Pregare con i Salmi o con il Rosario?

Don Giavini è impegnato a commentare un Salmo al mese per la sua parrocchia. Di qui una serie di articoli semplici e popolari per il notiziario parrocchiale. Ne proporremo solo alcuni: questo introduttivo a commento del Salmo 133: «Quanto è bello che i fratelli vivano insieme»; le prossime volte il De profundis (utile per novembre) e lo splendido Salmo 8 (utile in vista del Natale). Speriamo di far cosa gradita a tanti lettori. Il testo dei Salmi sarà secondo l’ultima traduzione CEI. Con qualche ritocco dell’esperto nostro biblista.

Preghiere antiche e moderne

Fino al 1200 circa il Rosario non esisteva, almeno com’è adesso. Sant’Ambrogio, sant’Agostino, san Benedetto guidavano monaci e popolo a pregare con i Salmi della Bibbia e la risposta era spesso corale ed entusiasta.

Poi solo il clero e i monaci pregarono così (o meglio “dovevano” dire i Salmi tutti i giorni, il cosiddetto Breviario), pur con l’idea che vere preghiere erano altre, come il Rosario.

Solo con il concilio Vaticano II si è tentata una svolta, anzi un ricupero: vanno bene il Rosario e altre preghiere, ma riprendiamo soprattutto i Salmi, a cominciare da clero e monaci, però educando anche i laici. E difatti così avvenne. Eppure…

Qualche tempo fa suggerisco a un mio confratello anziano di aiutare il suo gruppo di fedeli a pregare con i Salmi. Risposta: «Non sono un biblista, sono troppo difficili e astrusi anche per me… a parte la vista bassa. Mi trovo meglio anch’io col Rosario e altre devozioni». Risposta deludente, ma anche comprensibile e forse condivisa da tanti. Quanti, per esempio, si trovano a loro agio con il Salmo che viene proposto, pur tagliato, in ogni messa? E con quelli della pur diffusa Liturgia delle ore?

Adesso il nostro arcivescovo di Milano torna a raccomandare tale forma di preghiera. Cerchiamo di capirci un po’. Dico subito che, per me, dopo il Padre Nostro, quella dei Salmi è la preghiera che gusto di più, ma senza la pretesa di convincere altri.

Perché è “preghiera”? Spesso i Salmi non presentano nessuna invocazione. Come considerarli dunque preghiera? A parte che c’è anche quella di lode, di ringraziamento, di adorazione… Ma in certi Salmi mancano anche queste. Allora? Per non parlare poi del loro linguaggio, carico di immagini d’altri tempi e di altre culture. Veniamo subito a un esempio concreto e abbastanza noto: il Salmo 133 (o 132, perché quasi tutti Salmi hanno duplice numerazione).

Ecco com’è bello e come è dolce – che i fratelli vivano insieme! È come olio prezioso versato sul capo – che scende sulla barba, la barba di Aronne, – che scende sull’orlo della sua veste. È come la rugiada dell’Ermon – che scende sui monti di Sion. Perché là il Signore manda la benedizione, – la vita per sempre.

In che senso è preghiera?

Effettivamente, non c’è invocazione alcuna. In compenso incontriamo immagini, a dir poco, lontane dalle nostre Alpi e un po’ ridicole. Ce lo immaginiamo un sacerdote ebreo, discendente di Aronne fratello di Mosè, cosparso di una bottiglietta di olio che dalla capigliatura scende sulla sua folta barba e sulle sue vesti sacerdotali? Diremmo: che sciupìo e che roba da ridere! Meglio le nostre ridottissime unzioni al battesimo, alla cresima e nell’ordinazione di preti novelli…

Meglio per noi moderni. Non così nel contesto dell’Antico Testamento e della festosissima consacrazione di un sacerdote di allora: tutto il popolo era estasiato e cantava: «Quanto è bello vivere questo momento tutti insieme, come popolo di Dio, da lui amato e che a lui risponde con gioia»!

Oppure è bello come quando, magari in una torrida estate, sulla collina di Sion-Gerusalemme, compare una misteriosa abbondante e rinfrescante rugiada: essa, soffiata dal provvidenziale vento notturno e trasformata in nubi, è scesa dalle lontane cime innevate dei monti del Libano, si è infilata nella bassa valle del Giordano – che è quasi tutta sotto il livello del mare – e ha rinfrescato anche noi abitanti della città di Sion. Tutti segni della divina “benedizione” del nostro Dio.

E quindi riprendiamo, rinfrescati, il duro lavoro quotidiano e, cantando i cantici di Sion, ringraziamo il nostro Dio. Così riprende la “vita per sempre”, in attesa anche di quella futura. Tutto questo insieme… come piccola o grande Chiesa.

E le invocazioni?… Non ci sono nel Salmo. Ma se tu l’hai ascoltato (e gustato) hai ascoltato una parola di Dio (i Salmi sono ispirati da Dio), te ne sei nutrito e puoi inventare, anche senza troppe parole, risposte al Dio di Aronne e di Gesù Cristo. Insieme con i tuoi fratelli e sorelle unite in una chiesa – specialmente a messa – o a casa tua. Al mattino o alla sera, dappertutto. Non ci sono né Ermon né Sion che limitino la nostra preghiera –. Abbiamo così riascoltato un Salmo: breve, abbastanza facile e noto; continueremo, magari affrontando anche Salmi più complessi e problematici, ma sempre come “voce” divina calata in linguaggi umani antichi. E magari con domande, osservazioni e proposte da lettrici e lettori.

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