa capacità immaginifica che, a volte, rischia di essere mortificata dall’austerità o dalla eccessiva verbosità del concetto astratto». In effetti, «la riprova del legame che Francesco avverte tra opera d’arte e visione della vita» si trova nella sua intervista del 2013 a «La Civiltà Cattolica», che il gesuita ha citato durante la presentazione. In essa il Pontefice sottolinea «con forza che le forme di espressione della verità possono essere varie e difformi, e che anzi l’uomo col tempo cambia il modo di percepire se stesso». Per esprimere il concetto egli ha preferito «non ricorrere a riflessioni sofisticate sul cambio antropologico, ma dire, più semplicemente e direttamente, che una cosa è l’immagine ellenistica di uomo che ha prodotto la Nike di Samotracia, altra è quella che trova la sua forma nelle tele del Caravaggio, e altra ancora è quella del surrealismo di Dalí».

Un’altra ambizione del videocatechismo, ha evidenziato padre Spadaro, è quella «di narrare storie». In pratica, l’opera «traduce la parola in immagini visibili che sono pezzi di vita e di storie». Ciò significa, ha spiegato il religioso, che «la fede non è una ideologia, non è una astrazione. Il vedere ci aiuta a capire che si tratta di vita, non di una teoria perfetta quanto astratta». Ancora, il videocatechismo ha tra gli obiettivi quello di «dare valore alla parola. La parola resta valida se rimane densa. Altrimenti si sfibra, si logora». A questo proposito padre Spadaro ha ricordato la preoccupazione di Jorge Mario Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires, che nel 1999, rivolgendosi all’associazione cristiana degli imprenditori, parlò di un «processo di svilimento delle parole: parole senza peso proprio, che non si fanno carne. Parole che si svuotano dei propri contenuti; a quel punto Cristo non si manifesta più come persona, bensì come idea. Si produce un’inflazione di parole. La nostra è una cultura nominalista. La parola ha perso il proprio peso, è vacua. Le manca sostegno, è priva della “scintilla” che la rende viva e che consiste proprio nel silenzio».

L’ultima ambizione del videocatechismo, per Spadaro, è quella di «garantire il passaggio forte dalla parola scritta al digitale». E qui il gesuita si è richiamato a quanto scritto da Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni del 2019. Il Pontefice sottolineava come non esistano più i «mezzi di comunicazione» intesi come strumenti, ma ci sia un «ambiente» reale (e non virtuale) creato dalla rete. «Si tratta — ha aggiunto il religioso — di un ambiente non separato ma integrato con la nostra vita quotidiana». Per questo, l’obiettivo del videocatechismo è proprio quello di «inserire il discorso della fede all’interno dell’ambiente digitale in streaming, tramite app e anche in una versione portatile attraverso un dispositivo digitale simile a un tablet». Questa, ha fatto notare, «non è una sfida da poco. Per molti ancora la parola condivisa in rete è una parola superficiale e sfibrata. L’apparizione del sacro in rete appare come non-permanente». Infatti, il sacro «appare sullo stesso dispositivo nel quale si leggono le email o ci si intrattiene con un videogame». Eppure, è proprio «l’interattività della rete che appare la sfida principale per una interiorità da vivere in questo tempo».

All’incontro è intervenuto anche il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, il quale ha sottolineato che «il Catechismo ci aiuta a indicare nella fede, nella preghiera, nella celebrazione qualcosa che va al di là dell’uomo, ma rispetta profondamente la coscienza di ogni uomo. E credo — ha aggiunto — che questo, veicolato nelle immagini, nei suoni, nelle musiche, nelle bellissime inquadrature del videocatechismo sia qualcosa di importante che diventa un annuncio di fede».

Nel video i testi del Catechismo sono stati letti in 37 lingue da oltre 3.000 lettori di ogni estrazione sociale. Milleduecento attori in costume hanno ricostruito in fiction scene del Vecchio e del Nuovo Testamento. Nella piattaforma sono state inserite tutte le opere del regista Kolndrekaj, di origini kossovare. parente di madre Teresa di Calcutta. Tra le sue realizzazioni: Matteo Ricci. Un gesuita nel regno del dragoMadre Teresa. Una bambina di nome Gonxhe e Viaggio nei luoghi del sacro, serie ideata in occasione del Giubileo del 2000. Il videocatechismo è stato realizzato da CrossInMedia, con il patrocinio del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione, su testi della Libreria Editrice vaticana. Un’opera unica, che ha richiesto 5 anni di lavorazione e la partecipazione di 60 mila persone in 70 Paesi del mondo.